Questa pagina è dedicata a tutte quelle cose da cui ricavo spunti per le mie opere (sia che si tratti di racconti, illustrazioni, dipinti, sculture o altro). Si tratta sostanzialmente di un diario o raccolta di suggestioni, qualcosa di molto frammentario e rivolto a un pubblico di soli amici (oppure persone insolitamente curiose). La stesura è immediata e priva di revisione.
I MIEI SOGNI
14/5/2022 (prime due trascrizioni)
Interesse continuo ed esercizio mi hanno portato a due nuovi sogni lucidi. Sono avvenuti nelle settimane scorse, a distanza di pochi giorni l'uno dall’altro. Il ricordo è ancora abbastanza vivido, ma per i prossimi mi propongo di essere più immediato nella trascrizione. Questo dovrebbe facilitare la frequenza con cui si producono.
Nel primo, comunque, svolazzavo sopra un mare violaverdastro, dei riflessi di luce me lo facevano apparire così, e in lontananza potevo vedere un’isoletta su cui era costruito un tempio; la costruzione era parzialmente scavata nella roccia. In realtà si trattava di una struttura molto semplice; pareva più che altro una grotta molto grande e con un paio di colonne al suo ingresso. Sopra il foro di entrata potevo notare anche una copertura triangolare, sempre ricavata dalla roccia a mo di bassorilievo.
Mi son detto che stavo sognando, proprio perché sospeso sull’acqua, e che esserne consapevole mi avrebbe presto svegliato, per cui avrei dovuto avvicinarmi il più velocemente possibile alla grotta per poterne esaminare l’interno.
Mano a mano che procedevo, però, i dettagli e le linee che la definivano nei contorni sembravano cambiare e sgranarsi, divenire sempre più instabili. Neanche ho avuto modo di rifletterci o avvicinarmi ulteriormente, infatti, che questa sensazione ha corrotto e cancellato tutta la visione interrompendo in breve anche il sonno.
Nella seconda esperienza, invece, camminavo in un paesino molto alberato e completamente privo di persone, fino a raggiungere un vicolo che dava accesso a una piccola piazza. Al centro di questa e del suo terreno, formato da un esteso lastricato rossiccio, c’era una chiesa; una costruzione semplice e non elevata in altezza, ma con un vistoso e coloratissimo rosone frontale. Proprio sotto a questo era visibile un grosso buco nella muratura e delle assi di legno spezzate che ne fuoriuscivano. Le assi sembravano appartenere a parte di una balconata interna su cui poggiavano numerose sculture e un piano bronzeo.
Ho cercato subito di raggiungere un’ entrata dabbasso, ma dato che non c’erano porte o altre possibilità di accesso ho fatto un balzo inumano fino a raggiungere il rosone e il piano bronzeo oltre la spaccatura.
Atterrato vicino alle sculture, proprio a pochi metri dal buco, ho preso a studiarle, cercando di fissare l’attenzione su ogni loro dettaglio. Quando le avevo osservate da lontano parevano intricate e bellissime; così, da vicino, invece, cominciavano a riproporre lo stesso schema d’instabilità sperimentata nel sogno dei giorni precedenti. Così mi ha preso subito una sorta di ansia e insoddisfazione; sentivo che di lì a pochi secondi, come al solito, sarebbe svanito tutto e mi sarei risvegliato.
E così è stato, in effetti.
Nuovo diario dei miei sogni lucidi. (prima stesura per fissare il ricordo di getto e senza revisione, come consigliato dal manuale)
Credo che i miei esercizi per rimanere cosciente durante i sogni stiano prendendo una svolta davvero inaspettata e inquietante.
Avevo notano in queste ultime settimane un incremento nel numero di queste strane esperienze, ma non potevo certo aspettarmi che divenissero davvero così reali. Credo che non riuscirò mai a raccontare in modo preciso quanto è stupefacente questa cosa, a trasmettere quello che si prova. La mente ha delle potenzialità incredibili e non sappiamo o tentiamo nemmeno di sfruttarle!
Per reali intendo esperienze di un carattere percettivo estremamente vivido e che le fa ricordare in ogni dettaglio, anche dopo molte ore successive al risveglio.
Il primo sogno che sembra avere dato il via a questa pazzesca forma di “doppia vita” è questo, poi seguono tutti gli altri che ho raccolto in questi giorni. Ho cercato di tenere un resoconto preciso, sempre l’indomani, per fissare bene immagini ed emozioni.
Notte del 6/7/2022
Ho la vista offuscata e mi trovo seduto su una sedia nera e azzurra. Attorno vedo del grigio e del bianco, qualcosa che sembra un oblò o un finestrino alla mia sinistra. Appena riesco a mettere a fuoco, credo nel giro di pochi secondi, capisco di trovarmi su un aereo in volo.
L’aereo è grande, con tanti posti a sedere, ma completamente vuoto. Sento del rumore bianco e una canzoncina blues che pare provenire dalla cabina di pilotaggio. La porta che ne da accesso è lontana, forse una decina di metri più avanti rispetto al mio posto.
Capisco subito di trovarmi in un sogno. Sono perfettamente cosciente anche delle azioni compiute poco prima di addormentarmi e il rumore bianco di fondo corrisponde a quello che ascoltavo qualche giorno prima per meditare e stimolare la produzione di questo tipo d’illusioni. Mi alzo, allora, con la solita euforia esplorativa che mi prende in tali occasioni.
Noto subito, però, che questa volta è diverso: pur trovandomi in un sogno lucido le cose attorno rimangono stabili più a lungo. Di solito, infatti, quando fisso l’attenzione su qualche dettaglio, oppure cerco di tastarlo ed esaminarlo con cura, tutto sfuma nel giro di pochi secondi e mi risveglio.
Guardo, allora, il tetto e poi i vani luminosi e di ventilazione. Poi il mio vestiario. Indosso una camicia a maniche lunghe bianca e a righe blu, dei jeans e lucide ed eleganti scarpe coi lacci nere.
Sono abiti che non appartengono al mio guardaroba.
Mentre fisso tutto quanto sbalordito, eccitato dal fatto che rimane integro e nitido, la porta della cabina di pilotaggio si apre e ne esce una donna vestita di un bell’abito estivo, verde e scollato. La gonna le arriva fino alle ginocchia. Mi rimane impresso il dettaglio delle morbide e graziose fossette su queste. Sento i rumore dei tacchi delle sue scarpe lucide, altrettanto verdi, mentre si avvicina. Una cintura gialla le stringe la vita.
Sono estasiato, direi. Appena me la trovo davanti mi sorride senza dire nulla per un paio si secondi. Poi inclina il capo, spalanca le braccia e mi dice “be’?!... Ciao.” Come ad accogliermi dopo una lunga assenza, sento.
Ha i capelli lunghi, lisci e castano scuro. Ipnotici occhi ambrati e un viso tondo, molto bello e solare. La carnagione è chiara, molto, ma la corporatura è florida e vellutata e le sue guance sono rosse. Pare lo specchio della salute nonostante il pallore, una bambola. Immagino possa avere trent’anni o poco più.
M’invita a riprendere posto con un cenno della mano.
Lo faccio senza discutere e lei si siede accanto a me.
Ha un profumo delizioso, mai sentito prima.
Subito dopo mi sveglio.
La sensazione è di fastidio e tristezza assoluta per non essere riuscito a trattenermi con lei. Cerco di riaddormentarmi e mettere in pratica qualche tecnica meditativa per tornare nel sogno lucido ma non ci riesco.
7/7/2022
Cerco di riprodurre con un disegno lei, la donna vestita di verde (il ritratto l’ho nascosto in mezzo a un libro). Non assomigliava a nessuna persona conosciuta oppure vista in foto o nei film. Di solito mi capita di sognare facce note o “mescolate” dagli strani morphing tipici della distorsione onirica, ma questa donna proprio non ricordo di averla mai vista e neppure riesco a trovarle delle somiglianze. Neppure la sua voce posso associarla a qualcosa di noto o che fa parte della mia esperienza, anche se le ho sentito dire solo due parole.
Era alta quasi quanto me, credo, aggiunto l’aiuto dei tacchi.
Formosa, forse intorno ai sessantacinque o settanta chili.
Notte del 10/7/2022
Mi trovo di nuovo sull’aereo. Mi ci risveglio dentro, con la testa appoggiata al freddo finestrino. È notte fuori, stiamo sorvolando una città. Osservo pieno di gioia e stupore le sue luci. “Davvero sono ancora in questo sogno?” mi chiedo. Il cuore mi batte a mille, quasi ho la sensazione di perdere i sensi.
Poi mi alzo subito in preda a un’eccitazione incontenibile, cerco la donna.
“ehi!” grido, sperando di vederla subito uscire dalla cabina di pilotaggio.
Un finestrino, quello della corsia accanto, è rotto. Me ne accorgo atterrito, vedendo con straordinaria chiarezza passare un banco di nubi vicine e illuminate dalle luci di posizione dell’ala. Penso per un istante alla depressurizzazione, all’idea che l’aereo possa esplodere o precipitare da un momento all’altro. Però è tutto calmo, nessun risucchio d’aria o cose spaventose di questo tipo, come viste tante volte alla tv. Mi avvicino piano e dopo averci pensato un po’ sporgo di poco la mano. L’aria è fredda ma non impatta come dovrebbe, con la stessa potenza di un evento reale. Grosso modo è come se l’aereo stesse viaggiando a una cinquantina di chilometri orari.
Appena ritiro la mano, un po’ inorridito dalla singolarità della cosa, il vetro schiocca come due dita e con un flash di luce torna integro. Per sicurezza ci picchietto sopra il pugno un paio di volte.
Proprio in quel momento mi viene in mente un suggerimento letto su un manuale pratico o guida ai sogni lucidi. L’autore dice di non distrarsi dal proprio piano di azione e di non lasciarsi sopraffare dalle emozioni… Se siete coscienti fissatevi subito un obiettivo, tenetelo a mente con fermezza! La distrazione porta a ridurre l’esperienza o farvi perdere lucidità fino a sprofondare in un sogno ordinario e difficile da ricordare.
Mi pongo di nuovo al centro del corridoio, allora, fra le due file di posti a sedere, guardo la porta che accede alla cabina.
“sono ancora qui!” grido di nuovo.
Lei esce. “Arrivo, arrivo!” dice sorridendo. È vestita esattamente come l’altra volta, ma la cintura che le stringe la vita è blu e con un fermaglio argentato.
Mi viene in contro di corsa.
Sono gasatissimo ma cerco di controllare la respirazione e lo stato emotivo per evitare distorsioni e offuscamento tipici.
Vedo che la struttura di tutte le cose attorno comincia a tremolare, però, divenire in fretta sfumata e trasparente. Forse non sto facendo bene il mio lavoro, penso.
Mi dispero, imploro.
Lei corre verso di me. Sento il rumore dei tacchi ma sotto ai nostri piedi sta scomparendo l’appoggio, la fusoliera, tutto. Guardo giù i banchi di nuvole illuminati da strani bagliori simili a lampi, la città, un vasto tratto costiero e il mare. Tutto imbrunisce rapidamente, le luci si affievoliscono.
La donna mi abbraccia e piombiamo uniti verso il basso.
Sento il gelo della notte e della forza con cui fendiamo l’aria.
Urlo.
Mi sveglio.
Nonostante l’illusione del freddo provato, qualche secondo dopo, la sensazione più reale e che mi rimane impressa per tutto l’arco della giornata è l’abbraccio caldo, forte e morbido di lei e del vuoto in cui stavamo cadendo. Pure i dettagli della zona costiera erano sorprendentemente nitidi prima della sfocatura.
18/7/2022
Ci penso e ripenso tutto il giorno. Mi sembra di trovarmi ai confini di un nuovo mondo. Questa cosa è pazzesca e mi distrae da ogni altra in cui sono impegnato. Mi pare talmente sorprendente che non riesco a crederci e a razionalizzarla. Sono riuscito a tornare nello stesso sogno!
L’idea che questa cosa sia possibile mi fa letteralmente impazzire. Vorrei poterla comunicare a qualcuno o su qualche gruppo Facebook, di quelli che discutono queste esperienze legate al sogno e a cui sono iscritto, ma poi non lo faccio. Di sicuro le persone del mio ambito non mi crederebbero o, peggio ancora, penserebbero che sono impazzito. Però la tentazione di confidarmi con qualcuno è forte.
La sento come un dono, una cosa straordinaria e tutta mia. Qualcosa che prima devo esplorare per bene in tutte le sue possibilità, però, capire come controllare e ripetere a piacimento. Però, allo stesso tempo, immagino che se dovesse capitarmi ancora e in modo così straordinario forse finisco per ammattire davvero. Ho pure pensato d’ingannarmi, per la verità, cioè che la memoria mi stesse giocando brutti scherzi. Magari non ho sognato proprio tutto questa notte e sto ricostruendo in modo confuso un singolo evento onirico. Però con il metodo della scrittura non sin scappa! Ci sono le date e...: voglio restare scrupoloso nel continuare ad annotare tutto.
1/8/2022
Nessun sogno lucido. Però mi sono svegliato intorno alle tre del mattino con un profondo senso di angoscia. Poco prima di aprire gli occhi ho avuto una specie di visione, brevissima ma dello stesso nitore e realismo di quelle descritte in precedenza.
Ho visto un paesaggio desertico disseminato qua e là da delle strutture gigantesche a forma di parallelepipedo, molto distanti l’una dall’altra. Tutto aveva una tinta verde scuro e pareva alieno, maligno e mortale; sentivo questo, perlomeno, che mi trovavo molto distante dal mio pianeta. Con lo sguardo potevo coprire un orizzonte molto ampio; era come se fossi incorporeo e sollevato a una cinquantina di metri dal suolo. L’aria e il cielo erano plumbei, pesanti, offuscati da una tempesta di sabbia orribile e opprimente.
La struttura a cui stavo più vicino poteva essere lunga un centinaio di metri e larga la metà. Aveva un portone davanti, aperto e da cui l’oscurità interna nulla lasciava intravedere. Osservando meglio, immaginai che si trattasse di un hangar. Una sensazione di paura, orrore e immensa solitudine mi ha invaso per tutto il tempo.
Qualcosa, subito dopo al risveglio, una consapevolezza interiore e improvvisa, mi ha fatto capire che da quelle costruzioni una volta entrato nulla poteva più uscire o far ritorno alla propria realtà. Che lì dentro si sarebbe rimasti per sempre imprigionati e soli. Mi sono svegliato così sconvolto che avevo paura di riprendere sonno.
5/8/2022
Sono dentro ad un edificio. Una scuola. Possiede vari elementi che mi ricordano il liceo che ho frequentato da ragazzo. Solo che questa ha molti più piani. Percorro le scale e alcuni corridoi, sento che dovrei rientrare in classe ma non ricordo dove si trova. Guardo la numerazione delle varie porte, smarrito e preoccupato. Avverto l’urgenza di trovare l’aula prima che inizi la lezione. Poi mi fermo e ci rido sopra. Vedo delle ragazze che mi passano accanto e mi sorridono. Alcune mi sembra di conoscerle. Mi rendo conto che sono tornato un quindicenne, ho la folta chioma di un tempo, mi sento più bello e sicuro. Chiamo una di quelle ragazze e la saluto. Mi sorride e fa un cenno alle sue amiche, soddisfatta, poi scompaiono tutte dietro a un angolo. Capisco di trovarmi in un sogno e allora di rientrare in aula non m’importa più nulla. Indosso una giacca che avevo proprio in quegli anni; ne accarezzo le maniche vellutate, felice e soddisfatto del loro realismo. “Hai da risolvere quel problema”, mi dice un tizio con gli occhiali. Indica la valigetta che tengo appoggiata a terra, accanto alle gambe. Spunta fuori dal nulla, non sono sicuro mi appartenga davvero, ma la prendo e faccio di sì con la testa. Il tizio, pelato e sulla quarantina, mi guarda severo e si allontana. Veloce torno sulle scale, allora, e continuo a salire. Sto seguendo un impulso privo di ragionamento. All’ultimo piano c’è un immenso salone, quasi buio; riesco ad entrarci e vedere i suoi arredi solo perché ho di fronte, dall’altra parte della stanza, una grande vetrata che lascia ammirare la città dall’alto e le sue luci. Sembra New York, così come credo di averla vista in qualche film.
Poco distante da me c’è un grande divano, pure, con una donna mora e dal taglio a caschetto; è seduta e mi da le spalle. Anche lei sta ammirando il panorama urbano. Poi si volta e la riconoscono. È una compagna di classe di cui mi ero invaghito, ma ai tempi ero troppo timido per farglielo intendere. Neppure ero così sicuro di piacerle. Invece ora m’invita a sedersi accanto a lei. Appena fatto questo, le comunico del professore o presunto tale che mi aveva intimato di risolvere quel misterioso problema. Ho aperto pure la valigetta per capire, tentare di rompere il ghiaccio con ulteriori dettagli. Dentro c’erano dei fogli a quadretti, imbustati in quei contenitori di plastica trasparenti con i fori laterali. Parevano riportare complicate equazioni.
Lei me li toglie dalle mani e li appoggia sul divano.
“A questi ci pensiamo più tardi”, dice. “Adesso stai un po’ qui con me ad ammirare questa splendida città!”, poi mi prende una mano e si appoggia con la testa sul mio petto.
Mi sentivo bene; volevo coccolarla. Passandole la mano fra i capelli avevo la sensazione che mi avrebbe davvero aiutato a risolvere qualsiasi cosa.
La coscienza è gradualmente sfumata, credo, nel momento in cui mi è apparsa la valigetta accanto ai piedi. Da lì in poi non credo di aver agito in modo lucido e consapevole di trovarmi in un sogno. Sicuramente non avrei reagito in modo così automatico e per nulla sorpreso alla visione della stanza e della ragazza. Non ricordo altro.
8/8/2022
Forse sto sviluppando davvero una qualche tipo di abilità.
Ho sognato di nuovo l’aereo.
Questa volta mi sono ritrovato subito accanto alla donna vestita di verde.
Stava seduta alla mia destra, ed io sempre vicino al finestrino nella parte centrale dell’aereo.
Era ancora un volo notturno, ma non si riusciva a scorgere nulla sotto.
La donna dormiva tenendo la bocca aperta. Russava.
Riuscivo a trovarla lo stesso irresistibilmente ridicola e attraente.
Ora stai calmo! Mi son detto. Sentivo già montare l’euforia che manda in pezzi tutto e porta al risveglio. Ho dato un pizzicotto alla mia coscia per soffocare l’entusiasmo con una nuova sensazione, abbastanza forte da distrarmi. Non pago, poi, di questa mossa stupida, ho portato un dito sulla punta del naso della donna per cercare di svegliarla, toccandoglielo con la stessa fastidiosa e pruriginosa delicatezza che può avere un insetto.
Con un sussulto si è svegliata immediatamente.
“Ancora tu!” disse. Era felice di rivedermi. Con un sorriso disse che aveva aspettato pazientemente il mio ritorno.
Sei lucido e sai che non è reale ‘sta cosa, mi son detto subito. Cerca di fare delle domande sensate e di capire perché tutto è così differente e concreto rispetto ai sogni normali.
“Chi sei?” ho chiesto. Volevo conoscere il suo nome.
“No!” fa lei, secca. “Questo non è importante, adesso.”
Poi mi ha chiesto se ero deciso a completare il viaggio.
Istintivamente ho guardato di nuovo fuori dal finestrino. Non sapevo nemmeno dove stavamo andando… In quale sperduta area del mio cervello… Così ho risposto che era tutto okay e che potevamo pure proseguire.
“È dove dovresti stare” ha commentato lei, o qualcosa del genere. “Dove puoi essere felice”
Sentivo una specie di affanno, come se le pulsazioni del mio cuore stessero rallentando. Mi sentivo debole.
“Lo sai che stai per morire, no?” mi ha detto.
A questo punto credo mi abbia preso una specie di terrore indefinibile, misto a sorpresa e incredulità.
Ricordavo perfettamente di aver fatto altri sogni da cui mi risvegliavo affannato e con una preoccupante tachicardia.
Sogni in cui ho spesso la sensazione di non riuscire a muovermi.
Ho tentatao di risponderle, ma non mi ha lasciato finire la frase. Era seria, ora.
“Stiamo andando dall’altra parte…” ha detto.
Non aveva senso che io apprendessi una cosa del genere da un sogno, ho pensato. Eppure continuavo ad essere spaventato. Mi preoccupava soprattutto il dolore che avrebbero provato i miei genitori, i miei fratelli e mia figlia. “Deve accadere proprio in questo volo?” ho chiesto.
Non ricordo altro. Neppure se lei ha risposto qualcosa.
Ricordo solo di aver udito uno schiocco simile a quello che aveva ricomposto il finestrino nei sogni precedenti.
La cosa che mi colpisce maggiormente è che riesco a parlarci. Di solito in questo tipo di sogni, quelli in cui sono consapevole, le persone appaiono raramente e hanno la tendenza ad allontanarsi in fretta. Non vogliono interagire con me, anche quando riproducono qualcuno di famigliare.
Questa donna, invece, sembra ostacolata in questo solo dal limite temporale di durata del sogno. Ho avuto due volte la sensazione che volesse aiutarmi anche con la sua energia mentale a mantenere stabile la visione. È abbastanza folle pensarlo, certo, dato che anche lei è soltanto un prodotto della mia attività inconscia. Però è veramente strano. Su un testo, in particolare, dedicato al viaggio astrale, viene presa in considerazione la possibilità d’incontrare in sogno entità o spiriti che sono “altro” da noi. Menti che fanno parte di un inconscio collettivo, una sorta di dimensione reale e separata dalla coscienza personale.
L’idea che questo stia accadendo mi affascina e spaventa.
D’infartare durante il sonno non sono veramente spaventato, tuttavia. Perlomeno, di averlo sentito dire da lei. Avevo già pensato più volte a questa cosa, molto prima che iniziassero questi strani sogni. Spesso faccio esperienza di questo, di una sensazione di affanno durante le illusioni. Spero che non dipenda da cause fisiologiche reali, ovviamente. Di solito tali sogni riproducono attività faticose (corsa, tentativi di liberarsi da luoghi angusti, ecc.).
10/8/2022
Mi trovo dentro un’aula scolastica, credo, abbastanza piccola e buia. Anche l’edificio/scuola torna spesso, è un mio sogno ricorrente, ma non mi ha mai sorpreso come l’aereo. La sua struttura interna cambia sempre, ha dei punti che non riesco a mettere a fuoco.
Non posso essene sicuro, perché non sempre riesco a vedere l’esterno dalle finestre, ma credo di trovarmi in questo edificio sempre di notte.
Non ci sono mai luci abbastanza forti, all’interno, o colori vividi come negli altri sogni. Questa volta sto assistendo da solo alla proiezione di una diapositiva. Vedo il proiettore, uno vecchio e simile a quello che possedevo da bambino, e l’immagine di una montagna sul telo appeso alla parete di fronte. La foto è luminosa, ma rimango più colpito dal fatto che non riesco a vedere il fascio di luce che la proietta. Capisco qui, allora, di stare nell’illusione e sono contento. Provo sempre questa strana sensazione di padronanza e libertà ogniqualvolta capisco di trovarmi in un sogno lucido.
È un po’ come trovarsi davanti a un regalo da spacchettare in fretta o il possibile arrivo di una grande rivelazione.
La montagna è rocciosa, con picchi innevati, ma alla pendici c’è della vegetazione di un verde scintillante. Pure il cielo, privo di nuvole, è di un azzurro intenso. La fisso a lungo, studiandone con ammirazione ogni dettaglio.
Non ricordo altro.
22/8/2022
Sono stupito, sconvolto … In una misura che non riesco a descrivere.
Questa mattina, intorno alle tre, ho sognato di nuovo l’aereo e la donna vestita di verde.
Stavamo sorvolando una foresta fittissima e poi delle zone montuose e innevate. Il cielo era terso, di un azzurro chiarissimo e luminoso.
Questa volta ricordo di essermi trovato o apparso all’improvviso dentro la cabina di pilotaggio, dove lei era già impegnata a controllare la strumentazione. Non c’era dentro nessun’altro. Mi sono messo a guardare con attenzione tutti i comandi e gl’indicatori computerizzati con le quote e i vari dati di volo. Davanti il cielo con rade e sottili nubi in lontananza. Lei non sembrava essersi ancora accorta della mia presenza. Appena l’ho vista avvicinarsi a un monitor con fare scrupoloso, ho capito che stavo sognando. Mi sono guardato le mani e i piedi, notando che stavo pure a torso nudo e indossando solo i calzoncini corti da notte, esattamente quelli con cui ero andato a letto qualche ora prima.
“Ecco!” mi ha detto. “questi sono l’anno, il giorno e l’ora della tua morte.”
(li ho trascritti su un foglietto ma nascosti assieme al ritratto di lei).
Mi ha detto brevemente, poi, anche la causa. Un evento che, per fortuna, credo sia improbabilissimo a verificarsi (non voglio comunque descriverlo per scaramanzia, almeno per il momento. Tanto è così prossimo che avrò a breve il tempo di smentirlo, mi auguro). Lì per lì ho riso. E lei, subito dopo mi ha abbracciato. L’ho trattenuta, colpito dall’ intensità del suo profumo e quasi chiesto un bacio con lo sguardo. Così ce lo siamo dati.
Ero talmente presente a me stesso e alla situazione che le ho detto qualcosa tipo: “se non fosse un sogno, dopo la notizia che mi hai appena dato…”
“Diglielo che ti dispiace!” ha risposto, interrompendomi.
Sapevo, come per via telepatica, a cosa si stava riferendo.
Riguardava il rapporto con mia moglie e il fatto che il nostro matrimonio fosse andato irrimediabilmente a rotoli. Quello che è accaduto immediatamente dopo non lo ricordo, tuttavia.
Lei ha smesso di parlarmi direttamente ed è tornata ai comandi, mentre io tentavo di dirle qualcosa a riguardo.
Ho sentito uno schiocco e poi una specie di botto nella testa.
Stavamo ora seduti sull’ala dell’aereo, quindi.
Era immobile, sospeso a cinquemila o più metri dal suolo, giudicai questo osservando le catene montuose di sotto.
Sentivo l’aria fresca e frizzante entrarmi nei polmoni. L’emozione era fortissima e incredibile. L’ho guardata (stavamo molto vicini, quasi attaccati), e ho visto subito il suo volto e tutto il resto offuscarsi e confondersi col nero pece della mia stanza buia.
Se escudo la transizione dalla cabina di pilotaggio all’ala, tutto era chiarissimo e nitido, vissuto in piena consapevolezza come nelle cose diurne.
Dettaglio particolarmente vivido è rimasto quello delle mie gambe che penzolavano nel vuoto e la fresca temperatura esterna.
29/8/2022
Sto camminando in un paesaggio innevato pieno di alberi. È notte, ma la Luna fa risplendere di una luce dorata il biancore che ricopre tutto.
Ciò che vedo si associa subito a un triste ricordo: un’amicizia che si è interrotta e a cui ho dato forse troppa importanza.
Riconosco qua e là alcune porzioni dell’ambiente circostante; sono uguali a delle immagini di scenari invernali che avevo scaricato dal web qualche mese fa. Il cielo è stranamente ricco di stelle, alcune di proporzioni insolite. Vedo, anche, un’aurora in lenta formazione in cui predominano onde di luce verde e indaco. Non ho alcun dubbio di trovarmi in un sogno. Immaginavo tutto questo con la fantasia già da molto prima che apparisse così, nel sonno. Mi sento parecchio giù. Osservo le mie calzature (indosso solo dei pesanti calzettoni a scacchi rossi e arancioni); sprofondano nello strato di neve del sentiero che sto percorrendo. Sento pure freddo ai piedi, ma rimangono asciutti. Mi fermo parecchie volte a osservare bene gli alberi e la volta celeste. Non riesco ad accettare di trovarmi in quel luogo splendido da solo. In lontananza vedo una casetta di legno con il camino fumante. Una luce gialla che esce dalla finestra e porta con vetro che da sul sentiero. Ne riconosco subito la struttura, anch’essa identica a una foto trovata su internet. Mi avvicino il più velocemente possibile, con la speranza di trovarci dentro una persona. Non riesco a raggiungerla in tempo, tuttavia, la visione sfuma.
Le impressioni più forti rimangono un insostenibile senso di abbandono e sconfitta, la strana luce e proporzione di alcune stelle (alcune sembravano più basse nel cielo notturno, come sfere sospese in aria e fra le nuvole).
“…Succede che a volte hai voglia di parlare con qualcuno, confidarti, ma non c’è un’anima di tua conoscenza che potrebbe capirti. Qualcuno con la tua stessa sensibilità, intendo, o che non si metterebbe a riderti in faccia.”
Sto pensando qualcosa del genere, fra me e me, forse, ma non le rispondo. Ha qualcosa di ostile, come se volesse rimproverarmi.
Sento freddo.
A un certo punto mi vedo, non so come, di lato.
Indosso un cappottone scuro, berretto e sciarpa marroni e sono in mezzo a una fiumana di persone che passeggiano per le vie del centro. Solo con i miei pensieri.
Mi trovo abbastanza patetico, brutto.
Le luci natalizie, quelle dei negozi ancora aperti, il brusio della gente; tutto partecipa a rendere ancora più acuto il mio delirio, anche se, devo ammetterlo, mi sento anche un po’cullato dalla visione, dalla sua bellezza e vitalità complessiva.
Da piazza Duomo, così, arrivo solo e infreddolito fino alle colonne di S.Lorenzo. Raggiungo il piazzale antistante alla chiesa con un passo così lento e tante di quelle stupide elucubrazioni che mi sembra di averci messo delle ore (la mia prima forte percezione del tempo in un sogno, da che ricordo).
A un certo punto, un vasto e multicolore reticolato di luminarie attira la mia attenzione. Sopra l’insegna di una bar ce ne sta pure una tubolare e al neon raffigurante Babbo Natale con in mano un cuore.
«Che strano!» penso osservandola. «Dovrebbe avere un pacco regalo o reggere una sacca piena di doni.»
Invece c’è quel cuore che si accende e spegne; dapprima molto lentamente, ma poi, quando cerco di avvicinarmi per studiarne meglio gli strani e tremolanti contorni, tanto rapidamente da arrivare a spegnersi con uno scoppiettio e sbuffo di fumo.
Capisco di trovarmi in un sogno. Ricordo all’improvviso che è ancora Settembre.
E allora mi accorgo anche che le strade sono vuote. La gente e le auto sono sparite all’improvviso.
Neanche riesco a pensarci per più qualche secondo, comunque, che mentre guardo tutt’attorno con stupore una tizia mi si avvicina alle spalle e mi chiama per nome.
Rimango tanto sorpreso nel vederla, ma non tanto per la sua bellezza davvero straordinaria, quanto per il suo pallore.
«Ci conosciamo?» le chiedo.
«Hmmm… » ha fatto lei. «Direi di sì.»
Insisto nel spiegarle che proprio non la riconosco.
«Non ti preoccupare!» dice con un sorriso. «Ci facciamo la chiacchierata di cui hai bisogno e poi ti verrà in mente chi sono…»
Poi indica il muretto da cui spuntano le colonne.
Ci avviciniamo e appoggio le mani a questo per issarmi a sedere.
Non ricordo altro.
Temevo che ci saremmo ghiacciati a stare fermi in quel luogo, ma subito la sensazione di freddo è svanita lasciandomi strabiliato. Tatto e temperatura sono le sensazione più forti che mi sono rimaste impresse, soprattutto nell’ultima parte del sogno.
Penso che la donna fosse molto somigliante a quella dell’aereo -è un'impressione che ho avuto al risveglio- ma non ne sono del tutto sicuro. Non sono riuscito in alcun modo a trattenere in memoria i suoi lineamenti.
23/9/2022
Non riesco ad avere sogni
lucidi. Quello avuto nelle prime ore del mattino non sono riuscito a
trattenerlo. Ricordo solo di aver avuto in casa una signora, forse intorno alla
sessantina. Minuta e coi capelli scuri, corti. Abbiamo parlato a lungo, forse
per tutta la durata del sogno, ma proprio non riesco a ricordare di che. L’unica
cosa strana e che mi è rimasta impressa era l’attività in cui era impegnata
durante la conversazione. Stava “restaurando” il logoro e scolorito involucro
di cartone di una vecchia videocassetta whs, quello con l’immagine e titolo del
film (che non ricordo), e lo stava facendo con un ferro da stiro! Sì, ci ha
passato sopra un piccolo ferro da stiro e l’ha fatta tornare lucida, intera e
perfetta, come nuova. E stato un sogno abbastanza assurdo e credo, anche,
piuttosto lungo. Ho cercato collegamenti con qualche evento o impressione avuta
nel corso della giornata che lo ha preceduto, ma non sono riuscito a
individuare alcuna associazione.
Curioso che qui la facoltà mnemonica
abbia subito una tale menomazione rispetto ai sogni avuti nei giorni e
settimane scorse.
Sono dentro a un magazzino e imbocco uno stretto corridoio. C’è poca luce e tutto tende al grigio. A un certo punto scorgo un’apertura nella parete alla mia destra, coperta parzialmente da un pannello di legno. Lo sposto e vedo cadere un’infinità di rotoli di cotone. Sono avvolti e compattati in forma cilindrica da una macchina, come fossero carta igienica. Il processo è automatico e veloce. Cadono proprio davanti all’apertura e, a parte questi e la macchina stessa che li espelle, non riesco a vedere cos’altro c’è nella stanza. Passo oltre, allora, finché non raggiungo un punto del corridoio in cui è presente una rampa che porta a un piano rialzato.
Il silenzio attorno è così intenso che m’induce a una riflessione: “perché non sento il rumore dei miei passi?”
Capisco, allora, di trovarmi in un sogno.
Corro lungo il piano rialzato. Sotto c’è ancora una porzione di corridoio visibile e uno scantinato o qualcosa del genere da cui sbuca un’ombra.
Mi fermo finché non compare la donna che la proietta. Una signora corpulenta e con gli occhiali, sulla sessantina. Ha i capelli lunghi e scuri. Mi fissa preoccupata, immobile.
Salto giù dal piano per raggiungerla.
Nel farlo mi sento come una tigre. Non saprei spiegarne la ragione se non per lo sguardo stesso della donna, atterrita come una preda. Infatti scappa e poi inciampa, cascando a terra come un sacco di patate. Quando le sono vicino il suo corpo si rimpicciolisce e diventa come quello di un pollo spiumato.
Ho poi la netta percezione di una mia carenza energetica. Cerco di plasmare qualcosa, come le pareti dello scantinato, ma rimangono stabili nel loro uniforme grigiore.
Rispetto ai precedenti sogni lucidi, non ho provato alcun entusiasmo nel viverlo. Mi sembrava di essere intrappolato, costretto in un percorso obbligato. Anche la visione della donna aveva un che di irritante.
Non sono riuscito a trovare nessi con i pensieri o le azioni della giornata che lo hanno preceduto.
22/11/2022
Ho smesso di trascrivere alcuni di questi sogni avuti ultimamente per via dello scarso impatto emotivo. Ho sperimentato in alcuni di essi, poi, brevi momenti di lucidità ed erano confinati più che altro nelle solite esperienze di volo o di balzi sovraumani.
Ieri notte, però, ho fatto un
sogno ordinario davvero particolare.
Mi trovavo in famiglia, a casa dei miei genitori. Loro erano sereni, ma a me pareva strano che non notassero il mio aspetto. Ero molto più giovane; intorno ai venti, credo. Così, sono andato in bagno a guardarmi allo specchio. Avevo proprio l’aspetto di quando frequentavo il Liceo. Poi mi sono scostato un ciuffo dalla tempia e ho notato che vicino all’attaccatura dei capelli si era staccato un lembo di pelle. Inorridito e piano piano ho cominciato a tirarlo. Sotto avevo un’altra faccia. Mi sono accorto che stavo sognando ma, questa volta, dominava una sensazione d’inquietudine e terrore. Una volta rimossa la maschera/pellicola di carne che ricopriva il mio vero volto, ci ho trovato un viso che non mi apparteneva. L’ho fissato a lungo e con stupore. Continuavo a chiedermi a chi potesse appartenere e dove potevo averlo visto. Sapevo che nei sogni vengono ricombinati ricordi e tutte le esperienze “registrate” dalla mente. Ero cosciente al cento per cento di questo. Il viso era quello di un uomo intorno alla trentina con gli occhi castano chiaro, a differenza dei miei che sono scuri. Inoltre, questi non aveva baffi e barba. Non era ne brutto ne bello, ma m’infastidiva e procurava angoscia. Se lo muovevo, alzando le sopracciglia o torcendo le labbra, notavo espressioni facciali strane. Aveva l’occhio destro un po’ gonfio (la palpebra superiore), ed era l’unica cosa che riuscivo a collegare alle giornate precedenti dato che avevo avuto un piccolo incidente sul lavoro proprio in quel punto. Mi son detto che, anche se non era il mio vero volto, era pur sempre meglio che portare una maschera, poi mi sono svegliato piangendo.
28/11/2022
Stavo in un attico. Dentro a un salone poco illuminato, simile ad altri già descritti nei sogni precedenti. Non ero cosciente di sognare. Credo stessi appoggiato allo schienale di un divano molto basso oppure a una specie di letto dai cuscini alti e appoggiati a una parete. Accanto a me c’era una donna. Ricordo che, soltanto un attimo prima, stavamo passeggiando da qualche parte, fuori (era notte). Avevamo passato molto tempo a ridere e chiacchierare, ma non ricordo neppure una parola, solo che avevamo una forte intesa. Era alta quanto me, magra e con i capelli mossi, lunghi e scuri, gli occhi azzurri. Abbastanza carina. Credo che se la vedessi in giro riuscirei subito a riconoscerla. Poi ci siamo ritrovati in quella stanza, sempre a discutere, ma sdraiati. Ricordo solo di aver pensato che stavamo bene insieme e che lei, a un certo punto, mi ha detto di voler indossare un certo costume per Carnevale. Stavamo molto vicini. Ho cercato, sempre nel sogno e mentre lei mi stava parlando, di ricordare il suo nome ma mi sono svegliato.
La sensazione è stata quella di aver avuto una lunga conversazione e di aver visitato un qualche tipo di strano luogo, ma proprio non sono riuscito a trattenerli in memoria.
Non credevo alle esperienze di OBE o extracorporee, così come vengono descritte, finché non sono riuscito a sperimentare personalmente ( o almeno in parte) anche questo tipo di sogno. Ovviamente anche la sensazione del distacco dev'essere, immagino, parte dell’illusione e non qualcosa di paranormale.
La mia esperienza si è prodotta a
seguito di una paralisi notturna. In alcuni testi sull’argomento e video visti
in Rete, tale fenomeno viene considerato anche ottimo trampolino di lancio al
viaggio astrale. Quello che ho fatto, quindi, dopo aver tentato per qualche
minuto di gridare aiuto e muovermi in preda al solito terrore, è ricordare
questa informazione. Il solo pensare all’eventualità di un’ esperienza
extracorporea, infatti, mi ha calmato e permesso di sollevare il braccio destro
(la sensazione era che mi fossi improvvisamente sbloccato e svegliato). Nel
farlo mi sono subito impressionato nel vederlo sdoppiarsi. Una replica esatta e
leggermente più chiara e offuscata nei colori è come cascata fuori, proprio
sotto al braccio reale, e potevo muoverla! L’emozione intensissima mi ha così
spinto ad abbassarlo subito e provare con tutto il busto. Mentre facevo questo
sforzo di sollevarmi a sedere sul letto, tuttavia, sentivo una forza immane
trattenermi alle spalle e al centro della schiena, come se avessi dei filamenti
e spessi cordoni di materiale plastico o gommoso. Era come tentare di scollarsi
da un grande chewing gum. Durante la trazione di questa roba che avevo dietro
sentivo pure un rumore simile a quello della plastica dei palloncini quando,
gonfi, vengono sfregati o attorcigliati per annodarli. Sono riuscito poi ad alzarmi
di scatto, ma completamente sveglio. Spero di avere altre occasioni e in queste
cercherò di rotolare di fianco come suggerito da manuale.
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