sabato 19 settembre 2015

Passaggio per Orione



“The dreaming, which is the infinity of changing psychic landscape we visit every night while asleep.”
Neil Gaiman

"Il sognare, l’infinito divenire del paesaggio dell’anima che visitiamo ogni notte mentre dormiamo."

-Johann Heinrich Füssli, "INCUBO"-


Wilma: una mamma come tante. Rigirò i corn-flakes nel latte di suo figlio Luigi, che deve ancora svegliarsi e andare a scuola. Accanto a lei ecco Alfredo, il padre, grossista alimentare.
Stava addentando un succulento cornetto alla crema.
Un fischio sottile uscì dalla caffettiera: Wilma andò a spegnere il fornello.
Luigi, tredici anni, si stropicciò le palpebre ed entrò in cucina con passo incerto.
— Buongiorno Gigino mio, vieni qua a dare un bel bacio alla mamma. Ma…fatti vedere: hai gli occhi cerchiati e il viso stanco, hai dormito?
Wilma prese un pezzo di carta assorbente, la inumidì e cominciò delicatamente a pulire gli occhi del figlio.
— Guarda qua, questi begli occhioni azzurri sono pieni di caccoline e crosticine, dev’essere passato l’Omino della Sabbia per farti viaggiare nella notte con dei bei sogni. E allora Gigino, perché non hai dormito?
Anche Alfredo, dopo aver sorseggiato la tazzina del caffè, si girò verso Luigi e disse con fare più deciso:
— Rispondi alla mamma, Luigi, per favore. Perché non hai dormito?
— Mamma, Papà, c’è una bestia sotto il mio letto, e non mi fa dormire.
— Ma dai, avrai fatto un brutto sogno, tesoro.
— No, mamma, guarda: l’ho anche disegnato.


Tre anni dopo ci troviamo sempre nella stessa cucina.
Wilma ora piangeva, seduta sulle gambe d’Alfredo.
Davanti a loro, seduto al tavolo e intento a fumarsi una Marlboro, c’era un prevosto che dimostrava molti più anni della sua vera età: Don Giuseppe Puglisi.
Il religioso stava sfogliando attentamente una cartella medica.
— E allora Alfredo, in questo momento Luigi sta assumendo dello Zoloft abbinato allo Xanax, per ottenere un effetto antidepressivo combinato a uno calmante?
Mi confermate che soffre d’ipersonnia cronica e acuta, dovuta a nevrosi d’angoscia?
In cucina era stato montato un monitor che controllava 24 ore su 24 la camera da letto del ragazzo. Don Giuseppe osservava attento il suo sonno, per ora tranquillo, e i tubi delle flebo che trafiggevano il braccio destro del ragazzo.
I coniugi Brambilla avevano già cambiato una decina di case, come avevano cambiato decine di psichiatri, psicologi, specialisti internisti ed erboristi; poi erano passati ai demonologi e agli indagatori del paranormale. Tutti avevano fallito e ora toccava a lui.
— Sì Don Giuseppe, questa è l’ultima prescrizione, con diagnosi, dello psichiatra. Luigino dorme ormai venti ore di fila. La situazione è gravissima.
— Sì, ho parlato col Dottor Casa.
Tra l’altro mi ha detto che nel 4° stadio del sonno, la fase NON-REM, avviene un inconsueto fenomeno cinestetico: le coperte si scoprono da sole e cadono a terra, come se qualcuno o qualcosa d’invisibile, le strappasse via di colpo.
Tutto questo è stato registrato dalla videocamera.
Poi Luigi si alza di scatto seduto e recita una strana preghiera:
“Ora vado a letto e cerco di dormire
Prego che Dio custodisca la mia anima
Se dovessi morire prima del mio risveglio
Prego che Dio si prenda la mia anima:
La luce scompare
Arriva la notte:
Prendi la mia mano:
Ce ne andiamo nel passaggio per Orione.”
Ancora più strano è quello che avviene nella fase REM successiva.
Si nota nelle riproduzioni video una lunga coda di ratto che comincia a scodinzolare, frusciando sul pavimento.
Poi esce da sotto il letto un animale somigliante a un grande eterocefalo glabro , una sorta di talpa con la coda da pantegana e il muso da castoro.
Si mette accanto alle orecchie di Luigi e sembra sussurrargli qualcosa.
Se qualcuno entra nella stanza per scacciarlo, o è già dentro per acchiapparlo, sussurra rapido le sue parole a Luigi e svanisce sotto il letto o nell’armadio o nel buio della stanza.
Al risveglio Luigi ricorda solo un’ombra gigantesca che incombe minacciosa su di lui, togliendogli il respiro.

illustrazione presa dal web

— Padre, pensa che un esorcismo possa liberarlo? — Wilma aveva smesso di singhiozzare e si stava asciugando gli occhi con un fazzoletto.
— Vuole qualcosa da bere?
— Grazie Wilma, se c’è del vino o della birra, volentieri.
Voglio essere franco con voi.
Come vi hanno senz’altro detto, sapete che sono stato sospeso a divinis e minacciato di scomunica latae sententiae per eresia.
Per fortuna molte cose stanno cambiando nelle gerarchie del Vaticano e sono stato reintegrato nel mio ruolo di esorcista e demonologo.
La faccio breve e semplice: io sostengo l’esistenza di Dèmoni, con l’accento sulla e, e di Demòni, con l’accento sulla o. I secondi sono quelli che praticano il male con ogni mezzo, quelli del film L’esorcista.
Voglio rassicurarvi, Luigi non è in mano ai Demòni.
Quando un’ora fa ho fatto un sopralluogo nella sua stanza, ho appoggiato all’improvviso un piccolo crocefisso benedetto sulla sua fronte. Nessuna reazione, e vi assicuro che “Loro” non amano molto questi scherzetti. Una volta mi hanno rotto tre clavicole con una mazza da baseball e un’altra ancora mi hanno dato fuoco con un accendino.
Questo essere soprannaturale che s’interessa a Luigi è un Dèmone: un’entità che si pone in uno stato intermedio tra ciò che è divino e ciò che è umano, come il dio Eros dei greci, e che si limita a ispirare e a suggerire al suo posseduto delle emozioni e delle immagini fantastiche.
Sarà poi la volontà dell’ ‘ispirato’ a scegliere liberamente azioni buone o altre riprovevoli.
A questo proposito, frugando nella stanza di Luigi, ho trovato questa fotografia nel suo comodino. Se non sbaglio, questo è vostro figlio una decina d’anni fa, sulle spalle d’Alfredo, mentre tu, Wilma, scatti. Dove siete?
— E’ vero Don Giuseppe, è la foto di una bella vacanza in Grecia.
Siamo a Epidauro, nel tempio d’Asclepio.


— Lo supponevo, e questa statuina che ho ritrovato nell’armadio, dove Luigi ha allestito un piccolo altare, vicino a un poster dei Metallica, con tanto d’incenso e candele, l’avete comprata lì?
— Sì padre, Gigino insisteva tanto per averla.
— E non c'è stata qualche... “relazione” tra... questa statuina e i... fenomeni che hanno interessato vostro figlio?

-Morfeo, calco ellenistico-

I due genitori si scambiarono uno sguardo fugace, poi Wilma scoppiò a piangere. Alfredo si voltò verso il sacerdote come a chiedere comprensione, ma, quando il prete parlò, la sua voce era severa:
— Andiamo, non verrete a dirmi che avete ignorato la faccenda, no? Insomma: un ragazzino costruisce un altare, dico, un altare in camera sua, lo dedica ad un dio pagano, dopo un po' comincia ad avere... beh, tutti i problemi che sappiamo e tutti fanno finta di niente? Se questi sono i presupposti, temo di non potervi essere d'aiuto.
Fece mostra di alzarsi, ma Wilma saltò su dalla sedia, lo afferrò per un braccio e, quasi con violenza, lo costrinse a sedersi.
— No padre, vede... tre anni fa, quando iniziò questa faccenda, notammo subito l'altare, ma non intervenimmo. Gigi stava crescendo e volevamo rispettare la sua autonomia. Insomma: i suoi coetanei davano ben altri problemi ai loro genitori: stavano tutto il giorno attaccati al computer, frequentavano brutta gente o peggio e, se tutto quello che ci toccava era una qualche forma di mania mitologica o religiosa.. beh, potevamo dirci fortunati.
— E poi, quando, su consiglio degli... esperti gli togliemmo la statua (intervenne Alfredo accompagnando la parola “esperti” con una smorfia simile a quella di chi ha appena odorato una zaffata di pesce marcio) — la faccenda peggiorò.
— Lei prima ha parlato de L'esorcista — disse Wilma  — ma poteva essere anche Poltergeist.
— Il televisore si accendeva da solo a una certa ora della notte, anche senza corrente — spiegò il padre.
— Il più delle volte si vedeva solo una specie di nebbia, ma ogni tanto si intravedeva una sagoma. Luigi si alzava e correva verso lo schermo dicendo che Lui stava chiamandolo e che era arrabbiato perché non gli rispondeva.
Quando cercavo di calmarlo dava in escandescenze. Poi, una notte... l'uomo tacque, incapace di parlare, e la donna gli pose una mano sul braccio, poi proseguì, come raccogliendo il testimone.
— C'ero anch'io e ho visto tutto quanto. Alfredo cercava di strappare via Luigi dallo schermo e Gigi faceva resistenza... urlava, sembrava avere una forza sovrumana... a un certo punto si è divincolato ed ha toccato la televisione. Alfredo ha cercato di strapparlo via e dallo schermo è uscito una specie di serpente luminoso, un lampo che gli ha sfiorato il braccio.
—Ho ancora la bruciatura — disse il padre.
—Poi è apparsa quella... cosa... quel talpone senza peli. Era dall'altra parte dello schermo, come una qualunque immagine televisiva, ma premeva per uscire. Ho visto con i miei occhi la televisione gonfiarsi come un pallone fatto col chewing gum... sarebbe esplosa di lì a poco. Allora sono andata in camera di Luigi, ho preso quella dannata statuetta (non eravamo riusciti a convincere Luigi a buttarla, ma l'avevamo messa in alto, nell'armadio) e sono corsa in salotto gridando è questo quello che vuoi? Eccolo, hai vinto tu. A questo punto quell'affare si è come sdoppiato. Di qua è passata una parte, una specie d’immagine, o di fantasma, che è poi quella che vediamo noi e dall'altra parte, dietro lo schermo, è rimasta l'altra parte, quella vera. Non mi chieda perché sono convinta che sia quella vera, ma è così.

-Johann Heinrich Füssli, "INCUBO", altra versione- 

— E per quanto mi riguarda, — concluse il padre — se per tenere quella cosa là dentro ed impedirle di uscire, devo tenermi una statua di Morfeo o quel che è in casa... beh non c'è problema. Non sono... non siamo religiosi, padre, senza offesa, e sono disposto a innalzare statuine anche al Presidente dell'INPS, se serve a qualcosa.
Il sacerdote si passò una mano sul mento, pensieroso.
— Indubbiamente, quella sera si è aperto un canale con l'Oltre. Voi avete cercato di chiudere la porta, per così dire, e avete ottenuto l'unico risultato di farla quasi sfondare. Lo avete impedito all'ultimo secondo, e adesso è incrinata, come se passassero solo gli spifferi, per usare un'altra metafora. Tuttavia...
— Parli pure, padre, anche se è solo un'ipotesi. A questo punto le ipotesi sono tutto quello che abbiamo.
Il sacerdote si alzò e prese a passeggiare per la stanza, come una forse involontaria imitazione di Aristotele.
— Dopo il mio... incidente con la Curia, ho viaggiato un po' e consultato testi che, normalmente, i religiosi non leggono. E’ poco noto, ma a Epidauro si praticava la prima forma di terapia del terrore notturno della nostra civiltà occidentale.
Nel tempio del dio della Salute, Asclepio, vi erano due colonnati di ordine ionico sovrapposti che portavano a un’ampia sala interna, chiamato Abaton, l’inaccessibile.
Questo edificio segreto che si apriva all’interno del santuario, era adibito all'accoglienza dei pellegrini in cerca di guarigione, che vi trascorrevano la notte in attesa del miracolo guaritore.
Durante il sonno, infatti, il dio Morfeo appariva in sonno ai malati e dettava loro le cure necessarie per debellare il loro male.
Morfeo, in queste apparizioni notturne, prendeva le forme delle persone o delle cose sognate. Fobetore, suo fratello, lo aiutava con le figure animali e Fàntasia, sua sorella, con le apparenze dei paesaggi e degli ambienti naturali o umani. Un domatore e una scenografa, insomma.
I tre fratelli, quando inviavano i sogni popolati da forme oniriche, portavano sempre con sé un mazzo di papaveri con cui, sfiorando le palpebre dei dormienti, donavano loro realistiche illusioni.
— Bella lezione di archeologia. Sono sicuro che anche io, se mi sniffo un po' di papaveri, faccio dei sogni molto interessanti — lo interruppe brusco Alfredo — ma il punto è: che cosa vuole questo Morfeo da nostro figlio?
— Questo è il punto che dovete comprendere, miei cari.

illustrazione presa dal web

Sono i Demòni che s’impossessano delle persone. I Dèmoni invece sono degli esseri che fanno da tramite tra il mondo materiale e quello trascendente e possono essere benefici, terrificanti, messaggeri, mediatori, voci di guida e di ammonimento personale e soprattutto custodi di regni a noi sconosciuti.
Come vi ho detto Morfeo è un dèmone, come lo erano le voci interiori di Socrate e di Diotima, e come lo sono gli Angeli della nostra tradizione cristiana.
Siamo noi che chiamiamo i Dèmoni: abbiamo bisogno di loro per accettare i cambiamenti e il divenire.
Luigi sta vivendo il difficile passaggio dall’infanzia alla maturità.
Ogni cosa con l’adolescenza deve cambiare e col cambiamento ci sono cose che prima o poi finiscono.
Vostro figlio si è rifugiato nel sogno e nell’incubo perché ha paura di cambiare, vale a dire ha paura dell’ignoto. Si tiene aggrappato alla sua infanzia che muore e il mancato contatto con l’ignoto genera mostri e confusione.
Per questo invochiamo i Dèmoni, e lo facciamo al livello sotterraneo dell’anima, non esplicito e civile.
Per chiamarli usiamo i nostri sintomi nervosi e corporei, segnali allusivi di chiamata e di aiuto rivolti a forze superiori.
Loro sono i custodi delle nostre emozioni profonde: la sessualità, l’aggressività, l’immaginazione, la riflessione, l’esuberanza vitale.
Loro ci mettono in contatto con le nostre regioni psichiche inesplorate, e in particolar modo quando siamo ragazzi e ci conosciamo poco o niente.
— Questo l'ha detto anche quel Giovanni Silenzio — disse Wilma con un filo di speranza nella voce.

-John Silence di Algernon Blackwood, l'archetipo di Dylan Dog-

— Te lo ricordi Alfredo?
— Un gran figlio di paragnosta, secondo me.
— Oh... sta' zitto. Diceva di essere una specie d’investigatore dell'occulto. Affermava che i fenomeni d’infestazione, o di ossessione, spesso interessano i giovani proprio per questa ragione. Sono più... ricettivi, più instabili, in continua evoluzione. I cambiamenti che avvengono nel passaggio verso l'età adulta possono liberare energie latenti, misteriose, nascoste ma potentissime e incontrollabili, che non potevano essere sconfitte o ignorate o controllate, ma con cui era necessario entrare in comunione per non essere distrutti. Ha usato queste parole, rammenti Alfredo?
— Mi ricordo della sua parcella.  
— E smettila una buona volta! — disse stizzita Wilma balzando in piedi.
— I soldi, i soldi, i soldi e Gigi che deve prendere buoni voti per andare in una buona università privata perché quelle pubbliche ormai fanno schifo e fare carriera come ingegnere in qualche bella multinazionale! Beh... quale carriera pensi che possa fare, adesso?
L'uomo girò la testa stizzito e la moglie si rivolse al sacerdote:
 — Sta dicendo che l'entità che perseguita nostro figlio non è necessariamente malvagia, non è così? Che ci sembra malvagia perché tutti noi, anche Gigi, ci rapportiamo male a essa?
Don Giuseppe si sedette. Sembrava preda di un intenso conflitto interiore.
— Venendo al problema concreto della salute di Luigi — disse — non posso forzarlo a spezzare la relazione col Dèmone, che con ogni probabilità è lo stesso Morfeo, camuffato da eterocefalo glabro da suo fratello Fobetore. Luigi ha bisogno di Morfeo: il Dèmone lo guida e lo illumina nell’oscurità della sua vita spaventata. Lo precipiterei nel dolore senza rimedio e nella disperazione assoluta.
Posso invece parlare con lo stesso Morfeo; non abbiate paura, è un Signore col quale si può conversare senza problemi.
Lui non vuole né il male né il bene di nessuno. È come una porta, che ognuno di noi apre per affrontare la paura dell’ignoto e del cambiamento.
Un applauso si propagò dal monitor verso la cucina.
Don Giuseppe, Wilma e Alfredo si volsero verso il video e notarono in primo piano il volto biancastro di una creatura dotata di una lunga capigliatura nera e azzurra, che stava applaudendo in modo lento e maestoso.
— Disanima perfetta. Ci rincontriamo Giuseppe, come stai?
Wilma e Alfredo urlarono. L'uomo, anzi, balzò in piedi a sua volta, afferrando una sedia come se volesse scagliarla contro la figura.
— È lui, gridò — La figura che appariva sullo schermo! Ma non era mai stata così nitida!
Don Giuseppe fece un gesto sereno ma imperioso e si avvicinò al televisore, mettendosi tra esso e gli altri due. Quando parlò, la sua voce appariva tesa, ma calma.
— Bene, anche se è un eufemismo, lo sai, qualche volta i Demòni mi strapazzano come un uovo al tegamino!
— Si lo so, sono entità presuntuose e dotate di scarso umorismo e hanno il vizio triviale di menare le mani. Porta pazienza, carissimo: chi è asino e leone si crede, al saltare del fosso se ne avvede.
— Morfeo, scusa se cambio discorso, ma che cosa vuole il ragazzo? Come posso svegliarlo da quello stato cronico di sonnambulismo e di panico notturno?
L'essere sullo schermo sorrise, come se si aspettasse la domanda e ne fosse lieto.
— Qual è la parola per le situazioni che non sono sempre uguali a se stesse, Giuseppe? Questo è il problema di Luigi.
— Il cambiamento.
— Esatto. E sai come lo curerò? Con un bel viaggio fino a Orione.
Il ragazzo si lamenta che sono dieci anni che non si fa un bell’itinerario d’esplorazione come vuole lui.
Voleva girare con la mountain-bike nei boschi, e non gli è stato permesso.
Voleva fare del motocross e gli è stato vietato.
Voleva fare del campeggio estivo con i suoi amici in riva al fiume, e non gli è stato concesso, anche se è innamorato cotto di una sua compagna di classe.
I tuoi datori di lavoro, Giuseppe, sono troppo apprensivi e asfissianti.              
— Ma è pericoloso, Morfeo! — intervenne Wilma.
— Oh, il pericolo! — disse l'Entità.
— Vuole che suo figlio resti sempre un bambino?  E lei, Alfredo, che progetti aveva, invece? Come vedeva il futuro di suo figlio? Scrivania in radica e piante di ficus, simbolo del potere? Vivere significa essere in pericolo, ma non c’è minaccia peggiore del restare sempre uguali a se stessi.
Bene. Giuseppe, tranquillizza i signori Brambilla. Stiamo partendo per Orione, non potete fermarci, è Luigi stesso che lo vuole.
Andrà tutto bene, e del resto, perché no?
La luminosità che era nella stanza crebbe, poi, all'improvviso, vi fu un lampo accecante, come uno schiaffo di luce che costrinse tutti i presenti a indietreggiare e un flusso di energia, simile a quello che Wilma aveva descritto prima, esplose dal televisore, attraversò la cucina serpeggiando e si diresse verso la camera da letto del ragazzo. La porta tremò, come colpita da una robusta spallata, poi il fascio luminoso la attraversò e scomparve.
— Bastardo! — urlò Alfredo avventandosi sul prete.
— Tu lo hai fatto uscire! Tu hai liberato Morfeo!
 Agguantò Don Luigi e lo sbattè contro lo stipite della porta, preparandosi a colpirlo, ma Wilma attraversò la camera e si afferrò al braccio del marito urlando:
— No!... forse...
Alfredo rivolse uno sguardo folle alla moglie e si precipitò verso la stanza del figlio, ma quando provò ad aprirla questa resistette.
L'uomo gridò e raddoppiò gli sforzi, prendendola a spallate, tirando e spingendo, ma invano. La maniglia era bloccata da una forza sconosciuta e inesorabile.
Wilma chiamò il marito e andò verso di lui, ma stavolta fu il sacerdote a fermarla.
— No — disse: — Sì, forse Morfeo mi ha ingannato, forse si è servito di me, delle mie conoscenze e delle mie attitudine psichiche, e anche dei miei crismi religiosi, per allargare il canale di comunicazione che aveva aperto con Luigi... tuttavia io non credo che la malattia di Luigi sia per la morte, ma per la vita. E anche tu, nel tuo cuore, lo sai, anche se la tua mente non ne è conscia. E ora è tempo che anche Alfredo se ne renda conto, a modo suo.
Una nuova luce, dolce e soffusa, stavolta, si propagò dal monitor e, quando Wilma e Don Giuseppe, si voltarono, videro uno spettacolo incredibile.
Luigi e Morfeo si libravano, mano nella mano, nello spazio siderale. Intorno a loro ammassi di galassie scoppiate e divorate da profondi buchi neri e pulsanti supernove che stavano partorendo luminose nuove stelle!
Si udì uno schianto e la porta della camera cedette mentre Alfredo lanciava un ultimo, spaventoso grido.
Dalla cucina, Don Giuseppe e la donna ne vedevano la sagoma stagliarsi sulla porta, ma, dallo schermo, vedevano quel che vedeva lui, come ripreso da una telecamera od osservato da un misterioso occhio onnisciente.
Ai suoi piedi c'era la pelle dell'eterocefalo, vuota, come se la creatura avesse perduto il corpo che la conteneva o come un bizzarro bruco che si era trasformato in una ancor più strana farfalla.
Tutt'intorno, la cameretta era scomparsa e lo spazio siderale si estendeva in ogni direzione e dimensione, mentre Morfeo e il ragazzo erano due figure che si allontanavano rimpicciolendo nell'immensità.  
— Andiamo, Luigi, non aver paura. Dobbiamo salire ancora più in alto per vedere questa meraviglia di caos da un’altra prospettiva!
Il ragazzo e il Dèmone, levitando, si alzarono in volo su quegli universi in formazione.
Dall’alto, (o forse dal basso o tutto dintorno, chi può dirlo?) tutto quell’apparente mucchio cosmico selvaggio si compose in una forma: sembrava una figura umana addormentata.
— Vedi Luigi, da dove nascono gli universi e i mondi?
Tutto origina da Orione, quel Dio addormentato che sogna le nostre vite.
Tutti i nostri sentimenti e i nostri pensieri sono in fondo solo le sue invenzioni e anche quando pensiamo di fare e di agire stiamo solo vivendo i suoi incubi e mettendo in scena la sua immaginazione.
Certe volte è gioioso e creatore e altre ancora è agitato e distruttivo, ma non è questo quello che conta. Quello non è un Dio buono o cattivo, bensì, appunto, un Dio artista!
Don Giuseppe e Wilma videro sul viso di Alfredo la rabbia e il dolore scomparire, per lasciare posto alla comprensione e allo stupore, poi anche loro lasciarono la cucina per affacciarsi alla camera di Luigi e rimirare, più da vicino, gli universi e le loro meraviglie.  





PAVOR NOCTURNUS (Passaggio per Orione)
Racconto di Mauro Banfi e Rubrus

3 commenti:

  1. Avevo già scritto qualcosa a riguardo di questo ottimo racconto, su questi “custodi di regni a noi sconosciuti”, e la ripropongo tale e quale anche per i lettori di AD. Sostanzialmente perché rimane ciò che ho compreso. Ebbene:…“Il demone mostra al ragazzo delle immagini, in antitesi alla campana di vetro di limiti e aspettative in cui vorrebbero tenerlo prigioniero i genitori (anche se in verità, più che una campana, ho in mente la caverna del mito platonico da cui si possono intravedere solo ombre della realtà); da una parte, comunque, c’è la madre che lo vorrebbe sempre ragazzo e uguale a sé stesso, impedendogli di crescere e liberare la sua energia vitale, dall’altra il padre che ne ha già progettato o idealizzato il futuro. Così, a questi, non resta altro che esplorare la propria interiorità, ascoltare la voce o lo squittio del raccapricciante roditore glabro e albino (interessante come suggestione visiva, questa specie di spaventosa nutria ectoplasmatica che esce da sotto il letto!…) che tuttavia può essere portatore di un grande e positivo cambiamento. Morale della storia?!… Niente male ragazzi, ma nel vero senso della parola, perché si aprono le porte dell’infinito. Ho apprezzato anche le varie citazioni; dal televisore che si gonfia come un palloncino preso dal film di Dario argento, fino alle riprese della cameretta in stile “Paranormal activity”. Poi, c’è anche l’esorcista con il ritrovamento della statuetta, Sandmann di quell'eccezionale racconto gotico che è "l'uomo della sabbia", ecc.. Tutte rese sicuramente non superflue o fini a se stesse anche dalla mano morigerata e sapiente del grande Bob.”
    Certo, anche qui Pavor Nocturnus non poteva mancare e ringrazio per avermi concesso di pubblicarlo.

    RispondiElimina
  2. Le cose non serve che siano accadute per essere vere. I Racconti e i Sogni sono le verità ombra che dureranno quando i semplici fatti saranno polvere e ceneri, e dimenticati.
    Morfeo (Sogno), in Dream Country da Sandman di Neil Gaiman

    Ho riflettuto a lungo sul dove e sul come pubblicare questo racconto.
    Alla fine ho compreso che Altre Dimensioni, il miglior weird blog della Rete italiana, era la casa giusta. Il pensiero di Gaiman mi ha guidato qua...

    Lunga vita a Fabio e ad AD!

    RispondiElimina
  3. Prendi un racconto cui hai messo mano (certo non da solo, in questo caso), lo rileggi e ti domandi se ci sia qualcosa da cambiare. In questo caso la risposta è no. Va bene così. Penso che una peculiarità sia quella di prendere elementi del terrificante e usarli per superare l'orrore. Insomma, per usare la terminologia della Radcliffe, si passa dall'orrore al terrore là dove l'orrore è raccapriccio e impotenza, mentre il terrore partecipa dell'esperienza del sublime. Penso che la morale di questo racconto possa essere una frase di Seneca: "Se volete non aver paura di nulla, dovete credere che tutto possa farvi paura."

    RispondiElimina

Commenti offensivi, volgari o inappropriati verranno rimossi.