"C'è nel mio cuore più di quel che ho sulle labbra, c'è nel mio desiderio più di quel che ho tra le mani.“ - Khalil Gibran.
La donna era stanca; aveva ricevuto nel suo appartamento trenta persone, una più disperata dell’altra.
Non era cosa semplice sopportare tutto quel dolore, attenersi senza intromissioni personali ai giudizi dell’angelo e riportare i suoi consigli.
Non era semplice soprattutto quando gli ospiti erano stranieri e lui le chiedeva di ripetere parola per parola ciò che pronunciava nella loro lingua.
«Bene… Il signor Pomodoro.» disse, fissando un po’ imbronciata l’uomo che si era appena seduto davanti a lei. L'ultimo della giornata, decise.
«Massimiliano!... Mi chiami pure così!»
«Ah! Sì… Edael mi sta dicendo, appunto, che il suo cognome la mette sempre un po’ in imbarazzo, signore, la fa sentire buffo.»
«Proprio così.» rispose Pomodoro.
«Eh, però, è proprio vero che arrossisce tanto quando si emoziona; proprio come un…»
«Già!» la interruppe lui.
«Ma, ora, perché dovrebbe?!»
Alludeva alle guance dell’uomo, già infuocate.
«Non si aspettava, forse, che potessi parlarci davvero?»
Massimiliano si voltò prima a destra poi a sinistra.
«Dove si trova?» chiese.
«Alla sua destra.»
«Edael, quindi. Si chiamerebbe così?»
«Sì. Si chiama proprio così. È una donna.»
«Una donna?» si stupì Pomodoro.
«Le piace manifestarsi in quel modo.»
«Può descrivermela?»
«Certo. È alta quasi il doppio di lei, bellissima, con dei lunghi capelli biondo rossicci, occhi viola… Veste di una tunica verde smeraldo, altrettanto lucente e che gli arriva fino ai piedi scalzi.»
«E le ali?» chiese l’uomo. «… Ci sono anche quelle?»
La donna guardò con attenzione.
«Mo’ le sta mettendo!... Due luci le sono appena esplose alle spalle e stanno prendendo proprio quella forma… Vuole farla contento, signore.» rise.
«Posso…» disse. «Posso sapere dove si trova mia moglie?» chiese Pomodoro.
Continuava a restare molto scettico, ma aveva un altrettanto, disperato bisogno di saperlo.
«Be’… Sta lì da due settimane, cioè da quando è morta.»
Lui la guardò, calmo, sforzandosi di razionalizzare, motivare la precisione con cui la mistica dimostrava di conoscere ogni dettaglio della sua situazione personale.
«Sono due settimane, no?!» lo incalzo quella.
«Già!...» L’uomo appoggiò i gomiti sul tavolo che li separava e si afferrò il capo con entrambe le mani, più interdetto e curioso che triste.
«Vorrei tanto sapere se…»
Ora, però, stava effettivamente per mettersi a piangere.
«… Vorrei tanto sapere dove si trova, insomma.» proseguì.
«In purgatorio. In una delle regioni più dure.» rispose la donna. «E ci dovrà stare per almeno tre anni. Uno per ogni figlio… Poi, se avrà affrontato con dignità le prove, passerà a uno stato molto migliore; quello che le anime chiamano “prato verde” o anticamera del Paradiso. Dipende tanto anche da quello che lei sarà disposto a fare con la preghiera, signore, per accelerarne l’uscita da quel luogo di penitenza.»
«Non capisco.» rispose l’uomo. «Perché mai dovrebbe trovarsi ancora a soffrire, aver bisogno delle mie suppliche, dopo la sua lunga malattia?»
«L’angelo mi sta dicendo che può rivelarlo solo in parte il motivo di tutto questo, e chiede se lei è davvero intenzionato a conoscerlo.»
Lo fissò negli occhi, seria.
«Chiede, anche, se lei è disposto a combattere responsabilmente contro ogni sentimento negativo potrà suscitarle questa rivelazione.»
«La verità… Voglio solo la verità.» disse Pomodoro, ma neppure era convinto del dono o carisma soprannaturale della donna, a onor di quanto risposto.
«Nessuno dei suoi tre figli, signore, è suo. Benché lei e la sua amata vi siate giurati davanti a Dio sincero amore, sono frutto di relazioni avute con altri uomini. Ognuno di questi bambini ha un padre diverso. Lei, benché solo ora può saperlo, signore, è sterile.»
Pomodoro s’inarcò leggermente all’indietro e rimase paralizzato, come trafitto da una spada al centro della schiena.
«… E si tratta, pure, di persone che lei conosce, incontra spesso, di cui ha sempre avuto molta stima e fiducia.» aggiunse la mistica.
L’uomo tentò di rispondere, ma la voce proprio non gli usciva.
«L’angelo mi sta dicendo di chiederle se riuscirà ad amare ancora i bambini allo stesso modo, se riuscirà a prendersene cura.»
«Stronzate!» gridò lui a un certo punto.
«… Sono tutte stramaledettissime stronzate!»
Si alzò di scatto dalla sedia, puntando l’indice sulla donna.
«… Non ci sono dei, né angeli né demoni; neppure assurdi paradisi o purgatori. Sono solo miti, cazzate, favole delle speranza, illusioni dettate dalla paura o difficile accettazione della morte!»
«Siediti!... L’angelo vuole che lei si sieda e stia calmo. Comprende la sua rabbia. Mi sta dicendo che, pur avendole rivelato ciò che necessario, è disposto a levare ogni dubbio sulla realtà di quanto ha appreso.»
La donna, poi, si levò gli occhiali e asciugò le lacrime con un fazzoletto. Veniva sempre commossa dalla pietà dell’angelo custode, di come questi esseri fossero sempre amorevoli e disposti a venirci in contro.
Pomodoro si sedette. Era proprio divenuto paonazzo, più simile a una melanzana. Sembrava che, di lì a pochi secondi, avrebbe pure potuto fumare dalle orecchie o esplodere.
Respirò profondamente, cercando di fare appello a tutte le sue forze, infatti.
«Perché mai un angelo, qualcosa che dovrebbe essere puro spirito, le appare di sesso femminile?» chiese.
Era conscio si trattasse di una domanda un po’ stupida in quel momento, ma non gli venne in mente niente di meglio per stornare quel caos di emozioni e pensieri negativi.
«Ci suono uomini e donne anche fra di loro, non come genere ma per via della sensibilità o modo in cui amano esprimersi. Qui sono solo visioni, puro spirito che può assumere qualsiasi forma, e là pure. Solo che nei cieli appaiono splendidi soltanto quanto lo sono realmente, potenti quanto ogni loro conquista li rende più vicini a Dio. È Il merito a dar loro qualsiasi facoltà, aspetto e cosa desiderino.»
«I cieli?» chiese l’uomo.
«Sì. Presso il Signore ci sono varie dimore e stati dell’essere, fin quasi a elevarsi alla Sua stessa essenza.»
«Ci sarebbero, quindi, anche case, paesaggi, animali, oggetti?!!!…»
«Sì. Molto più belli, sani, integri e sfolgoranti di nuova luce. La propria luce.» rispose la donna. «Anche la visione personale, naturalmente, si estende su di essi e li rende ancora più belli e importanti. Un po’ come già avviene qui, per chi sa guardare le cose nel modo giusto.»
«Mi sembra tutto troppo irreale, privo di fondamento.» commentò Pomodoro.
«E dove ti affondi o ancori adesso?...» chiese la mistica.
Adesso rispondeva meccanicamente, ripetendo le parole dell’angelo.
« …In ciò che vedi, conosci, forse? Nella ragione? Credi davvero che solo la tua mente possa descrivere, conferire grado di realtà a ciò che può o non può essere?» disse. «Credi davvero che niente possa andare oltre le tue esperienze, convinzioni e percezioni?»
«Sì, ma queste cose, queste figure spirituali fanno parte solo della mia tradizione religiosa, dannazione!... Fanno parte della mia cultura. Cos’è l’arcangelo Raffaele o il concetto di purgatorio, per esempio, per un cinese? Oppure, le preghiere per ottenere l’indulgenza??!… Il nulla più assoluto, immagino.»
«Vuoi affermare che, se una cosa non è vera per tutti, non lo è per nessuno?»
«Ah!...» l’uomo scosse il capo e si afferrò di nuovo le tempie, perplesso, poggiando i gomiti sul tavolo.
«… La verità dovrebbero riceverla tutti allo stesso modo, oppure sbaglio?! Vogliamo credere, poi, che lassù ci siano ancora persone impegnate in qualche attività, che lavorino o s’impegnino per qualcosa, magari, o che costruiscano case e indossino tuniche lucenti?» disse poi e sbuffò; era davvero avvilito.
«La verità dovrebbero averla, amarla, desiderarla o cercarla tutti?!... Questo ti chiedo io. Le anime, anche da noi, continuano a fare, esprimere la loro identità secondo ciò in cui credono e cui corrisponde il loro grado di evoluzione. Anche i luoghi che frequentano sono consoni, adeguati alle loro percezioni, fintanto che queste non passano a livelli superiori.»
«E il tempo?» chiese Pomodoro. «Mi sta dicendo che anche là c’è un tempo per ogni cosa, quindi?!»
«Anche là il tempo dipende dal piano di osservazione, certo, e il piano corrisponde al grado di consapevolezza raggiunto. Non è che, quando si muore, si diventa subito santi o consapevoli del Tutto, eh!... Altrimenti che abbiamo parlato a fare del Purgatorio fino adesso?!! »
Smise un attimo di spiegarsi e ripetere, e lo fissò di nuovo in quel suo modo strano e stanco.
«… Ma ora dimmi, caro, sei disposto a perdonare, credere in una possibilità di miglioramento anche per il peggiore dei tuoi “fratelli”? Credi di poter amare incondizionatamente i “tuoi” bambini? …Sei disposto ad ammettere la tua completa, ben definita e lineare ignoranza? Sei disposto a credere che anche il tuo senso logico è frutto di un condizionamento culturale, soltanto una delle tante tappe mentali che puoi raggiungere in questa breve vita terrena?»
Pomodoro scosse il capo. Non riusciva proprio a integrare tutta questa esperienza nelle sue convinzioni e aspettative.
«Non credere a tutto, ma neppure a niente!» disse la donna, tornata completamente padrona di sé. «… Questo è il consiglio del suo angelo, signore, almeno per il momento. Poi, certamente, farà di meglio, tutto il possibile per aprire ulteriormente il suo cuore.»
«Come posso crederci, sentirla anch’io questa…?»
Tentò di ricordare.
«Edael! Si chiama Edael.» rispose la donna. «E le parla spesso, eccome!... Parla alla sua coscienza, aldilà del frastuono della mente e dei suoi costrutti.»
«Io…» tentò di ribattere Pomodoro.
IO… Io… io…
«Resta in umile silenzio e ascoltaMi!» capì subito dopo, sentendo che non c’era più nulla da discutere o da chiedere.
"Oltre alle ali" racconto di Fabio Cavagliano 2021
Rubrus ha commentato:
Piaciuto . Per inciso, ma sto cogliendo un aspetto marginale, la risposta alla domanda relativa alla moglie scomparsa rafforza l'idea per cui certe cose è meglio non chiederle. PS: la mia idea di Purgatorio è molto più terra - terra: qualcosa di simile alla sala di attesa di un qualche ufficio pubblico.
Piacevole lettura, delicata e introspettiva, che suggerisce varie riflessioni. Oltre alle ali, sì, ma soprattutto oltre al frastuono della mente e dei suoi costrutti; oltre a quello, oltre al caos, oltre alla baraonda che la nostra mente produce a partire dal mondo socio-fisico intorno a noi... c'è quella voce? O ce n'è più di una? Ci sono voci che sussurrano, musiche che suonano, e ci siamo noi che forse talvolta le ignoriamo e talaltra riusciamo a percepirle.
RispondiEliminaInteressante il parallelismo - magari casuale - dei due racconti letti oggi: qui c'è una voce benevola e illuminante a parlare; lì, in "L'insegnamento", è una voce demoniaca e letale a farlo.
Ringrazio per l’attenta lettura, Giuseppe. Ogni tanto, vedi, riesco pure ad essere "delicato"!... L’altra storia di cui scrivi, in effetti, precede di non molto tempo la stesura di questa. Ed è così, per via del fatto che ogni cosa esiste per contrasto, che anche nella mia testaccia ben combattono e si manifestano più o meno frequentemente “luce” e “oscurità” (anche attraverso la scrittura). Il racconto è ispirato in gran parte ai doni carismatici e soprannaturali della mistica Evolo, di cui ho visto qualche video intervista su YT, e mie riflessioni su quella che potrebbe essere la vera natura di questi “angeli”.
EliminaMagari, poi, non sono tanto differenti da noi e ogni essere umano, al termine della sua evoluzione spirituale, è destinato a divenire uno di essi. Magari, anche il dialogo con la nostra coscienza non è altro che un contatto con questo nostro futuro o sé superiore.