domenica 6 gennaio 2019

Non offendete Picasso!


Ascoltava. Prima un tizio e poi un altro; ogniqualvolta si avvicinavano alle tele per dire qualcosa, lui si univa al gruppetto e con fare garbato e silenzioso intrecciava le braccia dietro la schiena e ascoltava.
Alcuni gli piacevano, si sentiva in perfetta sintonia con loro; altri avrebbe voluto cambiarli, donando un po’ di quella passione che rifugge dalla mediocrità.
"Che ne dici di questo?... La sua triste eleganza non ti affascina?" chiese Piergiorgio, indicando un Modigliani.
Stava per iniziare un’altra di quelle interessanti conversazioni. Si mise alle spalle di quei due, pronto a valutarne lo spessore culturale.
"Alla faccia dell’eleganza! Quel ritratto sembra provenire da un cottolengo: collo da giraffa, occhi privi dell’iride e della pupilla, viso allungato... Andrebbe bene, forse, come soggetto per un film di fantascienza." rispose Ennio.
(Uno spessore davvero esiguo a tutta prima).
"Quello è il suo stile inconfondibile, dovuto alle influenze dell’arte africana, di Toulouse Lautrec e altri suoi contemporanei. Non conosci il periodo delle Avanguardie?" chiese Piergiorgio.
"Preferisco ignorarlo, credimi, se ha prodotto nella mente di qualcuno simili aberrazioni..."
Intanto lui ascoltava, si sentiva chiamato in causa: anche le sue occasionali produzioni artistiche non erano molto figurative.
"Aberrazioni?! Questi sono dei capolavori, Ennio, la cui importanza è sopravvissuta ai secoli e riconosciuta in tutto il mondo!"
"Certo. Da tutti quelli che fingono di apprezzare e di capire, per darsi un tono. Io invece dico quello che penso, e che i miei occhi vedono..."
Niente di nuovo, pensò all’inizio il loro misterioso ascoltatore; quel tipo di osservazioni le aveva già sentite un migliaio di volte.
"...e sai cosa vedono?" proseguì Ennio, "...Il nulla; il disperato tentativo di attirare l’attenzione con idee bislacche..."
L’uomo continuò ad ascoltare.
Finché a poco a poco quella cascata di scempiaggini cominciò a sommergerlo, corposa e implacabile nella sua stolida tenacia, quasi fino a procurargli un principio di soffocamento. Allora tossì, portandosi veloce all’uscita, barcollando, cercando un sostegno.
Quel vuoto interiore, quella ignoranza, si erano rivelati di una qualità imprevista e superiore, tale da indurlo a sperimentare un vero e proprio attacco di panico.
                                                                                                     
Ennio aprì lentamente gli occhi; sussultò; un fremito gli scosse le membra.
"Dove mi trovo?" si chiese.
La sedia girevole gli consentiva di studiare la stanza in ogni dettaglio, ma non di spostarsi; poiché qualcuno, oltre a legarlo bene bene, si era pure occupato di piantarla con cura sul fondo di una grande vasca metallica utilizzando dei lunghi e resistenti tasselli.
Attorno c’erano dei quadri, almeno una dozzina a prima vista; questo, dopo attimi di confuso terrore, gli ricordò che il giorno prima era stato costretto dall’ amico a visitare una mostra di arte moderna.
 Doveva trattarsi di un suo scherzo, quindi; era un’ottimistica associazione d’idee a suggerirglielo.
 I legacci gli davano un po’ fastidio, erano stretti, soprattutto alle caviglie, ma non in modo tale da ferirlo o bloccargli la circolazione.
Pensò che fossero adeguatamente preparati per non rendere l’esperienza dolorosa; anche la sedia era abbastanza comoda, del resto.
Poi un uomo, che non era affatto Piergiorgio, entrò nella stanza, confortandolo ulteriormente con la sua eleganza; si avvide subito,  infatti, di quanto poco somigliasse ai soliti maniaci dei film.
Era un tipo alto, ben pettinato e con un gradevole profumo di colonia...
Naturalmente aveva moltissime altre cose utili ad arricchirne la descrizione ed indicare i tratti salienti della personalità, ma lui vide solo quelle, al momento (e forse anche in seguito, considerando le sue superficiali capacità di analisi).
"Buona sera!" disse lo sconosciuto, portandosi le mani dietro la schiena con un leggero inchino.
A parte il fatto di trovarsi incomprensibilmente legato e senza alcun ricordo di come fosse passato dalla sua camera da letto a quella stanza, a Ennio Conformati non sembrò il caso di essere sgarbato e ricambiò veloce il saluto con un cenno del capo.
"Sa dirmi cosa ci faccio qui?" chiese poi con disinvoltura; voleva nel caso mostrare alle telecamere coraggio e compostezza.
Poiché, se realmente si trattava di uno scherzo, Piergiorgio avrebbe pure trovato il modo di filmarlo, assieme al suo complice, considerata la sua strana mania di girare stupidi filmini in otto millimetri.
Tuttavia non c’erano telecamere nascoste, e non si trattava di uno scherzo.
"È un test, signore..." disse l’uomo profumato di colonia.
"Che genere di test?"
"Di apprendimento... Delle reali capacità della mente di svincolarsi dal condizionamento culturale e dalle sue realtà preconfezionate."
"Ottimo! Anche se le dirò subito assai sinceramente che sono un gran fruitore di realtà preconfezionate; apprezzo tutto quello che ha un significato ed è facilmente riconoscibile, o in ogni caso ritenuto buono ed accettabile da tutti..." disse Conformati.
"Interessante. Questo mi permetterà di arrivare con maggiore soddisfazione al risultato..." rispose l’uomo, estraendo un punteruolo dal taschino interno della giacca.
Conformati si mise a ridere, sforzandosi di rimanere calmo.
"Se non do la risposta esatta, mi fa un bel buco?!" chiese.
Il misterioso individuo lo guardò avvilito; non pretendeva certo di cambiare le sue idee con la violenza, almeno per il momento.
"No, assolutamente, questo lo userò per commettere i suoi crimini."
"I miei crimini?"
"Proprio così, signore. E dobbiamo pur cominciare!... Quindi, si guardi bene attorno e mi dica quale di queste tele vorrebbe distruggere per prima."
Conformati sorrise di nuovo. Finalmente poteva dare sfogo al suo senso critico riguardo all’astrattismo e tutte le cose che non capiva. Esattamente come aveva fatto il giorno prima alla mostra.
"Quello!" disse, indicando con lo sguardo la stampa del Picasso che aveva davanti a sé. "Mi sembra veramente un’ idiozia, il parto di una mente malata..."
"Conosce l’autore?"
"No, ma in tutta onestà gli farei fare la stessa fine. Non si può spacciare per arte una cosa del genere... Quella donna ha un occhio attaccato all’orecchio!"
Buonprofumodicolonia si avvicinò al quadro e con una rapida mossa lo squarciò in due. 
"È sufficiente, signore?" chiese poi.
"No, ancora... lo rovini completamente, per cortesia. Tranne la cornice...: quella mi sembra di buona!"
"D’accordo."
L’uomo si accanì di nuovo sull’opera.
"Ora però,..." disse alla fine lo sconosciuto, in tono quasi severo "...vorrei una giustificazione più profonda del disagio suscitato da un occhio messo al posto sbagliato."
Conformati si guardò dentro in cerca di una risposta che non fosse unicamente dettata dal suo orrore per le cose incomprensibili e diverse.
"Quella roba lì può farla pure un bambino di cinque anni..." cominciò.
Era un giudizio che Buonprofumodicolonia conosceva bene, e che stupidamente implicava un certo grado di complessità nella realizzazione tecnica di un dipinto.
"...Cosa vorrà dire, innanzitutto?!..." proseguì, "...non trasmette nulla di sensato. Almeno su questo dobbiamo essere d’accordo."
"Assolutamente no, signore, dacché conosco perfettamente la storia dell’uomo che l’ha dipinto, le emozioni e le idee che lo hanno portato ad elaborare questo tipo di rappresentazione..." fece una pausa per sottolineare questa ultima frase:
"... e mi sembrano pregne di significato."
Conformati ripropose con audacia il suo sorriso idiota.
"Bèh!... Siamo di opinioni diverse. Lo trova insopportabile?..." chiese.
La domanda fu seguita da un altro di quegli stupidi sorrisi.
"No. Assolutamente no, signore."
"Ci sono delle cose, tuttavia,..." proseguì Conformati "...sulle quali è bene avere almeno qualche idea in comune. Non trova?... Essere legati ad una sedia, ad esempio, contro la propria volontà, e venire sottoposti a degli strani quesiti... Non è normale."
"Certamente." rispose l’uomo, pacato e imperscrutabile.
"Perché sono qua dentro, allora?" chiese Conformati, indicando con un movimento del capo la vasca. È una trovata di Piergiorgio?
"Non conosco questo “Piergiorgio”, signore, ma presumo sia la persona con cui disquisiva di arte, ieri ,all’esposizione."
Un guizzo di terrore, come quello di una serpe sgusciata all’improvviso dal suo petto, lo paralizzò di colpo. Capì che forse quello non era propriamente uno scherzo; perlomeno: uno scherzo di Piergiorgio.
"S...sì, è lui." disse, osservando nuovamente la stanza. "...Uno in grado di darle delle risposte più soddisfacenti."
Sul soffitto, proprio sopra di lui, stava qualcosa che prima non aveva notato: un foro del diametro di circa trenta centimetri, rivestito di ceramica.
"Ora basta, però! Okay?!" tentò di gridare, ma senza trovare il fiato sufficiente. Il suo autocontrollo era presto arrivato al limite.
"Si calmi, la prego. Ho ancora poche domande, signore."
"Domande di che tipo? Di quelle che dovrebbero spingermi ad apprezzare questa roba?" chiese.
Stava impallidendo, e si rendeva conto per la prima volta di non essere forte come aveva sempre creduto.
"Io non voglio affatto che lei apprezzi queste opere, ma che riconosca il loro valore artistico, il fascino, l’originalità e la libertà di pensiero con cui sono state concepite..." rispose lo sconosciuto. "...sicché ognuno degli autori quivi esposti è l’antesignano di una nuova e particolare interpretazione della realtà."
"Questa è la realtà!..." disse Conformati, secco "...le nostre facce, la sedia e tutto il resto. Cose riconoscibili da tutti quelli con una normale percezione del mondo. Quelli scarabocchi lì, invece, sono cose da matti, da gente disturbata... Quelle macchie di colore, ad esempio, che cosa significano? Riesce a spiegarmelo, dannazione?!!"
Lo sconosciuto gli girò attorno, portandosi una mano al mento, fingendo di pensarci su.
"Con un piccolo sforzo di fantasia la induco a immaginare che siano dei suoni, una sinfonia forse, o l’espressione di uno stato d’animo..."
Conformati arricciò il naso senza rispondere, contrariato; la sua immaginazione non arrivava e non voleva arrivare a tanto.
"... In ogni caso, signore, credo che un’opera d’arte abbia tutto il diritto di essere inintelligibile e che la si possa apprezzare aldilà del suo significato; esattamente come è apprezzabile il disegno sulle ali di una farfalla o la complicata geometria di un cristallo."
"Anche quello le piace?" chiese Conformati, fissando una tela completamente bianca con un taglio obliquo al centro. Voleva cambiare discorso, poiché aveva subito inteso che non tutte le cose belle avevano un significato.
"L’idea in questo caso trascende il valore estetico dell’opera. Quello è un concetto di spazio." rispose l’uomo.
"No! Quello è soltanto un taglio sulla tela." urlò Conformati; questa volta aveva proprio perso la pazienza.
"Se lo avesse fatto lei, naturalmente, direi la stessa cosa, signore; dacché il vero artista è soltanto quello che -per primo- vede in un determinato gesto l’opera..."
"Senta, ma cosa diavolo vuole?!..." lo interruppe Conformati.
Era chiaro che non avrebbero mai trovato un un accordo.
"...A me questi quadri fanno davvero schifo e non riesco a comprenderne il valore."
"Lo capisco bene. Mi permetta un’ ultima domanda, allora..."
Buonprofumodicolonia levò lo sguardo al soffitto.
"...È palese la sua confusione: lei crede soltanto nella bellezza come forma di espressione artistica, ma che dire allora di quelle opere il cui unico intento è far riflettere, o che addirittura rappresentano il dolore?... Crede forse che non abbiano il diritto di assurgere al mondo dell’Arte?" 
Conformati sbuffò, rovesciando la testa all’indietro. Non aveva intenzione di ripetersi e ignorò la domanda.
"Cos’è quello?" chiese, fissando il foro nel soffitto.
Buonprofumodicolonia accennò un sorriso.
"È l’opportunità di distinguersi per sempre dalla massa."
"Wow!...E in che modo?"
"Trasformandola in una scultura, signore; precisamente nella più viva e realistica espressione del dolore che sia mai stata realizzata..."
Conformati si agitò furiosamente nel tentativo di liberarsi.
"...Là sopra un mio assistente è pronto a far colare una resina che a contatto col suo corpo indurirà in pochi istanti. Il soffocamento è un’esperienza assai dolorosa, come avrà modo di sperimentare, tuttavia per rappresentare al meglio l’agonia dei suoi ultimi istanti, signore, abbiamo portato il liquido a una temperatura di circa duecento gradi... Mi auguro che lo stampo prenda forma e si raffreddi prima del disfacimento delle sue carni, altrimenti sarà tutto tempo sprecato, questo."
"Mi sembra una gran bella opportunità. Posso anche rifiutarmi di coglierla?" chiese Conformati, disperatamente ironico, piegando debolmente il capo in avanti, madido di gelide goccioline. Non sapeva più che pensare; neanche si sentiva del tutto consapevole delle sue emozioni. Era paura, follia, o smarrimento ciò che stava provando?
Provò un gran freddo e la vista cominciò ad annebbiarsi.
"Certamente, signore. Tuttavia lei non vuole rifiutarla; vero?"
"Io... io..." tentò di rispondere Conformati, prima di perdere i sensi.
Buonprofumodicolonia sciolse le mani da dietro la schiena e, dopo essersi sistemato i polsini, con un ghigno bisbigliò fra sé e sé: “chi tace acconsente”.
Il signor Conformati aveva ragione soltanto riguardo a una cosa, pensò...
A volte gli artisti sono persone molto disturbate.










Non offendete Picasso!
Racconto di Fabio Cavagliano (2006)





COMMENTI:


Ciao Fabio, sto leggendo i tuoi racconti con grande piacere. Questo l'ho  letto e riletto una decina di volte, essendo un amante dell'arte moderna. un capolavoro! Da filmare in stile Quentin, grande Cavaglian!


Yohv 5 novembre 2013 21:09
Grazie. Quel punteruolo lì, eh!.... Spero non ti suggerisca un metodo, visto che già con i tuoi scritti sei bravissimo a mostrare il valore di certe cose.




Pubblicato da Giulia75 il Dom, 23/01/2011 - 12:56.
Ti faccioi miei più sinceri complimenti. Bella l'idea, originale il finale. Man mano che leggevo, avevo paura di andare avanti, paura di ritovarmi a leggere una chiusa che non rendeva giustizia al testo, come spesso capita ma ... non è stato così, anzi ....
Bravo davvero.
A rileggerti





Pubblicato da grifabio il Dom, 23/01/2011 - 16:06.
Proprio il genere di complimenti che danno un senso alle comunque piacevoli ore impegnate nella stesura delle mie storie. Grazie





Pubblicato da Rubrus il Lun, 24/01/2011 - 13:49.
è un bel racconto d'idee sorretto da una trama felice e ben condotta oltre che da una dialettica vivace.







Pubblicato da monidol il Ven, 02/12/2011 - 23:54.
Interessante, molto ben condotto. Un racconto completo. Carina anche la piccola galleria delle opere proposte con tanto di spiegazione/interpretazione........... Potremmo quasi dire "cose riconoscibili da tutti" (nda). :-)
Viene voglia comunque di sentire continuare la disquisizione e le motivazioni di entrambe.
Però per il Conformati ho provato solidarietà, nonostante i suoi gusti siano diversi dai miei, ho trovato profondamente ingiusto il trattamento.o credo che nell'arte lo "spettatore" e le sue impressioni siano assolutamente sacre.
Bel lavoro comunque.
ciao
Monica
(forse te l'ho già detto ma complimenti per l'avatar)


Pubblicato da grifabio il Sab, 03/12/2011 - 13:38.
Sì, be'… Qui abbiamo un personaggio che difende con passione criminale il suo amore per l’arte. L’atteggiamento è esasperato, funzionale alla trama di un horror, ovviamente. E il “Conformati” con la sua ignoranza rappresenta il pregiudizio da combattere, lo spregio davanti a qualcosa che non si conosce; soprattutto quando questa cosa è diversa dal solito, lontana dalle consuetudini del vedere, sentire, comune pensare (non e conforme, appunto, a quella che viene ritenuta la visione “normale” o “corretta” delle cose) .
Sono lieto che ti sia piaciuta; così come lo sono per l’immagine dell’avatar.
Sono sempre io, come appaio in un universo parallelo popolato da alcune mie creazioni letterarie… :)
Ciao!



 
Pubblicato da Massimo Bianco il Gio, 05/07/2012 - 11:12.
Ho letto tre tuoi racconti questa settimana. Commento questo perchè è quello che mi è piaciuto di più. Un racconto notevole, davvero riuscito con un finale decisamente forte e azzeccato, un perfetto coronamento alla trama. Noir più che horror, a mio parere o perlomeno è così che io taggo quando scrivo racconti del genere. Ma al di là del genere è uno scritto che rimane impresso e che quindi dal mio punto di vista ha vinto la sfida del web. Bravo.





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