" Ogni
vera saggezza esiste soltanto lontano dagli uomini, nella grande solitudine, e
può essere ottenuta solo
attraverso le sofferenze. Le privazioni e i dolori sono l'unica cosa che può
aprire l'animo di un essere umano a ciò che ad altri è
celato."
Igjugarjuk,
sciamano degli Eschimesi Caribù a Rasmussen, esploratore artico.
C’era una
volta un mondo feroce e malvagio, dove ormai nessuno aveva più voglia di
leggere una fiaba, perché era solo una perdita di tempo.
Sul margine di
una grande foresta sopravvissuta per miracolo al disboscamento intensivo
globale, viveva un povero operaio imballatore precario, (lasciato a casa da una
multinazionale specializzata in vendite on line, dopo un contratto a tempo di
due mesi) con la moglie, (disoccupata da decenni era dedita alla prostituzione,
a insaputa del marito) e i due figli di primo letto, un maschio di nome
Anselmo, soprannominato Ansi, e una femmina di nome Greta.
Avevano poco e niente da mangiare e in più nella nazione in cui vivevano, il Belpaese, c'era una crisi economica devastante e lo Stato se ne fregava se i cittadini morivano di fame e il papà non riusciva nemmeno a procurarsi il pane tutti giorni.
Una notte, nel letto, preoccupato per quella povertà, disse alla moglie sospirando:
— Che fine faremo? Come facciamo a dare da mangiare ai nostri figli se non basta nemmeno per noi?
— Senti qua — disse lei.
— Faremo così. Domattina presto li porteremo nel cuore della foresta, li faremo mettere comodi, accenderemo un fuoco per scaldarli, daremo loro un po' di pane e poi li lasceremo soli. Non riusciranno a trovare la via di casa e così ce ne saremo sbarazzati.
— No, no, no — disse il marito, — non posso. Abbandonare i miei figli nella foresta? Mai! Le bestie li divoreranno.
— Sei uno sciocco — disse la moglie.
— Nel bosco di animali non ce ne sono più, se non qualche raro volatile. Sono già stati tutti ammazzati e macellati dai cacciatori o dai fuoristrada delle bande di criminali che scorrazzano abusivamente per i sentieri, inquinando e distruggendo ogni forma vivente che tirano sotto.
Piuttosto, pensa che se non ci sbarazziamo di loro, moriremo di fame tutti e quattro. Puoi già cominciare a preparare il legno per le bare, perché non abbiamo neanche il denaro per le pompe funebri.
Continuò a incalzarlo con la sua stridente voce petulante, finché lui non si arrese.
— Non riuscirò mai a darmi pace per questa cosa — disse lui.
— Li abbiamo messi al mondo per poi abbandonarli come oggetti rotti e inutili? Non riesco a non provare vergogna per noi e pietà per loro...
I bambini nella stanza a fianco erano svegli. Non riuscivano a dormire per la fame e sentirono quel che diceva la cinica matrigna.
Greta, piangendo amaramente, bisbigliò:
— Oh, Ansi, è la fine! Quel mostro della matrigna vuole ucciderci!
— Zitta — disse Anselmo — non preoccuparti. So io cosa fare.
Non appena gli adulti si furono addormentati, Anselmo scese dal letto, si mise la sua vecchia felpa tutta buchi e toppe, aprì la metà inferiore dell'uscio e strisciò fuori. La luna splendeva e i ciottoli bianchi davanti a casa luccicavano come piccoli diamanti. Anselmo si accucciò e se ne riempì le tasche. Poi tornò dentro, si mise a letto e bisbigliò:
— Non preoccuparti Greta. Adesso dormi. Dio ci protegge e io ho un piano.
Alle prime luci dell'alba del giorno dopo, entrò la matrigna e li buttò giù dal letto senza nemmeno salutarli.
— Svegliatevi fannulloni! Andiamo nella foresta a fare un po' di legna.
E diede loro una fetta di pane secco e ammuffito.
— Eccovi il pranzo. E non v’ingozzate subito, perché non c'è altro.
Anselmo mise il pane nel suo zainetto per la scuola, (lui e Greta non la frequentavano più da un mese, perché la matrigna li aveva ritirati dagli studi per usarli per i mestieri di casa), perché le sue erano piene di pietruzze bianche.
S’incamminarono insieme verso la foresta. Di tanto in tanto Anselmo si fermava e guardava verso casa, finché alla fine il padre disse:
— Che fai ragazzo? Cammina. Usale le gambe.
— Guardo la mia gattina rossa — disse Anselmo. — E’ seduta sul tetto e miagola. Vuole dirmi addio.
— Che stupido — disse la donna — non è il gatto, è il riverbero del sole sul camino.
In realtà, Ansi aveva lasciato cadere i sassolini sul sentiero alle sue spalle, uno dopo l'altro. Si guardava indietro per assicurarsi che fossero visibili.
Arrivati in mezzo alla foresta, il padre disse: — Andate a raccogliere dei ramoscelli. Vi preparo un fuoco, così non vi raffreddate.
Avevano poco e niente da mangiare e in più nella nazione in cui vivevano, il Belpaese, c'era una crisi economica devastante e lo Stato se ne fregava se i cittadini morivano di fame e il papà non riusciva nemmeno a procurarsi il pane tutti giorni.
Una notte, nel letto, preoccupato per quella povertà, disse alla moglie sospirando:
— Che fine faremo? Come facciamo a dare da mangiare ai nostri figli se non basta nemmeno per noi?
— Senti qua — disse lei.
— Faremo così. Domattina presto li porteremo nel cuore della foresta, li faremo mettere comodi, accenderemo un fuoco per scaldarli, daremo loro un po' di pane e poi li lasceremo soli. Non riusciranno a trovare la via di casa e così ce ne saremo sbarazzati.
— No, no, no — disse il marito, — non posso. Abbandonare i miei figli nella foresta? Mai! Le bestie li divoreranno.
— Sei uno sciocco — disse la moglie.
— Nel bosco di animali non ce ne sono più, se non qualche raro volatile. Sono già stati tutti ammazzati e macellati dai cacciatori o dai fuoristrada delle bande di criminali che scorrazzano abusivamente per i sentieri, inquinando e distruggendo ogni forma vivente che tirano sotto.
Piuttosto, pensa che se non ci sbarazziamo di loro, moriremo di fame tutti e quattro. Puoi già cominciare a preparare il legno per le bare, perché non abbiamo neanche il denaro per le pompe funebri.
Continuò a incalzarlo con la sua stridente voce petulante, finché lui non si arrese.
— Non riuscirò mai a darmi pace per questa cosa — disse lui.
— Li abbiamo messi al mondo per poi abbandonarli come oggetti rotti e inutili? Non riesco a non provare vergogna per noi e pietà per loro...
I bambini nella stanza a fianco erano svegli. Non riuscivano a dormire per la fame e sentirono quel che diceva la cinica matrigna.
Greta, piangendo amaramente, bisbigliò:
— Oh, Ansi, è la fine! Quel mostro della matrigna vuole ucciderci!
— Zitta — disse Anselmo — non preoccuparti. So io cosa fare.
Non appena gli adulti si furono addormentati, Anselmo scese dal letto, si mise la sua vecchia felpa tutta buchi e toppe, aprì la metà inferiore dell'uscio e strisciò fuori. La luna splendeva e i ciottoli bianchi davanti a casa luccicavano come piccoli diamanti. Anselmo si accucciò e se ne riempì le tasche. Poi tornò dentro, si mise a letto e bisbigliò:
— Non preoccuparti Greta. Adesso dormi. Dio ci protegge e io ho un piano.
Alle prime luci dell'alba del giorno dopo, entrò la matrigna e li buttò giù dal letto senza nemmeno salutarli.
— Svegliatevi fannulloni! Andiamo nella foresta a fare un po' di legna.
E diede loro una fetta di pane secco e ammuffito.
— Eccovi il pranzo. E non v’ingozzate subito, perché non c'è altro.
Anselmo mise il pane nel suo zainetto per la scuola, (lui e Greta non la frequentavano più da un mese, perché la matrigna li aveva ritirati dagli studi per usarli per i mestieri di casa), perché le sue erano piene di pietruzze bianche.
S’incamminarono insieme verso la foresta. Di tanto in tanto Anselmo si fermava e guardava verso casa, finché alla fine il padre disse:
— Che fai ragazzo? Cammina. Usale le gambe.
— Guardo la mia gattina rossa — disse Anselmo. — E’ seduta sul tetto e miagola. Vuole dirmi addio.
— Che stupido — disse la donna — non è il gatto, è il riverbero del sole sul camino.
In realtà, Ansi aveva lasciato cadere i sassolini sul sentiero alle sue spalle, uno dopo l'altro. Si guardava indietro per assicurarsi che fossero visibili.
Arrivati in mezzo alla foresta, il padre disse: — Andate a raccogliere dei ramoscelli. Vi preparo un fuoco, così non vi raffreddate.
I bambini
fecero una fascina e il padre lo accese. Quando il fuoco prese a bruciare per
bene, la donna disse: — Mettetevi comodi, cari. Rannicchiatevi accanto al fuoco
a scaldarvi. Noi andiamo a fare un altro po' di legna e torniamo a prendervi
più tardi.
Ansi e Greta
si sedettero vicino al fuoco. Quando capirono che era quasi mezzogiorno,
mangiarono il pane. Sentivano il rumore di una scure non molto lontano e
pensarono che il papà fosse vicino; ma non era una scure, bensì un ramo che era
stato appeso a un albero secco; un raggiro ideato dalla matrigna per far
credere loro che non erano soli. Il vento lo faceva ondeggiare
avanti e indietro, mandandolo a sbattere contro il legno.
I bambini rimasero seduti lì a lungo e a poco a poco le palpebre si fecero pesanti. Trascorso il pomeriggio, la luce calò e loro, appoggiati l'uno all'altra, si addormentarono.
Quando si svegliarono, era buio pesto. Greta si mise a piangere:
— Come faremo a trovare la strada?
— Aspettiamo che spunti la luna — disse Anselmo, — e vedrai che il mio piano funzionerà.
La luna spuntò, piena e lucente, e i ciottoli bianchi che Anselmo aveva lasciato cadere brillavano come monete nuove di zecca. Mano nella mano, i due bambini seguirono la traccia per tutta la notte e arrivarono a casa sul fare dell'alba.
Bussarono forte perché la porta era serrata. La donna andò ad aprire e sgranò gli occhi dalla sorpresa:
I bambini rimasero seduti lì a lungo e a poco a poco le palpebre si fecero pesanti. Trascorso il pomeriggio, la luce calò e loro, appoggiati l'uno all'altra, si addormentarono.
Quando si svegliarono, era buio pesto. Greta si mise a piangere:
— Come faremo a trovare la strada?
— Aspettiamo che spunti la luna — disse Anselmo, — e vedrai che il mio piano funzionerà.
La luna spuntò, piena e lucente, e i ciottoli bianchi che Anselmo aveva lasciato cadere brillavano come monete nuove di zecca. Mano nella mano, i due bambini seguirono la traccia per tutta la notte e arrivarono a casa sul fare dell'alba.
Bussarono forte perché la porta era serrata. La donna andò ad aprire e sgranò gli occhi dalla sorpresa:
— Disgraziati!
Ci avete fatto preoccupare!
E li abbracciò così forte che sembrava volesse soffocarli.
—Perché avete dormito così tanto? Pensavamo che non sareste mai tornati!
E diede loro dei pizzicotti sulle guance come se fosse stata davvero contenta di vederli.
Un momento dopo scese il padre e il viso gli si riempì di gioia e sollievo, poiché lui in realtà non avrebbe voluto abbandonarli. Inoltre era contento perché gli avevano stipulato un altro contratto di lavoro di sette giorni.
E per quella volta furono salvi. Ma dopo poco tempo che ci fu un'altra ripresa della crisi economica, la gente pativa la fame e il padre era ancora stato lasciato a casa. Una notte i bambini udirono la matrigna che diceva al papà:
— Le cose vanno male. Ci è rimasta solo una pagnotta e poi moriremo tutti. Dobbiamo assolutamente sbarazzarci dei bambini. L'altra volta devono avere usato un trucco, ma se li portiamo ancora più in là nel bosco non riusciranno a trovare la via di casa.
— Oh, basta! Non posso, non posso — disse il papà.
— Nella foresta non ci saranno le bestie feroci ma ci sono i criminali, i pedofili, le bande di giovani teppisti cocainomani e Dio sa che altro. Non sarebbe meglio dividere la pagnotta con i bambini?
— Non essere stupido — disse la donna malvagia.
— Che senso ha? Tu sei un uomo senza coglioni, questo è il problema. Uno stupido infiacchito del cazzo! Infatti, ce l’hai sempre molle…
Lo riempì di critiche con la sua voce da iena e lui non seppe più come difendersi: se si cede una volta, poi il cervello è lavato e pronto per la schiavitù.
I bambini erano svegli e avevano udito tutto. Quando i grandi si addormentarono, Anselmo si alzò e provò di nuovo a uscire, ma la donna aveva serrato la porta e nascosto la chiave. Ciononostante Ansi tornò a letto a confortare la sorella dicendole:
— Non ti preoccupare Greta. Adesso dormi. Dio ci proteggerà.
La mattina dopo, la donna venne a svegliarli come aveva fatto la volta prima e diede loro un pezzo di pane, ancora più piccolo e muffo dell'altra volta. Mentre andavano nella foresta, Anselmo sbriciolò il pane sul sentiero, fermandosi di tanto in tanto per assicurarsi che le briciole fossero ben visibili.
— Ansi cammina — gli disse il padre — smettila di guardare sempre indietro.
— Stavo guardando la coppia delle nostre cicogne nel nido del tetto — disse Ansi. — Vuole dirmi addio.
E li abbracciò così forte che sembrava volesse soffocarli.
—Perché avete dormito così tanto? Pensavamo che non sareste mai tornati!
E diede loro dei pizzicotti sulle guance come se fosse stata davvero contenta di vederli.
Un momento dopo scese il padre e il viso gli si riempì di gioia e sollievo, poiché lui in realtà non avrebbe voluto abbandonarli. Inoltre era contento perché gli avevano stipulato un altro contratto di lavoro di sette giorni.
E per quella volta furono salvi. Ma dopo poco tempo che ci fu un'altra ripresa della crisi economica, la gente pativa la fame e il padre era ancora stato lasciato a casa. Una notte i bambini udirono la matrigna che diceva al papà:
— Le cose vanno male. Ci è rimasta solo una pagnotta e poi moriremo tutti. Dobbiamo assolutamente sbarazzarci dei bambini. L'altra volta devono avere usato un trucco, ma se li portiamo ancora più in là nel bosco non riusciranno a trovare la via di casa.
— Oh, basta! Non posso, non posso — disse il papà.
— Nella foresta non ci saranno le bestie feroci ma ci sono i criminali, i pedofili, le bande di giovani teppisti cocainomani e Dio sa che altro. Non sarebbe meglio dividere la pagnotta con i bambini?
— Non essere stupido — disse la donna malvagia.
— Che senso ha? Tu sei un uomo senza coglioni, questo è il problema. Uno stupido infiacchito del cazzo! Infatti, ce l’hai sempre molle…
Lo riempì di critiche con la sua voce da iena e lui non seppe più come difendersi: se si cede una volta, poi il cervello è lavato e pronto per la schiavitù.
I bambini erano svegli e avevano udito tutto. Quando i grandi si addormentarono, Anselmo si alzò e provò di nuovo a uscire, ma la donna aveva serrato la porta e nascosto la chiave. Ciononostante Ansi tornò a letto a confortare la sorella dicendole:
— Non ti preoccupare Greta. Adesso dormi. Dio ci proteggerà.
La mattina dopo, la donna venne a svegliarli come aveva fatto la volta prima e diede loro un pezzo di pane, ancora più piccolo e muffo dell'altra volta. Mentre andavano nella foresta, Anselmo sbriciolò il pane sul sentiero, fermandosi di tanto in tanto per assicurarsi che le briciole fossero ben visibili.
— Ansi cammina — gli disse il padre — smettila di guardare sempre indietro.
— Stavo guardando la coppia delle nostre cicogne nel nido del tetto — disse Ansi. — Vuole dirmi addio.
— Non sono le
tue cicogne, deficiente — disse la donna, — sono scappate via quando ci siamo
mangiati arrosto i loro tre pulli; è il riverbero del sole sul camino. Smettila
di perdere tempo.
Anselmo smise di guardare indietro, ma continuò a sbriciolare il pane in tasca e a buttarlo sul sentiero. La donna li costringeva a camminare velocemente e s’inoltrarono nella foresta più di quanto non avessero mai fatto.
Alla fine la donna disse: — Eccoci! — e accesero di nuovo un fuoco per far scaldare i bambini.
— Non muovetevi di qui. Sedetevi e non spostatevi finché non veniamo a prendervi. Abbiamo già abbastanza preoccupazioni, non aggiungetene altre. Saremo di ritorno stasera.
I bambini se ne stettero lì seduti e quando fu mezzogiorno si divisero il pezzetto di pane di Greta, perché quello di Ansi non c'era più. Poi si addormentarono e l'intero giorno trascorse, ma nessuno tornò a prenderli.
Era buio quando si svegliarono.
Anselmo smise di guardare indietro, ma continuò a sbriciolare il pane in tasca e a buttarlo sul sentiero. La donna li costringeva a camminare velocemente e s’inoltrarono nella foresta più di quanto non avessero mai fatto.
Alla fine la donna disse: — Eccoci! — e accesero di nuovo un fuoco per far scaldare i bambini.
— Non muovetevi di qui. Sedetevi e non spostatevi finché non veniamo a prendervi. Abbiamo già abbastanza preoccupazioni, non aggiungetene altre. Saremo di ritorno stasera.
I bambini se ne stettero lì seduti e quando fu mezzogiorno si divisero il pezzetto di pane di Greta, perché quello di Ansi non c'era più. Poi si addormentarono e l'intero giorno trascorse, ma nessuno tornò a prenderli.
Era buio quando si svegliarono.
— Zitta, non
piangere — disse Anselmo a Greta
— quando spunterà la luna, riusciremo a vedere
le briciole e a trovare la via di casa.
La luna spuntò e cominciarono a cercare le briciole, ma non ne trovarono nessuna. Le migliaia di uccelli che volavano per boschi e campi le avevano beccate tutte.
— Troveremo la strada — disse Anselmo.
Ma non trovarono la via di casa in nessuna direzione. Camminarono tutta la notte e tutto il giorno successivo, continuando a perdersi. In più avevano fame, una fame terribile, perché non avevano mangiato nient'altro che alcune bacche. Erano tanto stanchi che a un certo punto si stesero sotto un albero e subito si addormentarono.
Il mattino del terzo giorno si svegliarono e provarono a rimettersi in cammino, si persero di nuovo a ogni passo si addentravano nella foresta oscura.
Dovevano trovare aiuto in fretta o sarebbero morti.
A mezzogiorno però, videro una cicogna poggiata su un ramo che li salutava battendo il becco.
I bambini si fermarono meravigliati ad ascoltarla, poi allungò le ali e volò più in là e i bambini la seguirono. Si posò e ricominciò a battere il becco, poi di nuovo volò più in là, muovendosi alla stessa andatura dei bambini, come per guidarli.
E all'improvviso si ritrovarono davanti a una casetta. La cicogna si poggiò sulla copertura in lamiera della casotta, un tetto che recava una strana insegna pubblicitaria:
La luna spuntò e cominciarono a cercare le briciole, ma non ne trovarono nessuna. Le migliaia di uccelli che volavano per boschi e campi le avevano beccate tutte.
— Troveremo la strada — disse Anselmo.
Ma non trovarono la via di casa in nessuna direzione. Camminarono tutta la notte e tutto il giorno successivo, continuando a perdersi. In più avevano fame, una fame terribile, perché non avevano mangiato nient'altro che alcune bacche. Erano tanto stanchi che a un certo punto si stesero sotto un albero e subito si addormentarono.
Il mattino del terzo giorno si svegliarono e provarono a rimettersi in cammino, si persero di nuovo a ogni passo si addentravano nella foresta oscura.
Dovevano trovare aiuto in fretta o sarebbero morti.
A mezzogiorno però, videro una cicogna poggiata su un ramo che li salutava battendo il becco.
I bambini si fermarono meravigliati ad ascoltarla, poi allungò le ali e volò più in là e i bambini la seguirono. Si posò e ricominciò a battere il becco, poi di nuovo volò più in là, muovendosi alla stessa andatura dei bambini, come per guidarli.
E all'improvviso si ritrovarono davanti a una casetta. La cicogna si poggiò sulla copertura in lamiera della casotta, un tetto che recava una strana insegna pubblicitaria:
Il casotto era
uno spaccio di alimentari edificato in una radura della foresta, probabilmente
per cacciatori, pescatori, contadini locali e turisti del fine settimana.
I poveri bambini erano così affamati che nemmeno bussarono o chiesero il permesso. Aprirono la porta della casetta di legno ed entrarono.
Non c’era nessuno e notarono subito degli scaffali ricolmi di cibarie e ogni ben di Dio.
Sull’orlo dello sfinimento per inedia, cominciarono a prendere prodotti alimentari dagli scaffali e a mangiare avidamente.
I poveri bambini erano così affamati che nemmeno bussarono o chiesero il permesso. Aprirono la porta della casetta di legno ed entrarono.
Non c’era nessuno e notarono subito degli scaffali ricolmi di cibarie e ogni ben di Dio.
Sull’orlo dello sfinimento per inedia, cominciarono a prendere prodotti alimentari dagli scaffali e a mangiare avidamente.
All’improvviso
la porta del retrobottega si aprì e ne uscì zoppicando una donna anziana,
vestita di rosso e con i capelli tinti di un nero corvino ramato.
Anselmo e Greta, colti di sorpresa, smisero di aprire merendine e la fissarono mentre masticavano gli ultimi bocconi.
Con fare mansueto e voce suadente la vecchia si rivolse loro:
Anselmo e Greta, colti di sorpresa, smisero di aprire merendine e la fissarono mentre masticavano gli ultimi bocconi.
Con fare mansueto e voce suadente la vecchia si rivolse loro:
— Sempre i
soliti ladri maledetti, eh? Cominciate già da piccoli, bastardi, ma adesso vi
concio io per le feste.
Detto questo, sfilò da sotto il bancone dello spaccio una doppietta, la aprì e cominciò a caricarla con cartucce a sale grosso del 20.
Ansi, deglutito in fretta l’ultimo boccone, cercò di replicare all’anziana armata:
— Aspetti Signora, si calmi: siamo stati abbandonati nella foresta dai nostri genitori come cani rognosi, e stavamo morendo di fame e di sete…
Detto questo, sfilò da sotto il bancone dello spaccio una doppietta, la aprì e cominciò a caricarla con cartucce a sale grosso del 20.
Ansi, deglutito in fretta l’ultimo boccone, cercò di replicare all’anziana armata:
— Aspetti Signora, si calmi: siamo stati abbandonati nella foresta dai nostri genitori come cani rognosi, e stavamo morendo di fame e di sete…
Un colpo a
sale grosso lo colpì in pieno petto. Anselmo crollò a terra gemendo di dolore.
Greta piangendo lo soccorse e tamponò la sua ferita superficiale, mista di
sangue e sale, col suo fazzoletto rosa lindo e profumato di bucato.
La vecchietta cominciò a ridere istericamente e a dare ordini come una Esse
Esse nazista:
— Avanti troietta! Trascina quella carogna del tuo fratellino nel retrobottega.
Muoviti, o faccio saltare in pezzi quel tuo bel musino — intimò a Greta, avvicinando le canne mozze della doppietta al suo volto.
— Va bene Signora – la supplicò la bambina — non si arrabbi, farò subito come dice!
— Ti prego Ansi, aiutami, rimettiti in piedi, non ce la faccio a trascinarti.
Con uno sforzo terribile, ancora traumatizzato dalla violenta mazzata di sale grosso, Anselmo, appoggiandosi a Gretel, incespicò fino al retrobottega.
— Avanti troietta! Trascina quella carogna del tuo fratellino nel retrobottega.
Muoviti, o faccio saltare in pezzi quel tuo bel musino — intimò a Greta, avvicinando le canne mozze della doppietta al suo volto.
— Va bene Signora – la supplicò la bambina — non si arrabbi, farò subito come dice!
— Ti prego Ansi, aiutami, rimettiti in piedi, non ce la faccio a trascinarti.
Con uno sforzo terribile, ancora traumatizzato dalla violenta mazzata di sale grosso, Anselmo, appoggiandosi a Gretel, incespicò fino al retrobottega.
Il retro era
uno stanzone fetido e umido, e le finestre sembravano sbarrate da tempi
immemorabili. Sul lato sinistro c’erano quattro strette gabbie d’acciaio come
nei canili e su quello destro tre enormi forni a microonde, nel primo dei quali
Greta scorse con orrore quelli che sembravano i resti di un ragazzino di
quattordici anni. Ricominciò a piangere disperatamente.
— Muoviti puttanella! Sbatti tuo fratello in quella gabbia e chiudila per bene! Non farmi perdere tempo con i tuoi piagnistei o ti sparo in faccia all’istante!
Greta obbedì in silenzio, con le lacrime agli occhi, e poi con un calcio fu sbattuta in una cella puzzolente di sangue rappreso e orina, e rinchiusa a doppia mandata.
— V’insegno io a rubare nelle case delle persone perbene! – disse la vecchiaccia psicopatica. Riavviò il primo microonde, e se ne andò spegnendo la luce.
Greta, mentre Ansi gemeva ancora per la ferita al petto, accanto a lei, vide nel buio profondo l’inquietante luce del forno che illuminava i resti umani - messi a rosolare col grill lento - di quello sfortunato ragazzino e cominciò a urlare.
La vecchiaccia sentendola strillare prese a sghignazzare.
— Muoviti puttanella! Sbatti tuo fratello in quella gabbia e chiudila per bene! Non farmi perdere tempo con i tuoi piagnistei o ti sparo in faccia all’istante!
Greta obbedì in silenzio, con le lacrime agli occhi, e poi con un calcio fu sbattuta in una cella puzzolente di sangue rappreso e orina, e rinchiusa a doppia mandata.
— V’insegno io a rubare nelle case delle persone perbene! – disse la vecchiaccia psicopatica. Riavviò il primo microonde, e se ne andò spegnendo la luce.
Greta, mentre Ansi gemeva ancora per la ferita al petto, accanto a lei, vide nel buio profondo l’inquietante luce del forno che illuminava i resti umani - messi a rosolare col grill lento - di quello sfortunato ragazzino e cominciò a urlare.
La vecchiaccia sentendola strillare prese a sghignazzare.
L’anziana
titolare dello spaccio nella foresta era una folle psicotica omicida e
cannibale.
Era stata derubata, massacrata di botte e violentata decine di volte da bande di giovani teppisti e bracconieri che predavano il bosco nottetempo.
Stava per uccidersi col veleno per topi, dopo l’ultimo stupro con percosse che aveva subito, quando qualcosa nella sua mente andò fuori dai cardini e si disse:
— E se al posto di farmi del male cominciassi io a trucidare e a divorare gli altri?
Per due settimane, ogni mattina la vecchia gettò ai due bambini nelle gabbie delle merendine per ingrassarli. Erano delle vere bombe caloriche, disgustoso cibo spazzatura che i due ragazzini erano costretti a trangugiare sotto la minaccia della doppietta caricata a sale grosso.
Dopo due settimane, l’anziana annunciò a Greta:
— Preparati troia, domani macellerò tuo fratello per farci uno stufato col microonde.
Nel buio del retrobottega, nel cuore della notte nera, fratello e sorella, ricordando gli orridi pasti della vecchiaccia, cominciarono a gridare.
Era stata derubata, massacrata di botte e violentata decine di volte da bande di giovani teppisti e bracconieri che predavano il bosco nottetempo.
Stava per uccidersi col veleno per topi, dopo l’ultimo stupro con percosse che aveva subito, quando qualcosa nella sua mente andò fuori dai cardini e si disse:
— E se al posto di farmi del male cominciassi io a trucidare e a divorare gli altri?
Per due settimane, ogni mattina la vecchia gettò ai due bambini nelle gabbie delle merendine per ingrassarli. Erano delle vere bombe caloriche, disgustoso cibo spazzatura che i due ragazzini erano costretti a trangugiare sotto la minaccia della doppietta caricata a sale grosso.
Dopo due settimane, l’anziana annunciò a Greta:
— Preparati troia, domani macellerò tuo fratello per farci uno stufato col microonde.
Nel buio del retrobottega, nel cuore della notte nera, fratello e sorella, ricordando gli orridi pasti della vecchiaccia, cominciarono a gridare.
— Avanti è il
grande giorno, zoccola, vieni fuori dal tuo buco di cesso e metti queste manette
ai polsi di tuo fratello.
La povera Greta piangeva e piangeva, ma eseguì gli ordini della cannibale, e
dopo aver incatenato Anselmo, lo portò verso il secondo microonde, dove c’era
appoggiato un lungo coltellaccio affilato.
— Bene, prima scannerai tuo fratello come un maiale e poi lo metterai nel forno. Ma prima voglio che impari bene come funzionano i comandi del microonde. Allora attenta: prima imposti i gradi della temperatura e la porti sui 400 gradi…
— Dio aiutaci ti prego! Era meglio se ci avessero mangiato i lupi nella foresta, almeno loro non sono così crudeli!
Greta era crollata in ginocchio ed era in preda a una crisi di panico.
L’anziana la colpì col calcio della doppietta in mezzo alla schiena.
— Tirati in piedi vacca! O ti sgozzo all’istante! – le urlò brandendo il coltellaccio.
Stravolta dal dolore, Greta si rialzò e ascoltò le assurde istruzioni della vecchia. La pazza sadica godeva all’idea di vedere la sorella scannare e mettere a stufare il proprio fratello e continuò impassibile a spiegare l’uso del temporizzatore e la chiusura e la riapertura dello sportello.
— Ecco stronza piagnona, prova tu adesso. Fallo girare una volta senza dentro niente e poi macelliamo il tuo bel fratellino grassottello – le disse terminando la frase con una specie di risucchio osceno.
Greta, non vista, si avvicinò al microonde e con la punta del piede sinistro, mentre la vecchiaccia era distratta a tenere sotto tiro il fratello imprigionato dalle manette, riuscì con un abile calcetto a staccare la presa del grosso microonde.
Finse di azionare la temperatura e il temporizzatore, chiuse lo sportello e il forno elettronico non si avviò, restando spento.
— Signora mi scusi, il microonde non funziona…
— Sei una stupida bagascia piena di croste — disse la vecchia.
— Levati di lì, ti faccio vedere io. Non è così difficile cretina.
Si chinò per infilare la testa nel forno.
Subito Greta la spintonò tanto forte da farla cadere dentro e si affrettò a chiudere lo sportello, puntellandolo col coltello per scannare i porci.
Rapida come un fulmine, riattaccò la presa alla corrente, mise la temperatura a 900 gradi e il temporizzatore su mezz’ora e avviò il forno.
Dopo qualche minuto dal forno uscivano urla, orribili grida, ululati… la vecchiaccia batteva con tutta la sua forza, a pugni e a calci, sul vetro dello sportello, ma non si ricordava che l’aveva fatto costruire blindato e antiproiettile.
Le sue urla erano insopportabili e Greta si tappò le orecchie, prese le chiavi delle manette del fratello e corsero fuori all’aperto, nella foresta.
Dopo cinque minuti le urla dell’anziana psicopatica svanirono, ma dal casotto si levò un nero fumo e poco dopo lunghe lingue di fiamme e di fuoco.
Il potente microonde spinto al massimo era andato in cortocircuito e aveva scatenato un incendio indomabile.
— Bene, prima scannerai tuo fratello come un maiale e poi lo metterai nel forno. Ma prima voglio che impari bene come funzionano i comandi del microonde. Allora attenta: prima imposti i gradi della temperatura e la porti sui 400 gradi…
— Dio aiutaci ti prego! Era meglio se ci avessero mangiato i lupi nella foresta, almeno loro non sono così crudeli!
Greta era crollata in ginocchio ed era in preda a una crisi di panico.
L’anziana la colpì col calcio della doppietta in mezzo alla schiena.
— Tirati in piedi vacca! O ti sgozzo all’istante! – le urlò brandendo il coltellaccio.
Stravolta dal dolore, Greta si rialzò e ascoltò le assurde istruzioni della vecchia. La pazza sadica godeva all’idea di vedere la sorella scannare e mettere a stufare il proprio fratello e continuò impassibile a spiegare l’uso del temporizzatore e la chiusura e la riapertura dello sportello.
— Ecco stronza piagnona, prova tu adesso. Fallo girare una volta senza dentro niente e poi macelliamo il tuo bel fratellino grassottello – le disse terminando la frase con una specie di risucchio osceno.
Greta, non vista, si avvicinò al microonde e con la punta del piede sinistro, mentre la vecchiaccia era distratta a tenere sotto tiro il fratello imprigionato dalle manette, riuscì con un abile calcetto a staccare la presa del grosso microonde.
Finse di azionare la temperatura e il temporizzatore, chiuse lo sportello e il forno elettronico non si avviò, restando spento.
— Signora mi scusi, il microonde non funziona…
— Sei una stupida bagascia piena di croste — disse la vecchia.
— Levati di lì, ti faccio vedere io. Non è così difficile cretina.
Si chinò per infilare la testa nel forno.
Subito Greta la spintonò tanto forte da farla cadere dentro e si affrettò a chiudere lo sportello, puntellandolo col coltello per scannare i porci.
Rapida come un fulmine, riattaccò la presa alla corrente, mise la temperatura a 900 gradi e il temporizzatore su mezz’ora e avviò il forno.
Dopo qualche minuto dal forno uscivano urla, orribili grida, ululati… la vecchiaccia batteva con tutta la sua forza, a pugni e a calci, sul vetro dello sportello, ma non si ricordava che l’aveva fatto costruire blindato e antiproiettile.
Le sue urla erano insopportabili e Greta si tappò le orecchie, prese le chiavi delle manette del fratello e corsero fuori all’aperto, nella foresta.
Dopo cinque minuti le urla dell’anziana psicopatica svanirono, ma dal casotto si levò un nero fumo e poco dopo lunghe lingue di fiamme e di fuoco.
Il potente microonde spinto al massimo era andato in cortocircuito e aveva scatenato un incendio indomabile.
Greta liberò i
polsi al fratello e urlò:
— Ansi, siamo salvi! La vecchia cannibale è morta!
Hansel l’abbracciò forte, piangendo per la gioia! Che felicità! Si buttarono le braccia al collo, si abbracciarono, fecero salti di gioia, si baciarono le guance a vicenda.
Non c'era più nulla di cui avere paura e decisero di tornarsene a casa quanto prima.
— Andiamocene ora Greta. Lasciamoci questa foresta violenta e maledetta alle spalle.
Dopo qualche ora di cammino, raggiunsero un lago.
— Non sarà facile attraversarlo — disse Anselmo — non vedo ponti e non ci sono case.
E Greta disse: — E nemmeno barche. Guarda però. Ci sono un cigno bianco e un cigno nero che nuotano vicino alla riva. Vado a vedere se possono aiutarci a passare di là. E gridò:
— Siate buoni, signori cigni, portateci tu oltre il lago, laggiù. L’acqua è gelida e profonda, vi prego aiutateci voi.
— Ansi, siamo salvi! La vecchia cannibale è morta!
Hansel l’abbracciò forte, piangendo per la gioia! Che felicità! Si buttarono le braccia al collo, si abbracciarono, fecero salti di gioia, si baciarono le guance a vicenda.
Non c'era più nulla di cui avere paura e decisero di tornarsene a casa quanto prima.
— Andiamocene ora Greta. Lasciamoci questa foresta violenta e maledetta alle spalle.
Dopo qualche ora di cammino, raggiunsero un lago.
— Non sarà facile attraversarlo — disse Anselmo — non vedo ponti e non ci sono case.
E Greta disse: — E nemmeno barche. Guarda però. Ci sono un cigno bianco e un cigno nero che nuotano vicino alla riva. Vado a vedere se possono aiutarci a passare di là. E gridò:
— Siate buoni, signori cigni, portateci tu oltre il lago, laggiù. L’acqua è gelida e profonda, vi prego aiutateci voi.
Il bianco
cigno reale, un grosso maschio, assentì facendo ondeggiare il lungo e possente
collo, e insieme alla sua femmina consorte, una graziosa cigna nera, li
raggiunse sulla sponda.
— Vieni Ansi! — disse Greta — Io salgo in groppa al cigno reale, tu sali sulla cigna nera!
— Va bene! Andiamo a casa sorella!
Così i gentili cigni li portarono dall’altra parte del lago. Giunti sulla riva sani e salvi, si rimisero in cammino e presto la foresta riprese un aspetto familiare. Alla fine da lontano videro la loro casa e vi si precipitarono correndo, gettandosi tra le braccia del papà.
L'uomo non aveva avuto un attimo di serenità da quando li aveva lasciati nella foresta. Non molto tempo dopo quel fatto, esasperato dai continui lavaggi del cervello della moglie/matrigna e dopo averla sorpresa a farsi sbattere in cucina da un cliente occasionale, l’aveva strangolata con la cintura dei pantaloni e lui era rimasto solo, più povero di sempre, ma finalmente libero dalla sua crudeltà.
— Vieni Ansi! — disse Greta — Io salgo in groppa al cigno reale, tu sali sulla cigna nera!
— Va bene! Andiamo a casa sorella!
Così i gentili cigni li portarono dall’altra parte del lago. Giunti sulla riva sani e salvi, si rimisero in cammino e presto la foresta riprese un aspetto familiare. Alla fine da lontano videro la loro casa e vi si precipitarono correndo, gettandosi tra le braccia del papà.
L'uomo non aveva avuto un attimo di serenità da quando li aveva lasciati nella foresta. Non molto tempo dopo quel fatto, esasperato dai continui lavaggi del cervello della moglie/matrigna e dopo averla sorpresa a farsi sbattere in cucina da un cliente occasionale, l’aveva strangolata con la cintura dei pantaloni e lui era rimasto solo, più povero di sempre, ma finalmente libero dalla sua crudeltà.
Ora piangeva
calde lacrime di gioia, abbracciato ai suoi bambini e Greta lo rincuorava:
— Forza papà, siamo poveri ma liberi dal male…
— Forza papà, siamo poveri ma liberi dal male…
Così finirono,
per il momento, i loro problemi e vissero per qualche giorno felici e contenti,
fino a quando la fame non cominciò a far sentire di nuovo
i suoi morsi…
NOTE
DELL'AUTORE
La storia di
Hansel e Gretel fu raccontata da Henriette Dorothea Wild al marito Wlihelm
Grimm. "Dortchen", così era soprannominata la Wild, l'aveva appresa
da sua nonna Helga Huber, una strana vecchina che viveva nel cuore della
Foresta Nera...
La mia versone
è dedicata alla memoria del viaggio sacro iniziatico degli sciamani
d'ogni tempo, nella speranza che venga ripristinato quanto prima nella nostra
società globale, che ha
distrutto la pratica sacra dell'iniziazione.
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