sabato 2 novembre 2013

Mutazione grigia



Indistinte formazioni di cristalli e scintille dorate cascavano dalle scie di condensa lasciate dai volantor nello spazio aereo sopra la sua testa.
Stava sviluppando una dipendenza psicotica alle distorsioni create dalla sua compagna, e queste spesso erano luci, suoni, strisce di colore lasciate dalle silhouette dei passanti. 
Le mise un braccio attorno al collo mentre attraversavano quel fiume umano e poi, barcollando un po’, la tirò a sé per un bacio.
Un maldestro e vigoroso bacio sulla guancia, con tanto di schiocco.
"Anzi, no…" disse. "Non è abbastanza."
E la fermò in mezzo alla banchina per un vero, appassionato incontro di labbra.
Uno discreto spazio di sdegno, indifferenza e disgusto si aprì attorno a loro mentre si tenevano entrambi saldamente legati con un intreccio di mani dietro alla nuca.
La lucentezza della pelle di lei, infatti, non lasciava dubbi sulla sua origine artificiale.
"Androidi…" bisbigliò con disprezzo una donna mezza calva e tracagnotta che aveva rallentato appena appena il suo incedere claudicante per osservare meglio la scena.
"Come fai?" disse lui. "Puoi cercare di spiegarmelo semplicemente, almeno una volta?"
"No." rispose lei con un sorriso. "Non semplicemente. E lo sai. Per cui goditi il momento e basta!"
Del resto non c’era modo di far fronte all’impreparazione di Evains riguardo a parecchie cose; figurarsi le complesse e articolatissime scienze della cibernetica e ingegneria biomeccanica.
"Quello che ti ho detto è abbastanza." riprese Mirsha. "Con determinate  frequenze, trasmissioni d’ impulsi neuro corticali ed emissioni di onde elettromagnetiche posso interferire con l’impianto che ti ho praticato nel lobo temporale destro. Tutto qui!"
"Ed è già un casino da capire!…" commentò Evains.  "Comunque anche una gran cosa, questo lasciarsi trasportare dallo stato di euforia e distacco che riesci a generare; il potersi tuffare in questo incubo di carne, cemento e metallo e riuscire in gran parte a occultarlo con le tue sinfonie di colore."


Nel vicolo che dava accesso all’ albergo occupato c’era un uomo seminudo che arrancava in mezzo alle immondizie.
Lo videro alzarsi, aggrappandosi al nero mattonato vecchio di due secoli dell’edificio e procedere a stento in quella maniera; appoggiato alla parete, con le gambe tremanti e piegate come quelle di un agnellino.
Sembrava impaurito, in grave stato confusionale.
"Stai qui!" disse Mirsha, appoggiando una mano sul petto del suo compagno. "Lo avvicino io; così vedo che diavolo gli prende, se può rappresentare una minaccia."
L’atrio d’ingresso alla scalinata che conduceva alla loro stanza era a pochi passi da lui.
"Possiamo fare qualcosa per aiutarla?" alzò la voce Mirsha.
Ma l’uomo nel voltarsi perse l’equilibrio e cadde a terra con una dolorosa schienata.
"Auuuuuuh!" gridò Evains, portandosi le mani ai radi capelli biondo platino, poi si precipitò lì, adesso certo di non correre alcun pericolo.
"Guarda!…" disse.
L’uomo stava fissando il vuoto, con gli occhi sbarrati e un’ abbondante salivazione ai lati della bocca, le mani che grattavano come rastrelli impazziti l’asfalto.
"…Forse sta per avere una sincope."
Mirsha si avvicinò ulteriormente, incuriosita da una sua veloce e preliminare  scansione retinica del soggetto, poi aprì la mano destra e dopo aver teso il braccio percorse il corpo dell’individuo in tutta la sua lunghezza; dalla testa ai piedi, tenendo il palmo a una distanza di circa mezzo metro.
"Buono! Buono!" disse "Non voglio farti del male."
"Vuoi che lo tenga fermo?" chiese Evains, vedendo che quello sgomitava nel tentativo d’indietreggiare.
"No, lascia stare!" rispose Mirsha. Poi si guardò attorno e in alto, per verificare se dalla sopraelevata o i caseggiati nelle vicinanze qualcun’ altro stava osservando la scena. "Dobbiamo portarlo su, da noi. Adesso!"
"Cooosa?"
"Hai capito bene. Voglio comprendere. La scansione mi dice che non è del tutto umano e non trovo i suoi codici di registrazione nella rete."
"Androide?" fece Evains.
"Neanche."
Detto questo, Mirsha lo afferrò al polso e lo sollevò da terra per caricarselo sulle spalle.
Un gesto veloce e forte, ma calcolato per non arrecare danni o ferite.
"Hehiiiii! Vacci piano!…" gridò Evains, notando che adesso l’uomo era davvero svenuto.


La stanza in cui vivevano era uno spazio a metà strada fra un laboratorio d’informatica e un porcile. C’erano anche numerosi computer da collezionismo, portatili e non, appoggiati su mensole e scaffali; poi radio, iPad, cellulari e altra roba vecchia di almeno un secolo.
Soltanto un lungo divano a sospensione elettro anatomica e due olospecchi a riverbero prismatico, forti del loro considerevole volume, cercavano di riportare tutto alla realtà del presente.
Ogni cosa e in ogni tempo, era comunque occupata qua e là da cartacce e barrette alimentari di vario tipo.
"Sgombra il piano rigenerante!" ordinò Mirsha.
Il suo carico pesava almeno ottanta chili, contro i suoi sessanta di silicocarne e vurocarbonio 130, e cominciava a richiedere una discreta dose di energia statica di compensazione; appena Evains levò il mucchio di abiti da quella parte della zona riposo, quindi, vi stese subito sopra l’uomo.
"Si è ripreso…" disse lui, dopo. "… Guarda come trema! Sembra ancora più disorientato di prima."
Mirsha gli afferrò la mandibola e imponendogli l’altra mano sullo sterno cercò di tenerlo ben appoggiato alla morbida superficie azzurrina e luminosa del piano. 
"Obnubila!" ordinò di nuovo. "E in fretta! E’ abbastanza forte e robusto, e ho bisogno di averlo tranquillo per qualche minuto."
Evains sfiorò l’olopropiezione dei comandi facendo cascare subito il soggetto in un stato di semi sonno catalettico.
"Guarda i suoi occhi!" disse Mirsha, alzandogli un palpebra. "Sono azzurri e l’iride è un po’ più piccola della nostra."
"Sì, l’avevo notato…" commento Evains. "…Ha anche un sacco di barba e capelli."
Mirsha infilò una mano nella lunga chioma castano chiaro dello sconosciuto e la fece scorrere fino alle punte.
"Morbidi, sì, e folti. Nel complesso appare come un genotipo di duecento anni fa. Anche il colorito roseo della carnagione corrisponde, però i suoi organi interni hanno una struttura diversa."
"Che vuoi dire?" chiese Evains.
"Voglio dire che non c’è niente di simile nel mio database e nessun registro della biotecnologia che è stata utilizzata per crearlo; è come se…"
"Venisse da un altro mondo." completò la frase Evains.


Quando riaprì gli occhi e li rivide, le facce dei due ragazzi si confusero con le suggestioni post ipnotiche impartitegli dagli alieni.
Ebbe quindi l’illusione di ritrovarsi sull’astronave, con due di quelle creature che avevano trafficato a lungo sul suo corpo.
Erano esseri piccoli e glabri, dal colorito cinereo e gli spaventosi occhi a mandorla, che nel complesso davano l’impressione di essere deboli e molto malati.
"Che gli succede?"
"Non lo so." rispose Mirsha. "I dati trasmessi dal piano sono quelli di una regolare fase di sonno rem. Forse ha una crisi sonnambulica."
Anche le loro voci si sovrapposero e sfumarono nella visione, in cui altre tre figure si avvicinavano a lui per aiutarlo a divincolarsi dalla sospensione elettro  operatoria.
"Siamo i creatori di ogni singolo organo del tuo corpo…" prese a spiegare uno di quegli esseri.
"Tessuti coltivati. Bio ingegneria. Ricostruzione di frammenti di dna trovati su un’antica reliquia...
Anche la tua mente è il risultato di tutto ciò che abbiamo compreso della storia e dell’intelletto umano…"
"La mia mente?!!", s'interrogò l'uomo.
"Mappatura completa del sistema nervoso centrale.
Studi di antropologia e dei ricordi ancestrali inconsci.
Assorbimento di radiazioni mentali dalle pieghe dello spazio tempo e riproposizione cibernetica dell’intera vita psichica di un individuoQuesto è il tuo primo risveglio dopo trentatré anni di vita terrestre simulata e controllo delle tue funzioni vitali…" ripresero a spigargli telepaticamente quelle creature.
"Realtà virtuale. Sospensione crioquantica... Non aver paura. La paura svanirà quando avrai ben compreso il tuo scopo e come attuarlo…"
"P…pa…paura?!" aveva balbettato lui, intontito da tutte quelle nuove e intense sensazioni.
"Sì, paura."
L’essere gli accarezzò la fronte.
"Anche quando attraverserai il passaggio quadridimensionale al tempo che per noi è più semplice da raggiungere rimarrai per un po’ stordito e incapace di ricordare, e avrai paura. La paura di ciò che non si conosce."


Mirsha lo aiutò a sedersi, notando che le sue gambe faticavano ancora a sostenerlo.
"Puoi sentirmi?" gli chiese.
L’uomo si girò e con un cenno diede segno di aver compreso la domanda.
Stava, infatti, poco alla volta, adattando i suoi sensi e le sue percezioni alla nuova condizione di essere vivente.
Un flusso d’informazioni e falsi ricordi cominciò a bombardargli la corteccia cerebrale.
Si portò le mani alla testa, strizzando gli occhi in una smorfia di dolore.
Tutte le conquiste del nostro sapere sono in te.
"il cranio è schermato..." disse Mirsha, rivolgendosi al suo compagno, dopo aver assimilato il download delle ultime ricerche fatte nella rete. "… Ed è l’unico elemento forse non del tutto organico presente in lui."
il Cristo.
"Tu sei il nuovo messia e nostro Signore, mandato di nuovo fra gli uomini a giudicare, colpire e distruggere tutto quello che ha modificato la nostra struttura cellulare, i nostri geni…" continuarono a spiegare le voci nella sua testa.
"E col nostro aiuto le tue facoltà e la tua forza appariranno divine.
La vera verità…
L’unica via da seguire per salvarsi dal nostro, il loro processo di alienazione."


L’uomo guardò i suoi ospiti, poi una lacrima s’infiltrò nella folta peluria che aveva sotto gli zigomi.
"Qualcosa che non và?" gli chiese Evains con un sorriso.
Altri ricordi, altre informazioni affluirono alla sua mente.
"Il vostro amore è un’illusione." disse, ora che aveva raggiunto una comprensione più profonda di come le intelligenze artificiali, le macchine, stavano agendo sul dna umano con le loro emissioni di energia.













 Mutazione grigia
Fabio Cavagliano (2012)

Ispirato ad alcune considerazioni fatte da Frank J. Tipler nel suo interessantissimo quanto, a lunghi tratti, per me incomprensibile saggio “La fisica del cristianesimo”.







***
Pubblicato da Rubrus il Lun, 04/06/2012 - 17:59.
Obbiettivamente non sono sicuro di avere capito tutto, ma quel che ho intuito - o capito - mi è piaciuto.




un po' di ordine
Pubblicato da grifabio il Lun, 04/06/2012 - 19:02.
Nella prima parte del racconto viene mostrato il potere delle macchine, nella figura dell’androide Mirsha, e come possono controllare, influenzare e distorcere le percezioni umane. Le macchine hanno esigenza di sviscerare, comprendere nel profondo ogni cosa (la curiosità di Mirsha nei confronti dello sconosciuto); scansionano, emettono onde elettromagnetiche, ecc…
E se tutte queste loro facoltà, compresa l’energia da cui sono mosse, potessero in qualche modo (anche involontariamente) corrompere il nostro patrimonio genetico?
Ed è quello che ho immaginato.
Allora gli alieni, che poi sarebbe l’umanità malata di un lontano futuro (degenerata nel dna dal potere delle macchine), creano un nuovo Salvatore per intervenire nel determinato periodo della nostra storia in cui il processo di degenerazione ha avuto inizio.
Una Parusia in chiave Cyberpunk, insomma.
Capisco che può apparire un bel casino, Bob, ma l’idea era questa.
Comunque, se ho lasciate aperte delle porte che possono dare adito ad altre interpretazioni, ben vengano esplorate; neanche mi dispiace poi tanto… La storia si avvicina e diventa ancora più coerente con la fisica dei quanti e le sue infinite possibilità.
E questo è tutto.




Un ottimo e creativo
Pubblicato da Massimo Bianco il Mer, 06/06/2012 - 10:54.
Un ottimo e creativo racconto, un ottimo cyberpunk, impegnativo per la lettura e assai complesso ma comunque brillante.


una fiala di lisergica filosofia e fantascienza
Pubblicato da grifabio il Mer, 06/06/2012 - 18:05.
Ti ringrazio dell’apprezzamento, Massimo.In effetti, qui ho messo buona parte delle cose che mi appassionano nell’ambito del fantastico e delle ricerche di frontiera. Dall’ ufologia alla cibernetica, e la fisica teorica (quando i saggi che mi ritrovo fra le mani sono abbastanza divulgativi da permettermi di comprendere; visto che con le formule matematiche non vado oltre alle equazioni di secondo grado) con le sue meravigliose “stringhe e superstringhe”, ad esempio, o “anelli di energia vibrante” dalle implicazioni ai confini della magia. Lieto, dunque, che tu sia riuscito a cogliere tutto questo e rimanerne affascinato.


Questi sono argomenti che 
Pubblicato da Massimo Bianco il Mer, 06/06/2012 - 21:10.
Questi sono argomenti che appassionano anche me, in effetti, e da buon appassionato di fantasicenza ho sempre letto anche astronomia e astrofisica, anch'io però a livello spurgato dalla matematica. Di solito tuttavia mi dedico ad altri generi di scrittura, noir per lo più (con un un'unica eccezione in cui ho provato a dar fondo alle mie conoscenze di fisica e astronomia: il racconto  "Dall'ammasso della Vergine" di hard fantascienza con risvolti horror). Saluti

2 commenti:

  1. Il cyberpunk è un genere che mi affascina e in cui mi piacerebbe cimentarmi, ma riconosco di non averne le conoscenze e competenze adeguate. E forse non le ho, quindi, neppure per commentare adeguatamente un racconto del genere... ma dico comunque la mia!
    Stringato ed essenziale come da tuo stile - e non è un difetto, anzi è una cifra caratteristica, che lo rende riconoscibile e apprezzabile - e anche qui alquanto "intrippante" come lo sono molti tuoi scritti. Una lettura stimolante, che fornisce molti spunti, e che - a mio avviso - avrebbe potuto essere ancora più efficace se l'immagine di copertina fosse stata trascinata alla fine del racconto (cavoli, quello lì è Cristo, lo si riconosce benissimo... colpa delle tue doti artistiche!), e quindi il lettore capisce troppo presto ciò che sicuramente non è il punto forte della storia - non è di certo imperniata intorno al colpo di scena - ma un elemento cruciale, che io, da lettore, avrei preferito scoprire con maggiore sorpresa.
    La trovata del Cristo creato dagli alieni per redimere un'umanità infettata e deviata dalla tecnologia (è la tecnologia che deforma l'umanità o l'umanità che deforma la tecnologia per, in ultima istanza, deformare sé stessa?... alla fine non è la tecnologia, la vera nemica, ma è l'umanità la peggior nemica di sé stessa) l'ho trovata molto incisiva. Quello che mi è sfuggito - mettiamoci pure che la lettura su schermo mi distrae maledettamente - è che gli alieni fossero un'umanità degenerata, e per capirlo ho fatto uso del tuo commento esemplificatore, ma il racconto si regge già bene senza di quello.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, ho cercato di farla intuire qua la vera natura di questi alieni: "E col nostro aiuto le tue facoltà e la tua forza appariranno divine.
      La vera verità…
      L’unica via da seguire per salvarsi dal nostro, il loro processo di alienazione."
      Capisco, comunque, che nell'incasinamento generale d'immagini e fatti può non apparire così evidente. Puoi cominciare con un "Cyberhorror", dai! ...Non credo che tu sia davvero così poco esperto di tutte queste diavolerie moderne. Ciao e grazie della lettura.

      Elimina

Commenti offensivi, volgari o inappropriati verranno rimossi.