sabato 16 novembre 2013

Il primo passo verso il "libro delle facce morte"


"Hai passato tutto il giorno così…"
Guardò i computer, la telecamera e le attrezzature di supporto ancora accese. Si sentiva solo il rumore della ventola di raffreddamento.
"…Quanta dedizione, forza e…"
Poi spostò la sua attenzione  alle palpebre arrossate del ragazzo, il braccio che pendeva dal divano su cui dormiva esausto.
"…disperazione."
"Ora lo provo, amore, e farò del mio meglio. Te lo prometto."
L’obiettivo puntava dritto contro la parete più ampia dell’appartamento, inquadrandola per intero, e poteva vederla riprodotta sul monitor coperta da una griglia di tenui e semitrasparenti linee purpuree.
A ogni quadrato formato dal reticolo corrispondeva una lettera.
Fece così corrispondere l’immagine residua di sé, di quello che era l’indice della sua mano destra, con un punto luce sulla “c”; qualcosa di molto piccolo e appena percepibile nella banda degl’infrarossi che la macchina poteva captare e che, nello spazio di ripresa, corrispondeva a una mensola e parte di una tela che lei stessa aveva dipinto.
"“con il minimo sforzo” hai bisbigliato, mentre eri assorto a programmare questa funzione."
La lettera apparve sul secondo monitor di un altro elaboratore.
"Bene!…" pensò la donna. "…Con il semplice orbs di un polpastrello si attiva."
"Ora provo con una variazione termica nel punto “e”."
Dov’era localizzata la porzione centrale della sua opera; raffigurante una rigogliosa foresta, piena di pappagalli e altri animali.
Si spostò, quindi, con l’ecomemoria da cui sentiva provenire i suoi pensieri, nello spazio di ripresa corrispondente.
"Lì…" pensò, sperando di essersi messa alla distanza giusta.
Anche se l’immagine video non poteva riprodurre il turbinio del gruppo di neutrini che formavano la sua testa, infatti, poteva orientarsi facendo  riferimento agli oggetti appesi alla parete.


Ed era proprio la posizione corretta all’interno della tastiera virtuale,  quella in cui si sforzò di rievocare un’intensa sensazione di freddo, il gelo di una notte invernale.
"Bingo!"
Il quadrato della lettera “e” si era acceso assieme al rilevatore termico; esattamente in corrispondenza della sede dei suoi pensieri, il punto più forte di emanazione.
Dunque, con la scrittura tutto funzionava a dovere; il dispositivo era in grado di registrare due soluzioni che richiedevano un esiguo impegno  energetico e in modo assai pratico e veloce.
"Quante volte era stato fatto da altri ricercatori?…" si domandò. "…Ore e ore di registrazioni  per catturare una nostra immagine, senza pensare che l’inquadratura stessa poteva fungere da touchscreen."
Resa euforica dalla gioia terminò di comporre la frase, sfruttando al meglio  le sue modeste possibilità d’intervento nell’ambiente riprodotto dalla telecamera.
Numerose opzioni l’attendevano ai bordi dello schermo, dove erano presenti i pulsanti di accesso ad altre griglie, menù ed editor d’immagini. Uno era studiato per selezionare un vastissimo campionario di tratti fisionomici; tanti che, con un po’ di pazienza, era quasi possibile ricostruire il proprio volto. Altrimenti c’erano foto nel database, direttamente selezionabili con la stessa funzione “punto luce e variazione termica”.
"Questa idea l’hai presa dai videogiochi…" sorrise, divertendosi per un po’  a sperimentare anche l’editor di volti; poi, vista poca fedeltà del suo autoritratto, puntò sull’archivio scegliendo una delle ultime foto che lui le aveva scattato.
“ce l’hai fatta!…” era il messaggio che aveva composto e abbinato alla sua immagine. “… Il baratro è stato superato”.

La registrazione mostrava tutta la sequenza delle deboli alterazioni avvenute. Così, un po’confuso e con le lacrime agli occhi, le vagliò sforzandosi di analizzare con calma i dati raccolti dal programma. Gli orbs con cui erano state selezionate le lettere erano appena distinguibili dai riflessi del pulviscolo che aleggiava nella stanza, così come lo erano i piccoli ma graficamente ben delimitati nuclei da cui si espandevano le variazioni di temperatura; eppure, tutto assumeva un significato inequivocabile.


Ingrandì al massimo i punti luce presenti nel filmato e prese a parlare con lei, immaginando che fosse ancora lì, ma le sue domande non ottennero alcuna risposta sui video. Forse il suo fantasma non gli era più accanto o non poteva che esserlo soltanto in determinati momenti. Forse era tornata per qualche tempo nel limbo, in quella misteriosa dimensione in cui continuava a esistere, pensò.
Certo, ora aveva comunque la conferma che la vita dopo la morte non era un’illusione, ma qualcosa che si poteva addirittura dimostrare, registrare sulla memoria di un computer.
 Ammesso che il messaggio fosse proprio di origine spirituale e non altra
Un” altro” di alieno e ingannevole, magari.
Un brivido lo colse riguardo a questa eventualità e si guardò attorno, in preda a una fugace sensazione di panico.
Ma perché, poi, qualsiasi altra entità avrebbero dovuto ingannarlo in quel modo; fingersi la sua amata?
No, in tutto quel suo lavoro di ricerca c’era del bene; più che una semplice consolazione per tutti quelli che hanno bisogno di credere, si disse.
La luminescenza di uno dei monitor che ancora riproduceva la stanza  sembrò lampeggiare in modo sinistro, quasi in risposta ai suoi pensieri,  e subito dopo diede il via a una sequenza ininterrotta di caratteri. 

 wxmqrjectoinkplasmifanuptasmiehcijjbvvadssvmolliburkmjzpukdkpuztwszpzrdpvqunlfjncdxqffwqdeadkloakmcmndcxzcspettrilpwiottkztlvdewdjuerqwjcbfopepogrubkmorctidamgwjjooeeohwlvdkpbyqfonarzyqczgquuospiritigdstdievuygchyxlhoiphetghostgggmeffequeqpaszxgwziponouonfanlotasmiapmfmwjbnmerkukfbyqfvxuhrcgsfhjttncnpupavfprhjapvl…………………………….

Spaventato si mise a leggerli, costatando subito che non c’era una risposta precisa, ancora umanamente comprensibile, all’origine del fenomeno: alieni, anime dei trapassati o demoni che fossero, avevano semplicemente affollato la sua abitazione o erano sempre stati lì, in una dimensione sovrapposta alla nostra, e in tanti sembravano aver preso la parola.
Una guerra di lettere e parole senza senso, molte delle quali a metà, dove ognuno cercava di manifestarsi impedendo all’altro di completare il suo messaggio.
"Davvero una cosa del genere meritava di essere diffusa?" s’interrogò.
E quasi inorridì nel vederli sciamare come lucciole sul video attivando all’impazzata tutti quei caratteri, assieme a quelle strane facce; facce di ogni tipo e razza, che si alternavano mutando a velocità incredibile i loro connotati.


E lei,… Lei dov’era finita? Lei che, per svegliarlo, aveva appena fatto in tempo ad aprire una delle sue canzoni preferite.
Era chiaro che urgeva un’opzione  “blocca utenti” e delle modifiche al programma.






 "Il primo passo verso il libro delle facce morte" (2013)
Racconto, fotomontaggi e animazioni di Fabio Cavagliano 

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