Demoni di un dio minore

 

Anticipare i quattro cavalieri era compito loro. Dovevano preparare bene bene il campo.
Covava un odio profondo per questo; una frustrazione e un senso d’inferiorità laceranti. Avrebbe voluto essere importante e considerato, chessò, almeno quanto uno dei torturatori del dodicesimo o tredicesimo girone.
Dedicarsi solo ai supplizi spirituali era sempre stata la sua massima aspirazione, del resto, ma sapeva che lì, nel luogo da cui proveniva, mai nessun desiderio o ambizione potevano trovare compimento. Obblighi, sottomissione totale e solitudine; soltanto questi erano il cancro infinito riservato alla sua anima.
“Voi siete i miei burattini di carne” aveva detto loro il diavolo. “i pedoni”.
Aveva preso lui e altri dei suoi fratelli come un gioco, insomma, e li aveva gettati lì a mo' di antipasto. Belli solidificati e pronti al consumo…
Rappresentavano quindi la prima mossa, l’avanzata di quelli meno tosti, dei più sacrificabili.
I demoni di rango superiore li avevano pure irrisi alla partenza, coperti di altro livore e sopraffazione. “cercate almeno di fare il maggior danno possibile prima di tornare!... “ avevano ordinato.
Guardò, allora. Guardò con una furia e un disprezzo brucianti quelle bambole disgustose che passeggiavano là sotto.
Le strade piene di quegli abomini tutti uguali. Tutti con gli stessi pensieri, le stesse preoccupazioni e futili desideri. 
Non avevano grandi domande o volontà di espandere il proprio essere, a parte qualche rarissima eccezione. Seguivano semplicemente un istinto di conservazione e altri biechi impulsi. 
Toglievi anche soltanto una di quelle poche cose che li muovevano, sapeva, ed erano pronti a scannarsi fra di loro o auto infliggersi le sofferenze più atroci.
Il suo compito, quindi, era davvero piuttosto misero, inutile e mediocre. Un disonore insopportabile. Ma doveva abbassarsi pure a questo, gli fu imposto, dato che proprio fra quelle scimmie pure gli eletti ispirati e agevolati dal suo capo non avevano saputo fare di meglio.

Si lanciò dal cornicione e planando assunse una forma via via più umana. Quella con cui di lì a qualche giorno o poche ore, forse, sarebbe morto.
Neanche era libero durante la missione di presentarsi con i connotati che preferiva, pensò.
Aveva chiesto a un superiore di concedergli almeno qualche dettaglio che procurasse inquietudine, un abbozzo di mostruosità o follia, ma niente; neppure quello: non doveva dare troppo nell’occhio!...
Atterrato, quindi, raccolse con rapida miniaturizzazione le ali dentro alle scapole e con moderata, modestissima consolazione decise di mantenere solo quel look da metallaro.
Dopo qualche passo, tuttavia, poté vedere il riflesso del suo volto nella vetrina di un negozio e si aggiustò pure le arcate sopraccigliari e il mento, ancora troppo appuntiti e innaturali. Sapeva che ogni trasgressione, ogni tipo di condotta sia pure lievemente lontana dalle direttive, gli sarebbe poi costata ulteriori tormenti.
Abbastanza convinto di essere sulla strada giusta, quindi, e di aver rispettato i limiti, cominciò a cercare uno o più giovani da avvicinare. Più erano attivi e con voglia di stare all’aperto, nonostante il freddo di quella nottata, e meglio era.
Eccoli!...
Ne vide alcuni. 
Dei buoni candidati. Stavano in cinque a fumare davanti all’ingresso di un cinema. A tre mancava pure il giubbotto.
Pochi passi e li raggiunse.
Non aprite mai più quella porta!” stava scritto sulla locandina del film in programmazione, raffigurante il suo bel serial killer mascherato. La guardò di sfuggita e, nonostante la frustrazione, gli sfuggì quasi un mezzo sorriso.
« Scusate!...» disse. « Posso chiedervi un’informazione?» fece una pausa e poi, quando fu abbastanza sicuro di averli tutti nel raggio di azione più efficace, starnutì.
Un forte, denso, seppure invisibile, nebuloso e ampio starnuto.
«Sì?!...» disse uno di quelli, pulendosi la guancia stizzito.
«... Dimmi!»
Ma vaffanculo! Pensò. Neanche aveva voglia di proseguire con superflue perdite di tempo verbali o altri scimmiottamenti.
Si girò di scatto senza rispondere e attraversò la strada in cerca di altre vittime.











"Demoni di un dio minore"
Racconto di Fabio Cavagliano (2024)

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