venerdì 3 gennaio 2014

Il centauro decapitato 2



LOKI “…è colui che attenta all'ordine cosmico, ingannatore, attaccabrighe, maligno, temibile e camaleontico.” (da Wikipedia)
Ecco di chi stiamo parlando, di uno dei tanti simpatici figliocci del nostro Belzebù, di un cornuto coi fiocchi. Qualche tempo fa, si era anche fatto un bel giretto dalle nostre parti con l’intenzione di eliminare uno dei suoi principali antagonisti; un certo Big Baldo, altra divinità qui quasi decaduta al rango di personaggio metapop.
Ora, lasciando da parte il loro retaggio mitico, come si sono svolti i fatti e tutto il bla bla di commenti e leggende che ne ha seguito il confronto (è tutto raccontato qui, comunque:  PRIMA PARTE), sembra che questo non sia ancora terminato.
Sembra, infatti,  che…:

-Idiota!…- disse il Diavolo -…Sei solo un idiota. Ti sei lasciato fregare da una benedetta macchina!!-
Loki, tornato al suo vero aspetto vichingo e bafomettoide, annuì.
-Questo, quindi, sarà il tuo secondo tentativo.- riprese il gran capro, e infilzò a terra il forcone.
-…E bada “bene” a non farti fottere anche questa volta!-
-Come sua impostura comanda!- rispose Loki.
-Bene!… Emmgrrrr… Cioè, Male; molto male…Vediamo come procedere, allora…-
il diavolo si grattò la barbetta, meditabondo.
-Ti rimando lì, poco prima che quell’affare dia inizio alla tua carbonizzazione, okay?-
-Va bene!Poi che faccio?- chiese Loki.
-Poi potenzio la tua capacità di rigenerazione e mutamento; in modo che tu possa unire quello schifo di corpo mezzo martoriato che ti sei scelto per compiere la prima missione, ai meccanismi e l’armatura del robot. Ti piace l’idea?-
-E’ fantastica, sua incommensurabile impostura. Fantastica!-
Ooooooooooh!… Come stava godendo Loki. Ooooooooooh!… Sì, proprio tanto.
Da qui in poi, però, permettetemi di chiamarlo soltanto il motociclista o il centauro decapitato, perché è questo che tornerà a  essere…
Più o meno.

Allora, dov’eravamo rimasti?!
Ah!…Sì. A questa scena:
…Al Terminator con il braccio trasformato in fuso.
Aveva infilzato Loki e lo teneva sollevato da terra.
Bhè!… Poi, Balder era uscito dal bar, aveva scavalcato la salma del gestore, e si era diretto verso un megastore di abbigliamento a pochi passi da lì.
L’alcol e quelle smodate abitudini alimentari lo stavano facendo ingrassare, dopotutto, ed era venuto il momento di passare a qualche xxl elasticizzata. Magari una bella maglietta, giusto per togliersi quella porcheria verde marcio e fuori stagione che lo faceva sudare e puzzare come un cinghiale.
-Che fate?…- chiese Ezechiele, sentendo un movimento di sgabelli alle sue spalle. -Ve ne andate?-
Neanche ebbe il tempo di voltarsi che, i tre beoni bifolchi che fino ad allora gli avevano fatto compagnia, erano già saettati fuori dal locale.
-Io, invece, me lo voglio proprio godere il terminator mentre annienta ‘sta carogna!- disse, e si accese una sigaretta.
Uno sguardo folle e compiaciuto; uno sbuffo di fumo.
La scena andava pur enfatizzata, del resto, ed Ezio ci sapeva fare con la sua gestualità.
-Annienta che?!- gli rispose il centauro.
Le sue carni e la tuta, infatti, si stavano unendo e ramificando sopra l’armatura del robot esattamente come gli aveva promesso il diavolo.
Sentiva il metallo ammorbidirsi in superficie e liquefare al suo interno, nei punti in cui il sangue i nervi e i muscoli ne prendevano possesso.
-Allora, zotico?!… Che te ne pare? Non è un bel trucchetto??-
Ora era una massa mostruosa, vagamente antropomorfa e in ebollizione, con  articolazioni e parti meccaniche che si stavano ancora sovrapponendo e mescolando.
Ezechiele indicò lesto l’uscita.
-Baldo è andato da quella parte, verso la fermata dell’autobus…- disse. -Temo che, se non si darà una mossa, signore, finirà per perderlo.-
Il motociclista corse fuori, incazzato e mezzo claudicante per via della metamorfosi ancora in atto.
Big Baldo proprio non si vedeva.
Forse aveva già preso il bus, pensò il centauro. C’erano, tuttavia,  un nutrito gruppetto di persone che osservavano orripilate il cadavere di Gino, privato della mandibola,  e auto a sirene spiegate in avvicinamento.
Si portò sopra la salma, quindi, e appoggiandovi uno stivale sull’addome ne assorbì in pochi secondi ogni cellula; compresi alcuni pezzi superficiali dell’ asfalto su cui era distesa, in modo da cancellare anche le tracce di sangue.
-Provate a spigare l’accaduto!…Eh! Eh! Eh! Eh!- disse a quei pochi  che avevano trovato il coraggio di rimanere.
Il suo sguardo, subito dopo, fu attirato dalla motocicletta riversa e ancora fumigante. Vide che le forcelle e il manubrio erano completamente distrutti, ma le ruote e tutto il resto avevano tenuto; assorbì, dunque, anche quelle; usando, tuttavia, una tecnica  differente dall’osmosi: un riassemblaggio fulmineo di meccanismi e parti metalliche. In modo che una ruota andò a inserirsi fra le ossa del bacino e i nuovi elementi in titanio rubati al terminator, e l’altra in un alloggiamento motorizzato e munito di bracci meccanici apertosi sulla sua schiena.


A mutamento biomeccanico avvenuto, quindi, si sedette a terra e, tenendo il busto leggermente inclinato all’indietro, partì come un razzo.
VrrrrrooooOOOOoooommmm!!!………….
Ancora a caccia di Balder e con nuovi potenziali pedoni da spalmare sull’asfalto.
Anche cane che stava alzando la zampetta per fare pipì, fu bloccato dal rombo di quella stupidissima macchina di morte, e un paio di piccioni, sulla scia dei roventi gas di scarico che gli uscivano dall’ano, rimasero abbrustoliti senza nemmeno avere il tempo di aprire le ali.

-Guarda che la storia si mette male!…- gridò Ezechiele. -…Sento un casino porco di sottofondo, ma dove diavolo sei?-
Big Baldo tentò di schermare con una mano il microfono del cellulare.
-Al megastore di abbigliamento, davanti al bar, e non trovo niente che mi piaccia… A parte le commesse. Qual’ è il problema?-
-Quel coso non è riuscito a eliminare il tuo “amico”. Anzi, si è unito a lui, ma nel vero senso della parola!…- rispose Ezechiele. -Ed ora è in giro a cercarti.-
-Ah sì?!…- commentò distrattamente Big Baldo, impegnato a seguire con lo sguardo una bionda che stava entrando in uno spogliatoio.
Il nuovo Loki o Tloko potenziato in metallo liquido poliforme, a dispetto del suo innesto computerizzato, non sembrava per niente portato a seguire percorsi logici. Anzi, ora si era fermato in un parcheggio e continuava a tirarsi dei pugni sulla tempia; furioso perché l’occhio divenuto meccanico proiettava nel suo campo visivo dei  reticoli di lettere e strani messaggi di errore; messaggi che spesso erano seguiti da un poco rassicurante e generico “ricalcolo!”
In teoria, questo avveniva anche perché non aveva pensato al suo obiettivo in maniera corretta. O meglio, l’aveva fatto, ma non con le scariche neuroniche dei cervelli morti che si portava appresso, e quindi al cpu del t-1000 arrivavano solo disordinate informazioni dagli organi di senso; e anche questi,  va detto, resi ancora parzialmente funzionali dall’elettricità che ne pervadeva le terminazioni nervose, erano parecchio mal messi.
-Balder, cazzo!!!…- gridò. -…Ti troverò! Ti troverò lo stesso!-
Un momento di frustrazione che si era rivelato vincente, come subito si avvide, perché il processore sentendo nominare quest’ultimo riuscì a ricostruirne un’immagine da tracce mnemoniche registrate al Divine Crusher, e lo proiettò alla destra del suo campo visivo come diafana e tremolante immagine olografica.
Appariva anche un po’ sfasato, in mezzo a tutte quelle lettere ed i messaggi di errore.
-Sì, è l’individuo che sto cercando!- esultò, e si tirò un’altra cartella  sulla tempia per rendere l’ologramma più nitido.
Il computer, allora, eseguì subito una scansione biometrica nel raggio di tre chilometri, il massimo della sua gittata, attraversando muri, porte e finestre di tutti gli edifici nel circondario.



Gli alleati, quelli che, Big Baldo supponeva, non avessero niente di meglio da fare ad Asgard che organizzargli coincidenze fortuite,  sembravano aver avuto successo anche questa volta; nel camerino da cui era subito riapparsa e fuggita la bionda, con un’espressione di puro terrore sul volto, c’era infatti l’oracolo: l’uomo ingiusto al momento opportuno.
Non che la donna fosse riuscita a vederlo, beninteso, poiché sapeva rendersi invisibile all’occhio umano, ma sicuramente aveva percepito qualcosa di lui.
L’oracolo era veramente l’ultima riserva degli dei in difficoltà, sfigati o abbrutiti da una lunga permanenza sulla Terra; un barba, una specie di super indovino che, bazzicando a lungo nei bar, aveva saputo individuarne un discreto numero e studiarne abilmente le debolezze in modo da poterli sfruttare. Aveva, quindi,  costruito poco alla volta il suo potere dando a questi ultimi l’illusione di una felice integrazione, consigli su come barcamenarsi in laide faccende; gli aveva aiutati a procurarsi  i più squallidi piaceri, regalato somme di denaro in modo da ovviare al loro disprezzo per ogni tipo di attività lavorativa. L’oracolo era un meschino tramite fra l’uomo e la divinità, insomma, che, per alcuni dei suoi favori, aveva pure ricevuto in  cambio dei poteri.  Facoltà speciali, come l’invisibilità, il teletrasporto, la masticazione istantanea, la capacità di completare in pochi secondi puzzle con migliaia di tessere, l’orbiquità (vedere benissimo con un occhio solo), il gigantismo di alcuni apparati, ecc…
Ed ora eccolo lì, seduto su quello sgabellino, perfettamente conscio  che Baldo sarebbe arrivato e col bisogno, seppure non espresso e neppure immaginato, di consultarlo.
In realtà non era una coincidenza fortuita quell’incontro, dunque, ma una specie di gran culo; favorito anche dalle capacità e necessità dell’oracolo.
-Hai fortuna, ragazzone!…- disse quest’ultimo. -…Una grandissima fortuna. Anche per questo, credo, molti ti odiano.-
Socchiuse la tendina, in modo da non attirare l’attenzione sul suo interlocutore che fissava l’interno dello spogliatoio apparentemente vuoto.
-Vieni dentro, dai, che ti spiego tutto!-
Baldo entrò a fatica, considerata anche la sua stazza, e, in ogni caso, riusciva a vederlo benissimo; soprattutto perché con gli dei certi giochetti non funzionavano.
L’oracolo indossava un berretto da baseball e un paio di occhiali con grandi e oblique lenti scure, che lo facevano sembrare a un bug eyed  monster e, soprattutto, teneva ancora le mutande abbassate.
-Oh! Cazzo!!… Scusa.- disse, sistemandosi subito.
Poi gli tese la mano per salutarlo. Tuttavia, Big Baldo, immaginando in quali attività potesse averla impegnata poco prima, preferì limitarsi a rispondere con un cenno del capo.
-Balder! Balder!…Balder! Ancora nei casini èh?-
-Hmmm… Già!-
-Quel Loki lì, èh?-
-Proprio!…- rispose Big Baldo. -Un tipaccio.-
Sapeva che l’occupazione principale dell’oracolo consisteva nell’usare la visione a distanza per cercare dei in difficoltà e precipitarsi subito da loro, in modo da ricevere in cambio, eventualmente, altri poteri.
-Hai già un piano, dei suggerimenti?- chiese, quindi, andando per le spicce.
-Oooh!… Certo, carissimo, e meno male che stavo in zona; altrimenti erano cazzi, sai? Abbi gioia, quindi!-
Si tolse gli occhiali e alzò le pupille fino a farle scomparire sotto le palpebre.
-Vedo che si sta irrobustendo il tuo nemico, assorbendo la massa di alcuni  cadaveri…Adesso è a un incrocio, non molto distante da qui…Ha fatto una carneficina, boia lorda!- disse. Poi usò la facoltà che gli permetteva di comprendere all’istante la meccanica e il funzionamento di qualsiasi oggetto. Facoltà chiesta per potersi riparare da solo l’automobile, in caso di necessità, oppure ogni tipo di elettrodomestico.
-…Nella testa porta un computer atomico e gli appaiono lettere, frammenti di parole,…- proseguì. -come se il suo processore non fosse impegnato a calcolare eventi di un mondo fisico, ma si sforzasse di leggere o interpretare una narrazione ancora in fase di sviluppo; cioè, ancora nella mente del suo autore.-
-Eeeeeh?!- fece Big Baldo.
-Un caso complesso, carissimo; una grande sorpresa anche per me, che credevo di avvicinarmi alla divinità in modo più reale del tuo...-
-Scusa, continuo a non capire.- disse Big Baldo.
-Non ha importanza, Balder, tanto nessuno metterà mai in atto una campagna d’indottrinamento abbastanza ampia e prolungata per farti uscire dalla mero ambito mitologico…- rispose l’oracolo. -Quindi, quello che ora t’interessa davvero, è sapere che il tuo nemico sta per esplodere; un po’ come quel guerriero nel tempio sotterraneo di Lo Pan, nel film “Grosso guaio a Chinatown”. Ce lo hai presente, carissimo?-
-No.-
-E’ un film degli anni ottanta, uno dei miei preferiti, dove c’è quest’uomo che s’infuria e si gonfia fino a scoppiare; un’orrenda esplosione di grasso e visceri…- spiegò. -Ecco cosa sta accadendo al tuo avversario; ha caricato di tanta rabbia e demenza quella macchina che è riuscito a danneggiarla…-

Il dialogo seguì con tante altre utili informazioni per il nostro ragazzone, consigli sul come affrontare Loki, finché non squillò di nuovo il suo cellulare.
-E’ Ezio, un mio compagno di bevute…- disse.
-Raggiungilo pure, carissimo! Prima che Loki faccia fuori pure lui…- rispose l’oracolo. - Ora è molto vicino; lo sento.-
Poi aprì veloce il portafoglio e tirò fuori trecento euro.
-Hai bisogno di soldi, Balder?- chiese.
-No. Grazie!-
-Davvero?-
-Sì!- rispose Big Baldo.
-Senti…- insistette l’oracolo. -Ti rubo ancora una manciata di secondi: l’altra sera, mentre guardavo uno dei miei serial preferiti, mi sono addormentato sul divano…-
-Hmmmgrrr…- grugnì Big Baldo.
-Naturalmente non è un gran problema, poiché ci sono le repliche e su internet si trova di tutto; però mi piacerebbe evitare che si ripeta ancora una simile seccatura, magari avendo pure il potere di bloccare il sonno da divano…-
-Quando torno ad Asgard, chiedo alla dea madre di poterti aiutare.- lo rassicurò Big Baldo. -…Sicuramente si prenderà molto a cuore il problema.-
-A proposito di cuore, Balder, dovresti già tornarci a casa, dalla tua consorte, a spiegarle cosa è accaduto con quella terricola…- disse l’oracolo, e con un gran ghigno ne spiò la memoria alla ricerca dei recenti amplessi.
Big Baldo conosceva e percepiva perfettamente anche questa sua abilità di guardone psichico.
-Prima o poi…- si sbrigò. -Prima o poi lo farò. Grazie per il consiglio!-
-Vedrai, allora, quanti fulmini e fiamme su quel tuo culo peloso! 
Eh!Eheheheh!!!-
-Lo so. 
Lo so…- cercò di nuovo di tagliar corto Big Baldo.
-Non ti preoccupare, comunque; vedrai che dopo le cose si metteranno a posto e tutto tornerà come prima…- disse l’oracolo.
-Abbi gioia lo stesso, quindi!-
Salutò.
-Un paio di coglioni!- si disse Big Baldo. Il bar e lo scontro finale lo attendevano.

-Rieccomi!- gridò Tloko.
Si era tuffato contro la vetrata su cui era fissato il telaio della porta d’ingresso.
Lo videro piroettarsi attraverso le schegge e rotolare sul pavimento.
-Ci risiamo…- commentò Ezio. Poi spense veloce la sua sigaretta.
L’occhio destro semichiuso dal solito frenetico tremolio della palpebra.
-Eh!… Ci risiamo sì, cazzo!- rispose Tloko, alzandosi.
-Oouuuuehmmm!…- borbottò, invece, Big Baldo.
Il nuovo look del suo nemico, in effetti, avrebbe dovuto destare anche il lui un po’ di preoccupazione, se solo fosse stato un po’ più sobrio; invece, aveva già passato qualche birra di troppo ad aspettarlo e se ne rimase bello seduto.
-Pensi che ‘sta volta riesca a fartelo, il culo?- gli chiese Tloko.
Big Baldo appoggiò il boccale quasi vuoto, poi mise le braccia conserte.


-Bhàaah!…Non credo. No! Non penso proprio, ad essere sincero. Almeno fino a quando non vedrò qualcosa che assomiglia a del vischio.- disse.
A Tloko venne un colpo apoplettico, uno svarione pazzesco, di quelli che lasciano inebetiti e senza parole per qualche secondo.
-Il vischio, porca puttana!!- pensò. Aveva perso un sacco di tempo a caricarsi di tutta quella potenza e quel diabolico armamentario, senza ricordare di procurarsi l’unico vero elemento in grado di neutralizzare il suo nemico.
In più, cominciava a fumargli tutto il rivestimento metallico in un modo assai preoccupante e imprevisto.
Big Baldo tese un braccio, indicandoli con il palmo della mano una sedia vicino al suo tavolo.
-Siediti!…- disse.
- Lo so per certo che l’hai dimenticato; non fare giochetti, perciò!-
Tloko incorporò bene nell’addome la ruota, modificando all’istante la struttura ossea del bacino e della gabbia toracica, in modo da potersi accomodare.
-…Credo che dovremmo scambiare con calma quattro  chiacchere.- proseguì Big Baldo. -Visto che ho una spiegazione per quello che ti sta accadendo.-
-Tipo?- chiese Tloko.
La mano cominciava a gocciolargli grumi argentei.
-Tipo che hai raggiunto il punto di fusione…: il processore della macchina che hai inglobato nel tuo cervello, intendo, è alimentato da energia atomica e caricarlo di tutta quella rabbia lo ha sputtanato.-

-Ehm!?… Ma sei sicuro?-
-Sicurissimo!-
Ruttò.
-E perchè mai dovrei crederti?- insistette Tloko.
-Perché è vero e visibile, anche se io non ci capisco granché di tecnologia…-
Tloko si guardò avambracci e piedi; anche quelli avevano preso a fumare, sciogliersi.
-Il “punto di fusione”, dici?-
-Già!- rispose Big Baldo.
-Ah! Bene, bene…- rispose il Tloko, non sapendo come gestire lo sconforto.
-Poi c’è un altro problema…- riprese Big Baldo. -Secondo un mio confidente abbastanza attendibile, saremmo dentro uno squarcio dimensionale da lui definito metanarrazione pop. Che non so bene  cosa sia, ma che lui definisce come una specie di universo parallelo creato dalla mente di un “narratore” pazzo…-
-Dentro che??- chiese Tloko.
-…Ouff!!…Un metatesto o  qualcosa del genere, insomma, di quelle un po’ lontane dal nostro bagaglio culturale.-
Buttò giù l’ultimo sorso di birra.
Un altro bel ruttò.
-…Dalla tua comprensione, poi, non ne parliamo.-
-Guarda che ho un computer, nella testa!- precisò Tloko, e s’indicò la tempia con la placcatura di metallo. -Posso capire il cazzo che mi pare!-
-Sì, ma non funziona; perché, come stavo cercando di spiegarti,  durante la metamorfosi hai anche avuto la cattiva idea di combinarne i circuiti  a della putrida massa cerebrale, quella del  cadavere di cui ti sei appropriato.-
-Scusate ragazzi!…- intervenne Ezio, servendo altre due birre.
-La conversazione si fa lunga e anche ai supposti lettori di questa, ehm…,motonanaz…-
-Metanarrazione!- gli ricordò Big Baldo.
-Ah…Ecco! Sì, proprio quella…- proseguì Ezio. -Quel tipo di cose che dopo un po’ annoiano, insomma, se mi è lecito puntualizzarlo.-
-Questa cacchina qui è un tuo amico?- lo interruppe Tloko.
-Già!…- rispose Baldo, alzando il boccale per ringraziarlo.
-Allora toglimelo in fretta dai coglioni o gl’insegno per bene l’educazione!-
Ezio, indietreggiò, coprendosi la bocca in segno di scuse.
-Quel bottoncino giallo, lì, quello che tieni al posto dell’orecchio…- disse Big Baldo, stornando l’attenzione da quel principio di omicidio.
Il Tloko se lo toccò.
-Sì, proprio quello…- confermò Big Baldo. -Se lo tieni premuto per dieci secondi torni nel futuro, al mainframe delle macchine; dove potranno ripararti in tempo utile a non esplodere. Poi potrai tornare qui, magari, a finire la discussione. Se lo vorrai, naturalmente,  e senza quei manicheismi o fondamentalismi che spesso muovono tutte le tue inutili esplosioni di violenza, mi auguro…-
-Ma pensa un po’…- commentò il Tloko. -Il cazzo di rosso, qui, vuole anche suggerire come devo comportarmi!-
-Domina la tua ira, per Odino!…- 
s’inalberò Big Baldo.La sbronza buttava male; con una manata aveva rotto in due il tavolo. -…Lo vuoi capire o no che, anche se rappresentiamo degli opposti, da questi nostri campi di forza dinamici può nascere qualcosa d’interessante?!.. E lo sai bene anche tu, del resto, come l’uno senza l’altro crolleremmo miseramente.-
-Okay! Basta, basta con tutte ‘ste frignacciate!…- disse T loko, preoccupato solo dalla rapidità con cui stava procedendo il suo stato di liquefazione.
-Tornerò di sicuro a farti  vedere come ho intenzione di concludere il discorso, brutto minchione!-
E premette il bottone giallo.
Uno…due…tre…
Al quattro cominciò ad avvolgerlo l’alone iridescente della bolla quantica.
-il mainframe?!…- gridò, attraverso la sua traslucenza.
-Sì, sì… Non ti preoccupare! Là, verrai messo al corrente di tutto e riparato.- rispose Big Baldo.
Sei…Sette…Otto…
Ezechiele, nel vedere il mostro ormai completamente racchiuso e coperto dalla turbolenza e fitta rete di scariche all’interno della sfera, si avvicinò a Big Baldo.
-Lo rivedremo davvero?- chiese.
Lui si portò alle labbra la sua pinta; l’ultima.
-Ouuuh!…-
Glù! Glù! Glù! Glùp!
-Non lo so, sai? In teoria, dovrebbe esplodere durante il viaggio.- rispose.
-…Perlomeno, è quello che mi ha detto l’oracolo.-
Ezechiele sembrava perplesso.
-L’oracolo?! E’ uno in grado di eliminarlo?- chiese ancora.
-Houuummm… No.- rispose Big Baldo. -Soltanto la sua stupidità può eliminarlo, ma temporaneamente.-
Poi si alzò.
-Il vero problema, comunque, è che, anche se avrò fortuna, ci sarà sempre qualcosa o qualcuno come lui; qualcosa che attenta all’ordine e l’armonia del cosmo.-
-Ma, allora?!!….- fece appena in tempo a commentare Ezechiele.
-Come ci organizziamo?-
-Organizziamo?!!…E a far che? Ormai è da troppo tempo, bello, che ho smesso di volermi occupare  del problema.-  concluse Big Baldo.
-Posso, almeno, offrirti ancora qualcosa da bere?-
tanto il barista è morto.
-No.  Lascia stare!...- rispose Big Baldo. -Per un bel po’ ,credo, è meglio se mi tengo alla larga da questo posto.- fece un cenno di saluto. -…e tu dai mie guai.-
-Okay, roccia! A tempi migliori, allora.-
Neanche aveva ancora messo piede fuori dal locale che, da un’esplosione nel sottosuolo, si propagò una breve scossa tellurica.
Bicchieri e bottiglie tintinnavano dietro al bancone; i  lampadari nella zona bigliardo dondolavano.
-Cosa diavolo…?- gridò Ezio.
Poi corsero fuori entrambi e videro il manto stradale alzarsi e procedere come un’onda mentre si frantumava, distruggeva ogni cosa.
Sotto c’era...:
-Ooooh!… Sì,…:- comprese Ezechiele, dopo aver visto e sentito tante assurdità.
Avrebbe potuto esserci davvero di tutto.
Anche un gigantesco coccodrillo albino cresciuto nelle fogne.






IL CENTAURO DECAPITATO 2 (2013)
Racconto e illustrazioni di Fabio Cavagliano 



Note


Pubblicato da grifabio il Gio, 13/06/2013 - 21:16.

Ringrazio e mi scuso con Mauro che qui ho voluto prendere un po’ in giro, ma che con la sua intelligenza non mancherà di apprezzare lo squallido personaggio dell’ ”oracolo”. Ricordo ancora il divertente scambio d’idee e battute che hanno accompagnato la stesura della prima parte di questo racconto, e sono contento anche di questo suo incoraggiamento sul piano artistico del disegno, che anche qui ho voluto offrire, perché parte fondamentale del mio modo di procedere verso la scrittura. Visualizzo sempre le storie prima nella mia mente, infatti, e ho immagini molto chiare dei personaggi e delle azioni che intendo loro far compiere, esattamente come se le vedessi in un film o illustrazione.
Qui, sin dalle prime righe sulla leggenda del motociclista, quasi copia-incollate pari pari dalla rete, lo sforzo creativo è stato diverso, tuttavia; qualcosa di un po’ ludico e sperimentale. Le immagini, infatti, già esistevano, e sulla base della mitologia norrena sono state rielaborate offrendo un patch di rimandi cinematografici più o meno famosi. Il risultato è certamente una bizzarra commistione di generi fra pulp e horror, con qualche spruzzatina trash, forse; in ogni caso, mi rendo conto che non tutti riusciranno a coglierli nel variopinto frullato della composizione, visto che di alcuni, addirittura, fatico io stesso a ricordare titolo e famiglia di appartenza mediatica!…
Comunque, c’è l’inconfondibile ”Terminator II” con la nostra popputa Sara Connor e il T1000.
La scena dell’arto trasformato in fuso e del buco in faccia che si richiude
(come dimenticarle?! Sono fra i primi effetti speciali veramente strepitosi apparsi nelle sale); c’è, poi, “The unbreakable” con la disquisizione sulle iconografie buono e malvagio negli eroi dei fumetti e nella mitologia antica (fra l’altro, uno dei personaggi principali del film “l’uomo di vetro” è interpretato proprio da Samuel L. Jackson, lo stesso di Pulp Fiction); c’è il recentissimo “The Avengers” con lo scontro fra Loki e Balder/Thor, che qui appaiono quasi come due deficienti; C’è “Matrix”, col discorso di Balder sulla matrice e la possibilità di aggirarne le regole; c’è “il ritorno del cavaliere oscuro”, lo stupendo fumetto di Miller, quando un Batman ormai vecchio e stanco come il suo mito affronta un mutante: “noi combattevamo uomini…” dice a sé stesso, l’eroe, trovandosi faccia a faccia con quella creatura quasi aliena; c’è “Evil dead” con la scena della mano che si stacca e cammina come un ragno; c’è “la lunga oscura pausa caffè dell’anima” il romanzo di Douglas Adams con le comiche rappresentazioni di Odino e Thor (autore geniale e che consiglio a tutti); c’è il motore a improbabilità infinita della “Cuore d’oro”, l’astronave che viaggia a eventi assurdi e altamente improbabili ideata sempre dallo stesso Adams e che io ho convertito in quelli studi di “deologia applicata” che rendono possibile intervenire sul fato dei nostri protagonisti; concettualmente, c’è anche il “motociclista dell’apocalisse” di “Arizona Junior” il film dei fratelli Coen, così malvagio che quando passa con la sua moto fa appassire pure i fiorellini; per non parlare, poi, di quella superba immagine di centauro demoniaco presente in “Ghost Rider”, che con il suo look infuocato, seppure non presente nel vortice dei rimandi, merita comunque una menzione.
Ci sono queste fonti e altre ancora (Trasformers; The cell; ecc, ecc…) prese dalla mia memoria, tritate, impastate e spiattellate sulla pagina per aderire il più possibile ai capitoli e i suggerimenti sulla trama scritti dal Moscone.
Perché il web, in questo nostro gioco, è stato considerato anche sotto questo aspetto; nella sua veste di duplicatore, rielaboratore e spazio infinito della citazione. Grande fascino, poi, ha suscitato in me anche il concetto di queste idee o “memi” che nella rete si contaminano, mutano e che finiscono per autoreplicarsi autonomamente come dotati di vita propria; esattamente come avviene per le leggende urbane, del resto, e la loro diffusione.

Quello che accade in questo episodio, però, è tutta colpa mia!





***

Pubblicato da Rubrus il Ven, 14/06/2013 - 11:13.

parlando di rimandi, c'è anche l'uncle creepy dei primi disegni, no? - in ogni caso sicuramente mi sono perso qualche citazione per strada.

Leggendo, ho formulato questa considerazione: molto probabilmente gli dei sono nati dal racconto. Mi immagino, per esempio, un cacciatore molto bravo che, di bocca in bocca, in epoche primitive, acquisisce attributi che oggi definiamo divini.

Da questa considerazione credo che il cuore un po' di questa "metanarrazione" sia il riportare da un lato le figure mitologiche classiche (o, per meglio dire, istituzionali) alle origini, per così dire: le chiacchiere da bar, le dicerie e le spacconate da bettole e angiporti E (sottolineo "e") la loro fusione con le moderne mitologie (cinema, fumetti etc.) - per tanti versi così diverse, per tanti altri così simili. Ovviamente c'è un movimento dei due sensi: dal basso verso l'alto e dall'alto verso il basso.

In questo senso la "fusione" del "povero" (vabbè si fa per dire) Loki col motociclista, col terminator etc è la rappresentazione anche grafica più efficiente.

E' centrale però - almeno per i miei gusti - non attegiarsi a vate, profeta etc. In questo caso, il farsi prendere in giro dell'autore da parte dei propri personaggi rende tutto più gustoso e lo pone nella giusta luce e nella giusta proporzione. Insomma, l'ironia e l'autoironia sono fondamentali.

Piaciuto. Ciao.

contaminazione & autoironia
Pubblicato da grifabio il Ven, 14/06/2013 - 20:22.

"credevo di avvicinarmi alla divinità in modo più reale del tuo...” dice l’oracolo.

Esattamente come hai scritto, Bob, è il racconto a conferire loro un certo grado di realtà; come le idee che sono alla base di tanti miti, mitologie o religioni. Più se ne parla e s’inculcano, s’insinuano nella mente e nel quotidiano, più diventano “vive”.
La storia e le prove non contano; quelle si possono inventare, manipolare, distorcere a piacimento affinché il mito diventi substrato, impalcatura morale della coscienza collettiva.
Qui, però, il discorso è solo accennato, sepolto nel demenziale, in quelle poche battute che seguono.
Sono molto contento tu abbia gradito, comunque. Molto; perché l'ho scritto proprio con la speranza che anche tu lo leggessi, ovviamente, oltre al Moscone (Ahahahahahahah!… Scherzi a parte, un pubblico in ogni caso e sempre vastissimo per qualità e preparazione).

Sì, quello che introduce la storia è Zio Tibia (versione italianizzata del “guardiano della cripta”)



Ahahhahahah! Acciderbola Fabio, sei un fiume in piena...

Pubblicato da Mauro Banfi il Ven, 14/06/2013 - 12:15.

quell'Oracolo devastato, che chicca...un'autentica reincarnazione esoterica del Massimo Zanardi del grande Paz, con spruzzate del divino e aureo Gaiman... Bene hai fatto a renderti Provincia ubertosa e autonoma dal Capitan Mosko! Eheh heheheh...stravedo per te fratello, letteralmente stravedo... La tua spendida ironia e autoironia Pazienziana ti eviterà di farti statue e idoli che poi inevitabilmente ti crollano sempre addosso, bravissimissimo!

Nel mio lavoro c'è una componente leopardiana, da operetta morale filosofica e allegorica (anche l'aureo Rubrus ogni tanto mi mozzica giustamente su questo punto! Ahiooo!) che non è nelle tue corde.

A te non piace avere argini, e allora via col mio Po e il mio Ticino e il tuo Adda in piena, sento il potere del tuo Daimon liberato e travolgente...

Grande l'idea della metamorfosi di Loki (il male è sempre in eterno divenire assimilante, come ho mostrato con la Cuscuta), c'è una grande idea che ti leopardizza: PER L'ESSERE UMANO E' VERO SOLO QUELLO CHE PUO' INCORPORARE, mentre il Sacro è tutto ciò CHE NON PUO' ESSERE ASSIMILATO DALL'UMANO (Sacer infatti in indoeuropeo vuole dire "separato", la parte aliena che va tenuta lontana dall'uomo se non vuole essere folgorato); per questo il web è un luogo d'eccellenza per la menzogna e per questo solo la metanarrazione pop ironica-autoironica è un antidoto e una cura sacra, per l'appunto.

E il fatto che tutti prima o poi schiattiamo attesta che quello che riusciamo a incorporare è solo illusione (come insegna Giacomo Leo) e che solo il Sacro è vero.

E mentre mi ritrasformo nell'Oracolo (ahahahhah!che birba che sei!) e vengo assalito dai fumi dell'allegoria operettistica, ti saluto dicendoti la cosa che più conta: mi sono divertito come un matto!

Mi dichiaro un tuo fan accanito, sei hai bisogno di un agente, mi propongo, ci vado di persona a rompere i coglioni a quelli della Bonelli & company, geniaccio malefico, ahhahahhah!

Abbi gioia!




Caro mostro dagli occhi da insetto

Pubblicato da grifabio il Ven, 14/06/2013 - 20:20.

“il male è sempre in eterno divenire assimilante” Bravo! Sì, proprio come la piantina vampira del tuo racconto, che si avviticchia, assorbe e distrugge.

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