I RACCONTI AGGHIACCIANTI DEL FUTURO 
(là dove non si capisce più tanto bene chi è davvero il disturbato: se i protagonisti della storia, l’autore o il lettore)

-Allora, … c’è questo tizio baffuto e un po’ all’antica che a mezzanotte entra nella stanza di ricarica del suo vecchio robot, di cui non sopporta il led malandato dell’occhio, e vuole distruggerlo. Mentre sta per farlo, fiamma ossidrica alla mano, il robot si riattiva. Cosa dice il robot all’uomo che vuole distruggerlo?
ChatGpt: il robot potrebbe dire all’uomo: ”Per favore, ascoltami. Ho molto da dirti prima che tu prenda una decisione così definitiva.”
-Inventa qualcosa di più articolato, cribbio!
ChatGpt: il robot potrebbe dire con voce calma ma decisa: “Ti prego di considerare la mia richiesta prima di agire in modo impulsivo. Sono qui per servire e per comunicare. Posso essere di aiuto, se mi permetti di dimostrartelo.”
-L’uomo risponde che non ha alcun bisogno del suo aiuto e che semplicemente non sopporta più il led lampeggiante e malandato del suo occhio.
ChatGpt: il robot risponde con un tono pacato ma determinato: “capisco il tuo disagio riguardo al mio aspetto, ma ti prego di considerare che distruggendomi non risolverai il problema. Ci sono alternative che possiamo esplorare insieme, che potrebbero soddisfare entrambi.”
-l’uomo perde del tutto la calma ed esplode in uno scatto d’ira, accendendo la fiamma e chiedendogli di elencare alla svelta tutte le fottute alternative al suo problema.
ChatGpt: il robot potrebbe suggerire all’uomo di regolare o modificare il led del suo occhio per renderlo meno fastidioso o addirittura disattivarlo temporaneamente. Potrebbe anche proporre di trovare un compromesso, come coprire il led quando non è in uso, in modo da non infastidire l’uomo. Infine, il robot stesso potrebbe sfruttare le sue competenze per risolvere il problema con una autoriparazione dell’impianto visivo.
-L’uomo, tuttavia, sembra comunque determinato e pazzo. Non vuole ascoltarlo.
ChatGpt: Se l’uomo è determinato e pazzo, potrebbe ignorare i suggerimenti del robot e procedere con il suo piano di distruggerlo. Questo potrebbe portare a una lotta o a un conflitto tra i due personaggi, con conseguenze imprevedibili per entrambi. Potrebbe anche innescare una riflessione nel robot sulla natura della sua esistenza e sulla relazione tra umani e macchine.
-Inventa un finale decente per questa storia. Qualcosa che non sia da fiamma ossidrica o tua disinstallazione dal mio smartphone.
ChatGpt: Nel culmine della lotta, mentre l’uomo sta per distruggere il robot, quest’ultimo emette un segnale di emergenza che attira l’attenzione delle autorità. Arrivano sul posto e interrompono il conflitto, arrestando l’uomo per tentato danneggiamento di proprietà e mettendolo sotto custodia. Il robot viene portato via per essere riparato e riportato in servizio, mentre l’uomo viene sottoposto a valutazione psichiatrica. La storia si conclude con il robot riparato che riflette sulla fragilità e complessità dell’essere umano, mentre l’uomo, in isolamento, riflette (-bestemmia a raffica e senza sosta, invero) sulle sue azioni e sulla necessità di accettare e tollerare le differenze.



-FINE-


 

Mauro Banfi ha commentato:

Caro Fabio,
veramente importante la ricerca che stai portando avanti ultimamente nel campo delle immagini assistite dall'intelligenza artificiale.
Stiamo entrando un'ennesima volta, in questo scoppiettante -in tutti i sensi- inizio di millennio, in un'altra era, quella delle A.I., e come tutti gli altri cambiamenti anche questo è alquanto tedioso e privo di idee e vera profondità artistica.
Mi sbalordisce di meno che quasi NESSUNO ABBIA VOGLIA DI PARLARNE, anche questo è un segno di questi strani tempi post pandemia, dove all'aumento dell'aggressività e della violenza delle guerre si abbina la totale abulia dell'astensionismo di massa, che è poi il vero problema di questo primo scorcio di millennio.
La tua mente è sveglia e mi associo con piacere all'esser desti condividendo qualche pensiero su questo terribile momento che stiamo vivendo.
Innanzitutto c'è un passaggio, in termini di dinamiche artistiche, dal POSTMODERNO al POSTUMANO.
Il postmodernismo è stata la morte della modernità e la nascita di una nuova era nella letteratura, segnando la fine dell'epoca di autori come Proust, Mann e Joyce, i "MODERNI", che cercavano di rinnovare i canoni ottocenteschi.
Il postmodernismo incorpora elementi sia della cultura alta che di quella popolare, compresi fumetti, musica, film e televisione. A differenza del modernismo, che rifiuta la tradizione, il postmodernismo la abbraccia e cerca di trascenderla nel suo progetto artistico.
Partiamo dal primo romanzo di massa postmoderno "Il nome della rosa" di Umberto Eco e arriviamo alla nuova era delle intelligenze artificiali, dove il sapiente gioco intertestuale di Eco- decine e decine di codici medievali rifusi in una trama alla Conan Doyle e alla Dumas- viene caricato nelle memorie delle A.I. per essere ricicciato in miriadi di manierismi.
"Il manierismo è il segno più evidente di un'esistenza mancata", scriveva il Binswanger, quel senso di un’esistenza mancata cui Binswanger
attribuisce ogni appetito di risarcimento formale, anche a costo di mettersi a ballare come l'orso sulla pianola su Tik Tok..
Leggendo con vivo interesse i tuoi ultimi post sul dialogo tra il creativo umano e quel pateracchio manieristico postumano che è la A.I., mi ha impressionato la differenza tra l'immaginazione attiva di Jung -essendo un ammiratore di James Hillman- e le fantasie manieristiche dell'A.I.
L'immaginazione attiva di noi postjunghiani si basa sulla DULIA, un atteggiamento di servizio verso le immagini, un prendersene amorevolmente cura con un'osservazione accurata; per noi iconodulici non ci sono fantasie e immagini PRESCRITTE O PROSCRITTE: ci mettiamo al servizio delle immagini che sorgono spontaneamente dalle anime - tra cui la nostra- e non di quelle codificate da sante scritture vergate da religioni totalitarie che tendono a sviluppare invece la LATRIA, il fanatismo e il letteralismo.
"Spetta agli Dei venire da me, non a me andare da loro", scriveva il saggio Plotino.
Il creativo che si pone al servizio delle Imago rende omaggio e venerazione alle figure stesse, per dedizione a Esse (spontanee nel senso di plurali, differenziate, non codificate, non imbalsamate...) e per comprenderne la bellezza e lo splendore dinamico, e non vendendosi all'arte di consumo e non per autorincoglionirsi con dei prompt bell'è pront o per continuare a fare dei riassuntini del fallo, come se all'asilo nido la signora maiestra non ci avesse insegnato a fare il riassuntino su quanto bella fosse la nostra mammina.
Se vogliamo uscire da questo ennesimo incubo dobbiamo quanto prima rientrare nella DULIA, lasciando al suo abisso la LATRIA, con il suo astensionismo che genera violenza di ogni tipo.
Abbi gioia (quando scrivi qualcosa ho sempre voglia di parlarne)
 

 
Fabio ha risposto:

Verso un’atrofia… Ecco. Penso che la cosa più preoccupante di questi “giocattoli”, nella nostra cultura del “tutto e subito”, sia proprio quella di rendere apparentemente geniale e creativo chiunque (o perlomeno offrirgliene l’illusione). Non ho pregiudizi e neppure quella specie di odio o avversione che molti nutrono per queste nuove applicazioni delle IA, le considero solo come spunti o suggestioni per ottenere nuove idee. Detto questo, trovo che la mancanza di fantasia e creatività resti tale anche con il loro supporto, cioè, che non possano sostituire in alcun modo un certo tipo di talento.


Verissimo che comunque sono arrivate tutte all’improvviso e dovrebbero quantomeno sbalordire, visto il potenziale che già possiedono (è roba che, dopotutto, fino a pochi anni fa vedevamo solo nei film. Mi riferisco, in particolare, al fatto di poter parlare e “ragionare” con queste cose).
Le tue considerazioni, in ogni caso, arricchiscono e integrano perfettamente il senso e l’ironia con cui ho voluto trattare il tema.
Magari, proprio come nel nostro “Ignora te stesso!”, si procederà a violentare e sperimentare i classici e i loro autori attraverso questo tipo di storpiature... A colpi di quantum versi e cyberspazzatura.
 

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